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13-03-2022
RHYS FULBER
Natura scrupolosa
di Max Firinu
È il maggior punto di riferimento nelle produzioni electro, rock e metal degli ultimi decenni. Ha scritto la storia della musica indipendente con realtà storiche, e la sua modestia e caparbia lo hanno reso sempre il più appassionato e impegnato artista musicale, ma anche visivo e culturale, in un panorama che raccoglie anche le nuove generazioni di ascoltatori più curiosi. Con "Brutal Nature" firma il suo terzo album da solista, più intimista, più sperimentale, mai ripetitivo, incurante delle monotone barbarie culturali delle radio commerciali. Il lockdown è stato anche per lui l'occasione di impiegare al meglio il proprio tempo, dopo un nuovo lavoro dei Front Line Assembly di cui è un po' spina dorsale, un prossimo nuovo disco degli ineccepibili Conjure One, ma soprattutto di un terzo capitolo firmato col proprio nome in cui si è riguardato indietro e soprattutto nell'anima. Rhys Fulber ci ha gentilmente concesso una piacevole chiacchierata per l'occasione, dove si è spaziato tra gli argomenti, e ci si è resi conto della profondità della sua visione artistica, non solo composta da note e beat, ma da una preparazione a 360 gradi che ne risalta davvero l'animo intenso e autoriale.
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Salve Rhys, e grazie per il tempo concessoci. Questo è già il tuo terzo album sotto un monicker che porta il tuo nome, il terzo lavoro ufficialmente da "solista". In questo modo, possiamo ritenerlo un'espressione davvero più personale e intimista della tua carriera?
"Si tratta già del terzo album, ed è fino ad ora il lavoro più personale che abbia mai realizzato. Non ho fatto sconti alle emozioni e ne ho introdotte di ogni tipo."
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"Brutal Nature" è stato realizzato durante il bizzarro periodo "sospeso" del lockdown, ma fondamentale è stata la tua decisione di tornare nel tuo natio Canada per realizzarlo. Lo possiamo definire una riscoperta delle tue radici e origini?
"L'album ha cominciato a prendere forma nella Los Angeles colpita dalla prima ondata e relativa chiusura. Dopo qualche mese di isolamento in casa con mio figlio che frequentava la scuola solo via Zoom, ho pensato che sarebbe stato meglio andare nella mia cittadina di nascita in Canada, dove avrebbe potuto anche andare regolarmente a seguire le lezioni in una vera classe, viste le restrizioni meno strette che permettevano le lezioni in presenza. Il mio istinto di padre ha così avuto peso sul lavoro di composizione; queste scelte riversate sul lato artistico sono percepibili, soprattutto nell'atmosfera dell'album. Il materiale infine è stato poi modellato fino a raggiungere un prodotto coeso."
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L'anno scorso, grazie anche al tempo coltivato durante questo stop improvviso, abbiamo assistito al come sempre ottimo ritorno dei Front Line Assembly, ma quali sono i tuoi piani? Ad esempio, potremo vedere magari un nuovo album di Conjure One?
"Ho completato un nuovo album di Conjure One subito dopo "Brutal Nature", con un metodo identico. La maggior parte delle canzoni abbozzate a Los Angeles sono state rifinite qui, con l'aggiunta di qualche partitura. Per "Brutal Nature" mi sono munito di uno speaker bluetooth con cui sono andato a caccia di mixaggi e arrangiamenti in luoghi insoliti, come la spiaggia deserta e scogliosa di quelle parti. Alla fine anche il nuovo Conjure One è nato in questo modo."
"Lavorare alla tua musica, rifinirla, darle forma è un percorso molto personale e intimista. Produrre invece un album per prima cosa aiuta un artista a raggiungere al meglio i propri obiettivi, aiutandolo a creare quel marchio di fabbrica che lo caratterizzerà. Ad ogni modo, un percorso aiuta l'altro, gli infonde linfa."
(Rhys Fulber)
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Tu sei uno straordinario musicista, ma soprattutto uno dei più prolifici e influenti produttori di musica rock contemporanea. Come si potrebbero distinguere queste tue due anime? Essere produttore è una sorta di effetto collaterale dell'esperienza da musicista o viceversa?
