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Room 102

05-08-2010

VV.AA.

"Electronic Manifesto 4. Epitaph. The End Chapter"

Cover VV.AA.

(M-Tronic)

Time: (78:19)

Rating : 7.5

Sedici brani per altrettante diverse interpretazioni dell'elettronica musicale. Sedici proposte di altrettanti artisti che del lavoro principalmente al synth, dietro laptop nel programmare i software o al campionatore nella gestione dei samples fanno la loro vocazione, stimolo per dare risposte al richiamo del futuro prossimo. Piedi saldi nel quotidiano, anima e mente fisse nelle dimensioni dell'avant-garde. Una compilation in cui la maggior parte degli artisti ha natali francesi perché transalpina è la M-Tronic, ed il gusto di questa ricerca nel mondo dei byte in Francia trova un cospicuo esercito di formulatori, moderni alchimisti alla ricerca della pietra filosofale che trasforma in oro le note o più semplicemente in ballo un ritmo, la fioritura di un'idea. M-Tronic sceglie la doppia via del sampler-vetrina, ma non per questo esiste nel dischetto unicamente chi gravita intorno alla label. Elementi esterni, anche di area Tympanik, sono i completamenti di un ottimo mix di sonorità nello spettro dell'electro-intelligent-sound. Apertura curata da Tat (featuring Pagan & Cypher): "La Fin Des Temps" è cavernosa ed arcaica nella voce, moderna nelle linee di un'IDM sepolcrale, autentica parafrasi del male demoniaco archetipo e futuribile, un brano in odore di Corpus Delicti, e non per nulla il duo francese è arruolato dalla sub-label D-Monic. Poi una nostra conoscenza, Stendeck e le sue linee classicamente intrecciate tra ambienti dark e synth cosmici: "It Ended And It Started" è il canone dell'artista di casa Tympanik, ma il mood s'oscura ancor di più nel brano successivo, "Tower Of Humans", per cui Laag sorprende con un'elettronica vivace, una voce marcia, e nel complesso apre immagini che ricordano un vecchio racconto di Clive Barker... Il medesimo senso di 'quasi harsh' si ritrova nel buio peccaminoso del suono di R3Mute, che con "Less Than Zero", insieme ad HIV+, s'impone con un suono ferino di elettronica ruvida, voce estrusa dal vocoder e resa ancor più corrosiva dal growl ispanico, un momento in cui la contaminazione è studiata e si porge funzionale, cosa che non avviene per "Vaja Con Dios (Normotone Edit Version)". L'idea iniziale di Pedro Peñas Robles & Laurent Maltinti di amalgamare le sei corde con la loro essenza 'flamenca' e gli esoterici industrialismi delle macchine è ottima, ma non viene equilibrata nei momenti d'insieme e risulta caotica. Anonima invece Lydia Lunch: il brano con Philippe Petit, " Requiescat In The Dark", non decolla, anzi, interrompe la bella e ritmica "Death Ritual" di Flint Glass (sonorità a tratti quasi 'jungle') ed i ricami space-ambient dell'ennesimo marchio french-IDM di Club Amour con la cosmica "Science Fiction", ben ricamata nel suo mid tempo. Il brano di Lydia Lunch in questa posizione semplicemente non ci voleva. Fortunatamente la traccia di Club Amour riprende l'onda dancy del dischetto, e la successiva "Tempus Fugit" di Umilenie, ballabile e scura quanto basta a richiamare chiunque in pista, nel suono si lega più ai synth che ai samples, simile a quelle ottime proposte dark-electro incontrate nel tempo in territori russi con i Necrostellar o i Cyclotimia. E russo è Alexey Volkov: la sua "Levitan" è il vero riempipista dell'album, corposa nel suo muro 'power' che aggredisce nei suoni simile ad un flusso d'acqua ritmata tra stop & reprise... artista da tenere d'occhio! Russa ma solo nel monicker, in realtà transalpina, è anche Veronika Nikolic, pulita nell'electroclash di "My World" per il remix di Ruben Montesco, seduttiva nell'incuneare la sua voce tra le note poco sporcate dall'indietronic abbracciata da chi in passato ha direzionato l'electroclash verso il rock. Sensuale e dancy, molto dancy. Tra i nomi di rilievo incontriamo anche il monile di Ab Ovo e la sua 'amniotica' "Case Stone", sospesa tra byte mentre lenta cresce nel soffuso click'n'cut che ne determina uno spleen di superficie, calma apparente ma di lunga onda sonora. Sedici tracce quasi tutte di ottimo gusto: il compilatore ha un'ampia focale nel proporre artisti del roster di casa M-Tronic (si tratta di Pedro Peñas Robles, meglio noto come HIV+), i quali si alternano con colleghi musicalmente paralleli provenienti da altre label, in prevalenza transalpini in un contesto comunque molto 'open'. Nell'elegante digipack regnano immagini di piume, e leggeri sono i byte che mutano in logaritmi prima di essere ritmi: la label di Montrouge si offre puntando sulla quarta tappa dell'Electronic Manifesto per mettere a fuoco ciò che bolle in quel calderone, tra fumose pozioni ed alchimie elettroniche.

Nicola Tenani

 

http://www.m-tronic.com/