05-06-2010
DEADJUMP
"Animus Necandi"
(Advoxya/Masterpiece)
Time: (63:38)
Rating : 6
Il ritorno sulle scene dei brasiliani Deadjump, a circa un anno e mezzo dal precedente "Post Immortal", vede il duo proseguire nel proprio cammino assieme all'ungherese Advoxya, etichetta che da alcuni anni a questa parte ha preso a cuore le sorti di un progetto il cui primo demo (su cassetta) risale al lontano 1996. Nel corso degli anni il suono del duo carioca è approdato verso un'harsh-EBM violenta e tagliente, e da lì non si è più sostanzialmente mosso, come dimostra anche questa nuova prova. L'esperienza c'è e si sente, ma se prendiamo come esempio il trittico iniziale ("First Act: Satan Is Ever Present Among Us", "Alma Mater" e "Glass Eyes"), capiamo subito come la volontà di creare qualcosa di fresco ed originale sia l'ultima delle priorità dei Deadjump: una classica intro strumentale e macchinosa è infatti il preludio a due episodi incalzanti, danceable e groovy che se da un lato denotano la solidità ed il dinamismo del duo sudamericano, la cui ferocia non è certo in discussione, dall'altro non aggiungono assolutamente nulla ad un genere sempre più ripetitivo. Questo è purtroppo il leit-motiv dell'intero album, anche se l'esperienza di cui sopra permette ai Nostri di centrare qualche buon momento, come in occasione della title-track, più dosata nei bpm e capace di evidenziare un certo savoir-faire, o con un momento groovy, dance ed oscuro come "Hate", realizzato in combutta coi labelmates Impact Pulse e più interessante sotto il profilo vocale. Non manca ovviamente il classico momento più lento, sofferto e cadenzato, nel caso specifico "The Game Of The Dead", base ideale per le fatidiche vocals dilanianti che nella seconda metà cede il passo ad una gustosa accelerazione old-school EBM; il resto si trascina su quei clichè che già sappiamo di ritrovare in lavori simili: dalla nervosa e distorta "Mothers Ready To Die" all'indiavolata e vorticosa "Code 666", passando per uno strumentale infarcito di samples da film porno ("Erotic Industrial Music") sino ai tre remix conclusivi (incluso un 'club mix' per un brano del disco del 2006 "Immortal"), non certo trascendentali, ma va segnalata la buona rilettura più 'dark' ed inquietante di Larva per la title-track. I Deadjump sanno bene sia come costruire tracce di questo tipo, sia come farle suonare nel modo desiderato, conoscendo (quasi) tutte le malizie del settore, e l'esperienza maturata negli anni incide positivamente sul risultato finale; tuttavia, da una band che è ormai in giro da una quindicina d'anni, è lecito attendersi molte più idee e coraggio rispetto ad un lavoro che raggiunge sì la (risicata) sufficienza, ma che non viola mai neppure minimamente le più ferree e rigide regole dell'harsh-EBM odierna.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.myspace.com/deadjump
http://www.advoxya-records.com/