16-02-2009
IP NEVA
"Symbiosis Of Contradictions"
(Impulsive Art)
Time: (58:16)
Rating : 7
Dopo la Spectraliquid di Kostas K (mente del superbo progetto Subheim, che ha esordito lo scorso anno per l'americana Tympanik Audio), dalla Grecia approda sul mercato una nuova label specializzata in IDM e affini: si tratta della Impulsive Art, che col debutto di IP Neva, pubblicato in un gradevole formato digipack, apre ufficialmente i battenti. IP Neva è il progetto del russo Ivan 'NeverdiE' Proskurin, musicista di Mosca che ama contaminare la matrice IDM con sfumature ambientali e persino folk-oriented, e questo sufficientemente variegato esordio ce ne da ampia dimostrazione. "Correction" inaugura l'opera all'insegna dei suoni notturni, dipanati su buone architetture tipicamente IDM, appena prima che il tutto cresca d'intensità ed i ritmi si facciano più nervosi; "U-boat Performance" presenta invece un taglio etereo, a tratti operistico, ma anche in questo caso la struttura ritmica si tinge di nervosismo ed inquietudine. Il lato ambient di IP Neva emerge chiaramente in "The Process", tenue e cosmica, mentre "Constallation Of War" è la prima vera sorpresa del dischetto: la gradita vena sinfonico/apocalittica si tinge di folk con l'ingresso di una chitarra acustica (alla maniera di certe cose di Desiderii Marginis, per intenderci), ben coadiuvata da un ritmo stavolta più lineare. "Full Moon" è un nuovo vortice di nervosismo puro, cui rispondono i beat incisivi e l'incedere più ipnotico ed avvolgente della valida "Radiation Field"; riaffiora la vena folk, tra vento, respiri, samples vocali e delicatezza, in "Wheter In Numbers", cui seguono le frenetiche scariche breakbeat di "Meteoric Rain", appena prima che la dilatata e malinconica "Calm After The Storm", scritta a quattro mani con Ash degli ottimi Neutral, chiuda l'opera. In coda, spazio per due remix: quello di Mobthrow, solido e ritmato, per "U-boat Performance", e quello di Abstractive Noise per "Correction", fra industrial 'spezzettata' ed una seconda parte più ambientale ed industriale alla maniera di certa grey area. Un esordio positivo (e ben prodotto) per l'artista moscovita, che magari non sarà il massimo dell'originalità a livello di soluzioni impiegate, ma che in chiave futura potrebbe regalarci qualche bella sorpresa lavorando maggiormente su quella vena folk sin qui sfoggiata solo a tratti.
Roberto Alessandro Filippozzi