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03-07-2009
TYSKE LUDDER
La lunga marcia
di Chemnitz
Nessuno si sarebbe aspettato un comeback entusiasmante come questo "Anonymous", quarto album in totale per i tedeschi Tyske Ludder (oltre a due EP) e seconda fatica del nuovo secolo, dopo la lunga pausa forzata cominciata nella seconda metà degli anni Novanta. Ma anche rispetto al recente "Sojus" sono cambiate tante cose, a cominciare da un approccio al songwriting più danceable e diretto, ma sempre incanalato all'interno di una tradizione che abbraccia in un sol colpo atmosfere dark-electro ed EBM di chiara ispirazione old-school. Olaf, Z 67 ed Albert, presenti anche in Italia con una fugace apparizione live dello scorso anno in Veneto (in compagnia dei Feindflug, loro compagni di label), con queste risposte dimostrano di avere le idee chiare non solo sulla loro creatura musicale, ma anche su una scena che ormai conoscono decisamente a memoria. Il successo in Germania non manca, e speriamo che anche qui da noi qualcuno cominci ad accorgersi di loro! Spazio adesso ai Tyske Ludder e a questa intervista, che ci racconta tanti anni di onorata carriera...
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Per cominciare, possiamo dire che il nuovo album è sicuramente diverso dai precedenti: cosa è cambiato nel vostro approccio compositivo?
Olaf: "È vero, sono cambiate tante cose rispetto ai vecchi lavori. Non mancano i brani sperimentali, ma questa volta c'è anche più spazio per momenti danceable. La produzione poi è migliorata, grazie al contributo di Sebastian dei Wertstahl e grazie al mastering di Jan dei Noisuf-X: anch'egli ha fatto un ottimo lavoro."
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Ciò che rende unico il vostro sound, comunque, è questa varietà di soluzioni che spaziano dall'EBM alla dark-electro, passando anche per alcune influenze industrial. Avete una formula segreta per realizzare tutto questo?
Z 67: "Noi siamo nati nel lontano 1989, proprio quando generi come l'EBM e la dark-electro si stavano cominciando a consolidare; nei primi anni abbiamo cercato di creare un nostro sound, senza dover per forza copiare qualcuno. Il nostro marchio di riconoscimento è anche la voce di Albert e le sue liriche in tedesco, oltre a tantissimi anni di esperienza che ci hanno permesso di seguire una strada del tutto personale."
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Tra l'altro, un punto a vostro favore è il fatto che dopo il vostro comeback con "Sojus", "Scientific Technology" ed il nuovo album, siete riusciti a non risultare anacronistici, come spesso invece capita ad alcune realtà legate all'EBM vecchia scuola. Ma cosa è successo negli anni precedenti e perché vi eravate fermati?
Albert: "Nel 1996, dopo l'EP "Creutzfeld", decidemmo di fermare i Tyske Ludder, perché dovevamo organizzare le nostre vite private e trasferirci in diverse città. Nonostante tutto, restammo in contatto tra noi e scrivemmo alcuni pezzi per diverse compilation. Sicuramente la svolta arrivò nel 2003, con uno storico live al Beat Club di Dessau (Dessau oggi è una sorta di capitale della rinascita old-school EBM, nda). Questo show fu incredibile, la gente era fuori di testa, così decidemmo di tornare a lavorare assieme, e da lì a poco entrammo in contatto anche con Gerald della neonata label Black Rain, con la quale abbiamo firmato nel 2005 un contratto di 5 anni."
Olaf: "Aggiungo che, nonostante la pausa, non abbiamo perso di certo il contatto con la scena. Anzi, devo dire che è stato molto rilassante andare ai concerti o ai festival senza dover suonare! Abbiamo imparato molto osservando gli altri."
"C'è un brano del nuovo album che parla ironicamente della scena elettronica e del suo sviluppo negli ultimi anni, "Fixthebeat": ultimamente un sacco di band copiano altre band, è davvero difficile riconoscere originalità in esse. La voce spesso è uguale, il beat sempre quello, non c'è proprio varietà! Oltre a questo, esistono altri musicisti che invece fondano nuovi progetti cercando di apparire di continuo sui vari magazine... penso che tutto ciò sia orribile."
(Albert)
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Il vostro ruolo all'interno della scena EBM anni Novanta è stato importante: che opinione si è fatta la gente nel corso degli anni sul vostro modo di fare musica?
Albert: "Negli anni abbiamo ricevuto critiche piuttosto positive, che è un dato di fatto di cui teniamo conto, ma come sempre ci sono state anche spaccature: del resto i Tyske Ludder si amano o si odiano! Ma non importa se siamo stati realmente fondamentali per la scena EBM, la cosa più importante è vedere che esistono fans che ci seguono fin dall'inizio, affiancati da un pubblico più giovane che aumenta con il passare del tempo. Noi andiamo dritti per la nostra strada."
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Di sicuro l'esperienza vi ha aiutato molto con il passare del tempo. Cosa avete appreso di importante dal cosiddetto music-business e che consigli vi sentite di dare ad una band alle prime armi?
