13-05-2009
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":Bunkertor 7: - Re-sample Edition"
(Beton Kopf Media/Audioglobe)
Time: (47:36)
Rating : 7.5
Il buon Rudy Ratzinger in persona, fresco dell'ennesima uscita primaverile ("Fuckit", album già recensito su queste pagine), si è premurato di farci giungere dalla sua Germania una copia della versione 're-sample' del capolavoro del '95 "Bunkertor 7", ma teniamo a precisare che tale release è almeno per il momento disponibile solo in edizione doppia (col disco presente anche nella versione originale) o nella munifica edizione box limitata a 666 copie, e che quindi non potrete acquistare il dischetto in esame separatamente. Detto questo, la versione 're-sample' si presenta con una grafica rinnovata e ripropone la tracklist originale in ordine variato, con l'esclusione di "Bunkertor 7 (Reprised)": trattasi di nuove versioni curate per lo più dallo stesso Rudy, ed in specifici casi da Stillste Stund ed Haujobb. Non soltanto vecchi brani rimasterizzati, ma vere e proprie versioni 'ripulite' ed aggiornate, visto il taglio fondamentalmente più melodico ed asciutto (e meno abrasivo, in fin dei conti) che assume l'intero album a seguito delle varie manipolazioni. Intro ed outro - "Open Gate" e "Close Gate" - appaiono più ripulite nei suoni, e subito "Torn Skin" mostra una nuova costruzione più melodica, al pari di "Capital Punishment", che guadagna anche in dinamismo grazie al lavoro di Haujobb. La sofferta gemma "Die In Winter" risulta qui più caustica e fredda, mentre la title-track subisce anch'essa un trattamento a base di melodia, e non perde in cattiveria nemmeno coi beat più cadenzati; "Thorns" vanta una nuova costruzione ritmica e suoni dai colori più accesi, laddove "Mortal Highway" viene resa da Stillste Stund meno abrasiva sedando la chitarra e spingendo sul lato EBM. "Dying Culture" viene resa in una forma macchinosa e disturbante di grande effetto, mentre "Corroded Breed" si fa più asciutta nella chiave scelta da Haujobb, acquistando efficacia; bene anche "Tell Me Why", con un buon lavoro sui samples per un risultato sempre sofferto ed accalorato. Se ancora non possedete "Bunkertor 7", che per inciso è uno dei capolavori imprescindibili della scena harsh-electro degli ultimi 15 anni, l'opportunità è ghiotta: oltre all'originale, potrete portarvi a casa anche una raccolta di nuove versioni interessanti (appetibili anche per i collezionisti più incalliti) che, nel caso specifico, hanno il pregio di tirare fuori nuove peculiarità da quegli indimenticabili brani, facendo attenzione a non strafare con ciò che non c'era alcun motivo di snaturare. Il voto è relativo al solo dischetto esaminato.
Roberto Alessandro Filippozzi