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Room 102

29-12-2007

THE DARK DAY ELECTROCUTION

GRENDEL + Soman + Adam + Siva Six + Iambia

Cover THE DARK DAY ELECTROCUTION

Milano, Music Drome, 07/12/2007

di Roberto Alessandro Filippozzi

foto Damiel

GRENDEL set:

Void Malign
Remnants
End Of Ages
Pax Psychosis 2k7
Soilbleed (V.3)
The Judged Ones
Dirty
Don't Tame Your Soul
Hate This
Harsh Generation

C'era la fatidica attesa mista a curiosità nei confronti dell'ultima grossa serata live dell'anno, ovvero il 'Dark Day Electrocution', mini-festival con in cartellone cinque act elettronici e con l'asse spostato prevalentemente verso il filone 'harsh'. L'attesa era dettata dalla volontà di vedere finalmente sul palco meneghino i ben noti Grendel, il cui ultimo album "Harsh Generation" si è dimostrato un bel passo in avanti rispetto al pur positivo passato, nonché dal desiderio di vedere all'opera quegli Adam che hanno fatto alzare la testa all'Italia in ambito 'harsh' col loro debut eponimo e dalla speranza in una qualche positiva sorpresa da parte più dei Siva Six che dei loro connazionali Iambia, mentre la curiosità verte sempre sul solito interrogativo: ci sarà una risposta di pubblico adeguata? Giunti in largo anticipo con in mente l'illusione che si cominci davvero alle 20:30 o al massimo alle 21:00, ci troviamo invece fuori dal locale ad attendere assieme ad uno sparuto manipolo di astanti, ma la speranza rimane, conoscendo la pessima abitudine del pubblico lombardo di recarsi ai concerti tardi, snobbando ogni volta i gruppi di supporto...

Finalmente alle 21:40 si comincia, ed i primi a presentarsi sul palco sono i greci IAMBIA, duo composto da Dimitri (voce) e Zoe (synth) i cui due album sin qui realizzati non hanno lasciato grandi ricordi in ambito harsh-EBM. Nella mezz'ora a loro disposizione i due, di fronte a poche decine di persone, scaricano sul pubblico un sound grezzo e stereotipato, e per quanto l'impegno on stage non manchi, nessun brano a firma Iambia mostra di cogliere nel segno, ed alla fine non resta che qualche timido applauso, più che altro come incoraggiamento di fronte allo scenario desolante di un locale ben lontano dall'essere anche solo mezzo pieno. Così come le buone idee latitano già su disco, il live del duo ellenico si rivela carente sotto ogni punto di vista, e la speranza è che con l'imminente nuova fatica i Nostri decidano di rivalutare molti punti fermi che, almeno a loro, non giovano affatto.

Mentre il locale continua a 'riempirsi' al ritmo di due persone ogni quarto d'ora circa, sul palco è ancora il turno della Grecia coi più validi SIVA SIX, dei quali abbiamo apprezzato la seconda fatica "Black Will" lo scorso anno. Il sound del duo ellenico, benché saldamente ancorato alla corrente 'harsh', si è sempre dimostrato più variegato rispetto ai tipici gruppi harsh-EBM da club-hit fotocopiata, in quanto capace di inglobare influenze dai tratti horror spesso assai funzionali, e la curiosità di vedere Z (voce) e Noid (synth) all'opera era parecchia da parte di chi vi scrive. Nella quarantina di minuti a loro disposizione i Nostri hanno sciorinato un set magari non impeccabile (perché non inserire "See The Six" al posto di un brano del primo album?), ma hanno sicuramente impressionato più dei loro connazionali Iambia in virtù di una presenza scenica di certo migliore, di un'interpretazione più sentita e, soprattutto, di canzoni nettamente superiori sotto ogni punto di vista. L'impatto visivo è buono, complice l'istrionismo di Z, e la buona riuscita di pezzi come la serpeggiante e minacciosa "Her Eyes Black", la velenosa "Line In... Line Out", la superba hit "The Seal" e l'angosciante atto conclusivo "Now It's Dark" dimostrano come a questo act manchi solo un po' più d'esperienza per potersi esprimere su livelli nettamente superiori alla media. Non è mancata la teatralità, più che altro da parte di Z, enfatizzata da una finale dal sapore quasi ritualistico. Una prova senz'altro positiva.

Tocca finalmente alla nazione ospitante farla da padrone sul palco, ed in una serata come questa il gruppo più adatto dal panorama italiano era senza dubbio ADAM, nuovo nome in ambito harsh-EBM che ha debuttato proprio quest'anno per la Fear Section (divisione della ben nota Out Of Line). Pur avendo nelle proprie corde canzoni sufficientemente coinvolgenti, era proprio dal vivo che volevamo testare le reali capacità degli Adam, perché in un settore come questo il vero traguardo non è sfornare un pezzo che qualche dj passerà per qualche settimana, ma semmai riuscire a mettere in piedi un live show interessante. Se su disco i Nostri avevano fatto storcere il naso a qualche purista, più che altro per l'irruenza di derivazione metal delle vocals, dal vivo il trio si dimostra invece ineccepibile, regalando uno spettacolo violento ed intensissimo durante il quale persino il sin qui sonnolento pubblico si desta, incitando Jeez e soci a gran voce. Assieme a V.Diva al synth (quello con tracolla alla Sandy Marton!) ed a Vulcan alla batteria, Jeez trascina un pubblico ora fortunatamente un po' più numeroso nel turbine delle danze, scaldando gli animi praticamente per tutta la durata dello show, in particolare con la riuscita cover di "Send Me An Angel" (dei Real Life) e col feroce atto finale "Voodoo Nation", fra grandi applausi e la netta approvazione dei presenti. I Nostri escono dal palco da vincenti: una performance che non lascia dubbi sulle loro qualità on stage.