"Sono due processi ben differenziati tra loro. Lavorare alla tua musica, rifinirla, darle forma è un percorso molto personale e intimista. Produrre invece un album per prima cosa aiuta un artista a raggiungere al meglio i propri obiettivi, aiutandolo a creare quel marchio di fabbrica che lo caratterizzerà. Ad ogni modo, un percorso aiuta l'altro, gli infonde linfa. Come produttore, ho imparato tanto di quello da poterlo poi mettere in pratica nella mia stessa musica. Lavorare invece assieme ad altri produttori mi ha aiutato parecchio, soprattutto a fare la scelta giusta, a non fare troppo il prezioso. Perciò è difficile dire se preferisco una carriera o l'altra. Entrambe le cose ti riservano sempre il meglio."
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Hai prodotto molti buoni album. Ce n'è qualcuno a cui sei maggiormente legato o che ti rappresenta al meglio?
"Dipende da quanta personalità tu introduca nel processo lavorativo. L'obiettivo è raggiungere il massimo per un determinato artista o band. Posso dire che le produzioni che mi hanno dato più soddisfazione sono proprio quelle che ho dedicato ad artisti completamente lontani dai miei gusti musicali o dai generi che suono. Ho prodotto l'album di un bassista canadese di nome Brandi Disterheft, che è stata davvero un'insolita esperienza, trattandosi di un vero e proprio disco jazz. Ho prodotto anche un lavoro di una cantautrice sempre canadese, Serena Ryder, che davvero mai penseresti potesse essere farina del mio sacco. È sempre interessante e utile però allargare i propri orizzonti."
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Sei un'importante figura sia nel mondo del rock/metal, quanto in quello della musica elettronica più in generale. Credi che, a distanza di decenni, fosse inevitabile che questi due stili si fondessero assieme?
"In tutta sincerità, quando ad esempio stavamo lavorando a "Demanufacture" dei Fear Factory, ci sembrava addirittura di fare qualcosa di controproducente rispetto al metal underground dei tempi, ma alla fine ci convincemmo che suonasse molto bene e andammo fino in fondo. Secondo me artisti come Nine Inch Nails o Ministry hanno dato contributi migliori in questa sorta di crossover tra generi, ma mi fa piacere credere che anche il nostro di contributo abbia aiutato alla fondazione di questa ondata, seppur lavorassimo in un campo un po' più mescolato, più sfumato."
"In tutta sincerità, quando stavamo lavorando a "Demanufacture" dei Fear Factory ci sembrava addirittura di fare qualcosa di controproducente rispetto al metal underground dei tempi, ma alla fine ci convincemmo che suonasse molto bene e andammo fino in fondo."
(Rhys Fulber)
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"Brutal Nature" ha un approccio molto esplicito, dritto alla corteccia, come si suol dire, tra una techno oscura e influenze industrial. Inoltre il package è stato realizzato grazie a tue foto in pellicola, analogiche. È un modo per dire che forse dovremmo tornare indietro per rimediare ai lati oscuri che la tecnologia ci ha imposto? Cosa pensi dell'era digitale in cui viviamo? Sei in qualche modo spaventato dal piede che sta prendendo, come spesso ricorre nei testi dei Front Line Assembly?
"Credo che la tecnologia ci abbia un po' stazionato, perciò guardo al passato per riscoprire dei metodi funzionali. Le registrazioni digitali hanno raggiunto un picco in cui tutta questa trasparenza ha in realtà reso il sound troppo piatto, così si è costretti ad aggiungere personalità, carattere, e la cosa non è male, perché non devi troppo preoccuparti della fedeltà del formato come prima. In più, ho l'abitudine di non comprare sempre più nuovo equipment come un tempo, ma di riscoprire un po' i macchinari che ho. Tecnologia vuol dire più convenienza che innovazione, e questo posso dire essere il mio approccio. La mia riscoperta della fotografia negli ultimi anni ricalca questa visione. Per la grafica dell'album ho trovato che l'estetica digitale fosse troppo poco artistica; le imperfezioni sono il punto vincente se vuoi creare un prodotto più vivo, più umano."
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Ci sono altre influenze nel tuo lavoro? Magari al di fuori della sfera musicale, come il cinema, la letteratura, etc.?
