19-04-2010
:WUMPSCUT:
":Siamese:"
(Beton Kopf Media/Audioglobe)
Time: (47:59)
Rating : 7.5
Rieccoci qui, anche quest'anno: altra primavera, altro disco firmato :Wumpscut:, semplice assioma che è ormai da anni una consuetudine assodata. Un assioma che qualcuno ha preso a pretesto per denigrare a priori (e ovviamente anche a posteriori, come si usa quando si postulano 'concetti' per partito preso, da bravi bastian contrari) praticamente quasi tutti i lavori firmati da Rudy Ratzinger nel nuovo millennio, senza più sforzarsi di valutarne oggettivamente i contenuti, magari poggiando le proprie convinzioni su concetti sterili come "un disco all'anno è troppo" o "negli anni '90 i dischi di :Wumpscut: erano migliori", senza riflettere minimamente sul fatto che quegli anni sono passati e quei dischi sono già usciti (e nessuno nega che siano stati effettivamente le sue cose migliori, sia ben chiaro), salvo poi promuovere a pieni voti lavori perfettamente calcolati e 'safe' come quelli di Suicide Commando, efficaci quanto si vuole, ma sempre dannatamente uguali fra loro per via di una formula reiterata sino alla nausea. Herr Ratzinger ha impostato la sua creatura come una sorta di 'azienda a conduzione familiare', sfornando un disco all'anno (puntualmente edito in varie edizioni che fanno gola a fans e collezionisti, a partire dagli immancabili e ricchi box) e curando/producendo tutto da sé, gadget inclusi, e così facendo ha ovviato brillantemente alla crisi del mercato discografico, evitando di mettersi nelle mani di una qualche etichetta che gli avrebbe giusto curato la promozione e la distribuzione. A qualcuno tutto questo non piace, ma cos'altro dovrebbe fare un artista a tempo pieno che non tiene concerti né si prodiga come DJ o in altre attività analoghe? E cosa c'è di male nel fare un disco all'anno, quando nei 365 giorni che lo compongono c'è tutto il tempo per dedicarsi al processo compositivo e realizzativo? Certe critiche non sarebbe meglio riservarle a tutti quegli act che inondano il mercato di EP, remix-album, side-project e via dicendo, e magari sono anche delle live-band piuttosto attive? Per tacere della massa informe di progetti harsh tediosamente 'monobeat' e monotematici... Tutti concetti che da queste pagine abbiamo ribadito mille volte, e se ancora non ci siamo stancati di farlo è perché non ci stiamo a partecipare a questi 'processi sommari' (qui si potrebbe tranquillamente togliere una 'm'), che guardano ad un artista solamente per quelle che sono state le sue prove migliori e ne ridicolizzano gli sforzi attuali, meritevoli a priori di maggiore rispetto, se non altro. Sforzi che, nel caso di :Wumpscut:, significano fare qualcosa di nuovo, sperimentare coi suoni, coi beat e con le strutture, perché se solo volesse, il buon Rudy ci metterebbe un attimo a creare "Embryodead pt. 2" (magari col medesimo suono dei 90s), ma quello si chiamerebbe compiacere i fans dando loro quello che si aspettano, anziché rimettersi coraggiosamente in gioco e in discussione ogni volta. E chiudiamo qui un preambolo che già occupa lo spazio di un'intera recensione, perché il nostro pensiero è chiaro, e se qualcuno sospetta che tutto ciò possa essere volutamente polemico, si tolga pure il dubbio perché è proprio così: la misura, per quanto ci riguarda, è colma, ed è inaccettabile che determinate situazioni permangano. Quindi, senza lanciarsi in paralleli col glorioso e importante passato di :Wumpscut:, parliamo del suo nuovo, ennesimo album, ":Siamese:": un altro lavoro variegato, oggettivamente più solido e completo del precedente "Fuckit", magari fra alti (notevoli) e bassi (comunque piacevoli), ma indubbiamente superiore per suoni e canzoni alla massa informe di uscite harsh fatte con lo stampino e più prevedibili di un disco degli AC/DC. La partenza è di quelle col botto: "Falling From Lucifer's Grace" recupera