21-12-2009
THE PEOPLES REPUBLIC OF EUROPE
"Babylon"
(Vendetta Music)
Time: (49:36)
Rating : 7.5
Ormai prossimo a festeggiare i dieci anni di carriera e di ritorno da un tour in territorio statunitense a supporto degli Hocico, l'attivissimo progetto dell'olandese Pieter Winkelaar torna sul mercato ad un anno dal precedente "Singularity" col sesto album ufficiale (cui si aggiungono ben cinque CDr e tre uscite in formato download), seconda uscita per l'americana Vendetta. Alla base del nuovo lavoro vi è il concetto di (nuova) 'Babilonia', intesa come la società in cui siamo costretti a vivere, poiché non disposti a tornare indietro e a rinunciare alle conquiste sociali (il cosiddetto 'benessere') ed al progresso (visto nell'ottica squisitamente medica, più che altro): come recitano le note ufficiali, "supportiamo il sistema, siamo il sistema, viviamo il sistema". Un concept interessante per un'opera che, musicalmente, non è da meno: il tipico suono power noise/rhythmic industrial dell'act olandese trova nuovi sbocchi senza perdere in potenza e/o risultarne snaturato, confermando TPROE nel gotha del settore. Il tema sonoro industriale di "Ubermensch" prelude a "Wolfpack", adrenalinica e pompata scheggia rhythmic industrial di buona efficacia come è nelle corde del Nostro; con "New Babylon" i ritmi si fanno più 'urbani' ma lo scenario resta teso ed inquieto, per quello che si rivela essere uno degli episodi più intriganti dell'intero lavoro. "Geoengineering" dimostra come si possa spingere sui bpm con stile, mostrando non solo i muscoli, laddove "Wardance" è invece più smaccatamente fisica nel suo impeto; tutto procede per il meglio anche quando i ritmi si fanno più pacati, come nell'arcigna "White Wall Of Death" o nella più solenne "Nicolae Carpathia Died For Your Sins", ma la fisicità torna a dominare con la concitata "Dirty Distorted Dancehall" (il cui titolo è già tutto un programma) e con l'up-tempo quasi funkeggiante "To Prove A Point". "LHC", pur nei suoi toni ambientali e grigi, svela un animo non minaccioso, mentre l'industrialoide "Bow For Xenu" chiude l'opera fra oscurità e ritmo. Molto funzionale la produzione, capace di esaltare tanto la possanza ritmica quanto il clangore industriale ben dosato da Pieter ed i significativi e quasi onnipresenti samples vocali, sempre ben contestualizzati. Un lavoro che conferma le qualità dell'act olandese (meritatamente approdato da tempo fra i nomi di punta della scena), fra aperture verso nuovi sbocchi creativi, varietà della proposta ed una qualità indiscutibile quando si tratta di picchiare duro.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.vendetta-music.com/