"Sono davvero ossessionato dall'architettura del Realismo socialista, come si può ben notare nell'album "Ostalgia", e che puoi riscontrare anche nei volumi della mia libreria. Tarkovsky è sempre stato una delle mie influenze madri. Al momento sono davvero preso da un libro di fotografia degli anni '60 firmato da Dennis Hopper. Ho sempre amato quel gusto retrò tipo National Geographic, quel grande giornalismo fotografico e documentaristico in 35mm. Le colonne sonore mi influenzano adesso come non mai. "Blade Runner 2049", "Captive State" e "Tenet", davvero grandissima musica, come tutte le film score più mainstream se vogliamo."
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Quali sono i dischi che hanno forgiato di più Rhys Fulber, oltre a quelli che hai prodotto?
"Come personale influenza e anche affinità, direi che il mio albo d'oro è "Autobahn" dei Kraftwerk, "Architecture And Morality" degli OMD, "Zamia Lehmanni" di SPK, "Homosapien" di Pete Shelley e "A Different Kind Of Tension" dei Buzzcocks."
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Ti piace la musica commerciale contemporanea? I tempi di Mtv sono ormai un ricordo, da quando la tecnologia ha soppiantato tutto? Quali ritieni siano i pregi e i difetti di questo cambiamento?
"Non so cosa dire sulla musica commerciale, anche perché non l'ho mai seguita, nemmeno decenni fa. Credo che internet abbia solo generato un caos in cui un musicista davvero non può trovare altro che molta fatica per emergere. Adesso le cose sono buttate lì a casaccio. Anni fa un artista si faceva sentire con la propria casa discografica se questa avesse trattenuto un sacco di guadagno, ma ora pochi si interrogano addirittura su questo. Il pregio è che "chiunque può fare e rimediare musica in ogni momento". I difetti... che "chiunque può fare e rimediare musica in ogni momento", in poche parole."
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Credi che la musica indipendente sia sempre un po' troppo intellettuale per il grande mercato, in modo da risultare sempre come uno spauracchio da denigrare? Come consideri le nuove generazioni che si approcciano alla tua musica oggi?
"Non dovrebbe essere così, però purtroppo già da anni si è capito. Arte e commercio sono sempre stati due mondi separati. Alla mia età, posso dire di essere davvero felice di vedere dei giovani ascoltatori avvicinarsi alla mia musica. Deve significare che comunque sto ancora realizzando qualcosa di qualità e che mi sto ancora evolvendo. Questa è anche la ragione per cui proprio col mio progetto solista guardo sempre avanti, senza mai ricadere in una sorta di rispolverata di EBM classica e monotona."
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Sperando che la pandemia dia la giusta tregua, pensi di portare in tour "Brutal Nature" o di intraprenderne uno con qualche altra tua band?
"Ho già tenuto qualche show con il materiale di "Brutal Nature" e l'idea è quella di continuare in concomitanza con le graduali riaperture. Ho cambiato completamente il mio approccio dal vivo. I brani sono reinterpretati dalla strumentazione che uso, riarrangiati e improvvisati, in modo tale che l'album non venga mai riprodotto allo stesso modo, ma cambi ogni volta. È davvero una grande novità per me, questa ricercatezza mi dà molta più soddisfazione e riceve anche molta più attenzione e stupore dal pubblico, piuttosto che un computer portatile che spara tutto preregistrato. Quest'anno anche i Front Line Assembly terranno un tour in Europa e Stati Uniti, e anche in quel caso sarà più un approccio da band attiva."
"Alla mia età, posso dire di essere davvero felice di vedere dei giovani ascoltatori avvicinarsi alla mia musica. Deve significare che comunque sto ancora realizzando qualcosa di qualità e che mi sto ancora evolvendo. Questa è anche la ragione per cui proprio col mio progetto solista guardo sempre avanti."
(Rhys Fulber)
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In chiusura, hai qualche consiglio da dare a qualche giovane musicista oggigiorno?
"Questa potrebbe essere la domanda più ardua dell'intervista. Siate molto concentrati, impegnati, lavorate sodo e trovate la vostra personale voce e sound."
https://rhysfulber.bandcamp.com/
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