L'unico act della serata a differenziarsi dalle sonorità harsh-EBM è SOMAN, il progetto 'industrial dance' (dove stia poi la componente 'industrial' non è chiaro...) del simpatico 'raver' Kolja Trelle. Il pelatissimo dj con occhialini da sole l'avevamo già visto all'opera come support act nell'ultima calata italica dei VNV Nation (oltre ad altre volte, fuori dai confini nazionali), e la solfa è sempre la stessa: sul palco c'è solo lui ad agitarsi dietro al suo inseparabile Mac, 'coadiuvato' per l'occasione da tre 'danzatrici' verosimilmente reclutate sul posto, poiché in esse non si ravvisa la professionalità delle performer che hanno accompagnato Soman in occasioni più importanti. Ed anche la musica è sempre la solita solfa: se i suoi lavori possono essere interessanti nell'ascolto privato, in forma 'live' (ma cosa c'è di live qui, a parte i ringraziamenti di Kolja tra un pezzo e l'altro?) si rivelano nulla più che elettronica incalzante e ballabile, ma tuttavia di fattura troppo 'open' per potersi ritenere in qualche modo ancorata a pieno titolo al filone 'oscuro'. Di gente che balla e apprezza ce n'è, ed anche rumorosa, ma restiamo del parere che, se queste devono essere le prerogative, tanto vale accostarsi a qualche buon dj-set: almeno non sembrerà sempre la solita minestra per 50 minuti di fila...

Alla fine nel locale non si arriva a contare neppure 200 presenze, e, vista l'ora, non è lecito attendersi più di questo: a quanto pare la sedicente 'scena' ha di nuovo preferito recarsi nel proprio locale preferito, anziché cogliere l'importanza dell'aspetto live della musica... È in questo scenario che l'atto finale, ovvero il concerto degli headliner GRENDEL, si consuma: gli autori di "Harsh Generation" irrompono sul palco a notte inoltrata con la solida "Void Malign", dando subito l'idea di essere un act che non lesina quanto a violenza sonora ed impatto. Nelle fila degli olandesi milita da un po' di tempo anche l'italiano Marco Visconti, noto per il suo progetto XP8 ed ormai evidentemente amalgamatosi molto bene anche coi suoi nuovi compagni d'avventura, visto l'affiatamento dimostrato sul palco milanese. La parte del leone la fa ovviamente l'ultimo album, dal quale vengono estratti ben sei brani, mentre dalla precedente discografia i Nostri propongono episodi ben noti e apprezzati dal pubblico come "Pax Psychosis", "Soilbleed" ed "End Of Ages". Lo show vive del buon impatto globale (bene anche la presenza scenica, con Jos che si rivela frontman esperto e Marco che incita alla sua focosa maniera i presenti) e si dimostra accalorato al punto giusto, col pubblico che risponde adeguatamente alle 'bombe' che la band infila in sequenza, ma purtroppo il dilatarsi delle tempistiche rovina la festa, impedendo ai Grendel di eseguire i due bis previsti in scaletta a causa della 'immediata necessità' (?) di partire coi seguenti dj set: un chiaro esempio di cattiva gestione degli eventi live, che non dovrebbero mai subire 'tagli tattici', specie quando si tratta dell'act principale (per il quale la maggior parte dei paganti si reca agli eventi, solitamente). Nonostante tutto, questa apparizione milanese dei Grendel ha lasciato soddisfatti i fans del gruppo accorsi all'evento, ed è sicuramente questo il dato più significativo.

Resta l'amaro in bocca per una serata che, nonostante una scaletta che poteva essere meglio assortita (anziché puntare sugli Iambia, interlocutori già su disco, si poteva fare affidamento su una collaudata realtà nostrana come First Black Pope, così come a Soman si poteva preferire un act estero più attinente alla serata) ed il triste 'problema organizzativo' di cui sopra, è stata minata anzitutto da un'affluenza di pubblico ben al di sotto delle aspettative. La tendenza attuale, visti gli scarsi risultati degli anni scorsi, è quella di accorpare più gruppi nella stessa serata per catalizzare più attenzione e contare più presenze, ma se la risposta ad eventi sulla carta interessanti come quello di stasera è quella che abbiamo visto oggi, si prevedono tempi durissimi. E chissà che, quando di eventi come questi non ce ne saranno quasi più, la 'scena' cominci a farsi quell'esamino di coscienza ormai necessario e doveroso, anziché continuare a dimenare le chiappe strette nel PVC nel solito club 'amico'...