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Room 102
29-03-2010
ATTRITION
"Dante's Kitchen"
(Two Gods)
Time: (64:12)
Rating : 6.5
Originariamente uscito nel 2004 e ora riproposto con quattro remix aggiuntivi già apparsi in precedenti ristampe, "Dante's Kitchen" è uno degli album che rappresentava a suo tempo la voglia di cambiamento e modernizzazione degli Attrition, i quali tentavano di svecchiare il classico sound electro-goth arrangiato con archi, tipico della corrente degli anni '90. Permangono le basi sintetiche, ma vengono epurate dalla regolare 'cassa dritta' di stampo dance; al suo posto vengono usate ritmiche sincopate e spezzate che possono vagamente ricordare certa drum'n'bass. Tale peculiarità rende i pezzi difficilmente fruibili nei dancefloor, segnando una svolta alquanto netta rispetto alle produzioni precedenti. Le voci acquistano maggiore visibilità, in special modo i gorgheggi su tonalità da soprano di Julia Waller, ben evidenziati da una sessione ritmica meno invadente. Gli arrangiamenti di violino sono messi a punto dal francese Rafael, componente che fornisce sonorità più sperimentali e meno pulite rispetto ad altri performer che si sono avvicendati a fianco della band (vedi soprattutto Franck Dematteis). In un impianto a tratti ripetitivo svetta qualche passaggio di natura puramente ambientale ("Feed The Crow") in cui l'azzeramento delle ritmiche permette di apprezzare in pieno i motivi di archi e le voci, sottolineando ancora una volta la qualità del lato neoclassico degli Attrition. Tre dei remix finali modificano in vario modo la base originaria della traccia "The Head Of Gabriel": si va da un tribalismo tranquillo a un'aggressiva versione techno, per finire con i beat spezzati e analogici degli Empire State Human, che si lasciano andare anche ad un fugace arrangiamento di chitarra acustica. La conclusiva rivisitazione della title-track procede su ritmiche spezzate e base analogica. Nel complesso non il più celebre tra i dischi del combo inglese, da ricordare e recuperare soprattutto per una vena sperimentale più necessaria che ispirata.
Michele Viali