quel piglio dark-electro/EBM degli anni '90 e lo espone in una traccia dura, cruda e spietata che spara autentiche bordate a suon di chitarroni campionati ruvidi e distorti, proponendosi come un autentico pugno in faccia ai detrattori di cui sopra. Si prosegue alla grande: l'accattivante "Boneshaker Baybee", per la quale è in rete (e sul DVD della limited edition, che vi consigliamo vivamente) un dissacrante clip in animazione digitale, è la nuova hit di :Wumpscut:, forte di un groove semplicemente irresistibile che fa battere il piedino e scuotere la testa all'istante, di una melodia tagliente che ti entra in testa al primissimo colpo e dell'ironia tipica del mastermind tedesco, resa grottesca (in senso buono, ovviamente) dalla voce del Nostro, QUELLA voce che resta insuperabile in ambito harsh per le sue mille sfumature, la sua profondità e la sua assoluta efficacia (particolare che il qualcuno di cui sopra sembra dimenticare facilmente). E dopo un inizio così scoppiettante, ecco la perla: la title-track, capace di delineare atmosfere da pelle d'oca, è quanto di più epico, solenne e dolente il Nostro abbia mai scritto, con quel suo piglio neoclassico, quel piano semplice ma straziante ed un crescendo emozionale e d'intensità che mette davvero i brividi, evidentemente non alla portata di chiunque. E scusate se è poco. Se da un lato, poi, possiamo anche riconoscere che lo sfrontato strumentale groovy "Ziribit", la tirata "Bambam" (brutale, ignorante violenza gratuita) ed il concitato e vorticoso manifesto programmatico "Loyal To My Hate" non siano degli episodi fondamentali, per quanto tutti piacevoli e funzionali a modo loro, stiamo comunque parlando di soli tre brani su dieci, e le note positive non sono certo finite. Il Rudy del 2010 sembra infatti aver riscoperto il proprio 'lato oscuro', esaltato da taluni brani: "Auf Wiedersehn Im Massengrab" e la seguente "Teufelszeug" sono due ferali gemme nere costruite con suoni superlativi e a dir poco apocalittiche, e se la prima si presenta mortifera ed inquietante, la seconda si mostra invece più dura e spigolosa, sprigionando grandissima intensità; non da meno il finale, dove l'altrettanto plumbea e tetra "Killuh" fa calare le tenebre, assumendo enorme efficacia grazie al severo recitato in lingua spagnola di Clara S. (la compagna del Nostro), a dei samples perfettamente calibrati (ma in questo l'artista tedesco è sempre stato un maestro) e ad archi neoclassici abilmente integrati in un tessuto sonoro sorprendente. Manca da menzionare solamente "Blood Stigmata", ariosa e capace di stemperare il feeling opprimente dei frangenti appena citati, forte di una grande raffinatezza e di un gradito piglio danceable, baciata da sontuose ed eccellenti melodie portanti. E questo è quanto: il nuovo album, nel bene e nel male, racchiude tutte le grandi peculiarità che abbiamo amato nei 19 anni di carriera dell'artista tedesco, ed il suo valore non sarà magari assoluto ma rimane innegabile, se valutato senza sciocchi pregiudizi. Potrà non piacervi quello che abbiamo detto dell'album, potrete non essere d'accordo a posteriori, ma almeno si è trattato di un giudizio onesto ed imparziale verso un lavoro che di frecce al proprio arco ne ha molte (a partire dalla fatidica ottima veste grafica), e non di una sterile e ottusa presa di posizione di chi poi, magari, all'atto di vergare la propria 'recensione' ascolta solo i primi 30-40 secondi di ogni pezzo facendo continuamente 'skip'. Se avete deciso di schierarvi coi detrattori e magari l'ultima cosa firmata :Wumpscut: che avete ascoltato davvero, dall'inizio alla fine e con la dovuta attenzione, è stata "Wreath Of Barbs", allora leggetevi pure le ennesime stroncature dei soliti noti, e buon pro vi faccia. Ci vediamo in una fossa comune...
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.myspace.com/wumpscut