Z 67: "All'inizio era molto difficile capire tutti questi meccanismi, molte cose non andavano nel verso giusto e non si realizzavano come noi ci aspettavamo. Oggi invece controlliamo ogni parte dei vari contratti, a volte bisogna scendere a compromessi ma alla fine ogni accordo funziona. Al momento è davvero difficile per una band alle prime armi trovare una label disposta ad investire: le etichette usano il loro budget per investimenti sicuri. Comunque sia, bisogna produrre un demo con personalità prima di contattare una label, e soprattutto prima di firmare per qualcuno bisogna assicurarsi delle condizioni del contratto. Noi abbiamo imparato questo nel corso degli anni: ad essere 'cool', ad essere rilassati e a non eccitarci troppo per cose che poi puntualmente non sono avvenute."
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Tra l'altro, l'industria musicale è in crisi profonda: qual è il vostro punto di vista e come affrontate questo momento?
Albert: "Noi non abbiamo pressioni dovute al fatto che dobbiamo vendere a tutti i costi, per fortuna abbiamo dei buoni lavori, quindi aspettiamo rilassati la fine di questa crisi: i Tyske Ludder sono una specie di hobby che supportiamo e, aldilà di questo, speriamo che questo momento difficile serva per tornare alle radici, senza troppe band tutte uguali tra loro. No, comunque questa crisi non ci riguarda proprio!"
"Noi abbiamo la nostra personale opinione politica, ma non diamo mai nessun giudizio, non è il nostro compito: mostriamo soltanto al realtà, senza per forza dover puntare il dito contro qualcuno o senza dover fare sermoni morali. È il modo migliore per parlare di tutto questo."
(Z 67)
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Tornando alla vostra ultima fatica, oggi siete rientrati in pista con "Anonymous", che di sicuro è un lavoro di gran lunga superiore al precedente album: siete d'accordo?
Olaf: "Il motivo per cui affermi questo è dovuto al fatto che abbiamo cambiato modo di lavorare. Albert e Z 67 hanno un piccolo studio a casa e possono lavorare da soli. Una volta nate le idee, ci scambiamo gli mp3 e mixiamo queste varie intuizioni. Finita questa fase, ci ritroviamo tutti insieme nello studio principale a casa mia e lavoriamo sulle nuove tracce: tutto ciò è rilassante e ci permette di lavorare al meglio. Poi, come già detto, il tocco finale di Sebastian e Jan è stato un secondo fattore di questo successo..."
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Come mai avete scelto un titolo come "Anonymous"? C'è un significato che si nasconde dietro la maschera bianca della copertina?
Z 67: "Esistono principalmente due ragioni: 'Anonymous' è il nome di alcuni attivisti che operano su internet e che combattono pacificamente contro Scientology. Dall'altro lato, il riferimento è associato a quella maschera anonima di protezione dietro la quale si nasconde una persona onesta."
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Per quanto riguarda i testi, c'è un brano sul quale volete spendere qualche parola in particolare?
Albert: "Come sempre, le nostre liriche parlano dei vari comportamenti umani, ma anche di temi quali la guerra, le droghe, lo stupro e gli estremismi. C'è una song, invece, che parla ironicamente della scena elettronica e del suo sviluppo negli ultimi anni, ovvero "Fixthebeat": ultimamente un sacco di band copiano altre band, è davvero difficile riconoscere originalità in esse. La voce spesso è uguale, il beat sempre quello, non c'è proprio varietà! Oltre a questo, esistono altri musicisti che invece fondano nuovi progetti cercando di apparire di continuo sui vari magazine... penso che tutto ciò sia orribile."
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Oltre a questo, vorrei rimarcare il fatto che da sempre la guerra ha un ruolo fondamentale nei vostri testi: ricordo a tal proposito la datata "Irsinnige Vögel", dedicata al conflitto in ex-Jugoslavia. Oggi, secondo voi, cosa è cambiato nel mondo? Cosa ne pensate delle 'missioni di pace' sponsorizzate dalla NATO o dagli States?
Z 67: "Oggi è davvero difficile descrivere la politica estera delle varie potenze mondiali e della NATO. Il mondo è come sempre attraversato da conflitti nazionali ed internazionali e ci sono tantissimi focolai che, in un modo o nell'altro, potrebbero esplodere peggiorando la situazione da un giorno all'altro. Noi abbiamo la nostra personale opinione politica, ma non diamo mai nessun giudizio, non è il nostro compito: mostriamo soltanto la realtà, senza per forza dover puntare il dito contro qualcuno e senza dover fare sermoni morali. È il modo migliore per parlare di tutto questo."
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Nel disco è presente una strepitosa cover di "Panzer" dei Jesus And The Gurus: come mai questa scelta così insolita? Tra l'altro, si tratta di una band moderna, mentre di solito le cover si realizzano per omaggiare un gruppo ispiratore...
Olaf: "Gabrielle dei JATG suona anche con i Feindflug, ed era con noi nella bus crew del Südsturmtour del 2008. Da qui è nata l'idea di fare una cover elettronica di "Panzer"; il primo mix lo ascoltammo tantissime volte, ci piaceva molto e Gabrielle era d'accordo con noi. Il brano parla dell'incessante desiderio per la conquista nella storia dell'umanità. Riguardo al fatto che i Gurus siano una band moderna, a noi interessa fare cover differenti di volta in volta: che siano i nostri idoli, una band storica o una band attuale poco importa, l'importante è dare al brano un tocco personale. Comunque, per esempio, in passato abbiamo coverizzato gli SPK con "Crack" (song presente nell'album "Dalmarnock", nda)."
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Vorrei sapere invece cosa ne pensate di questo recente revival old-school EBM, scena della quale in qualche modo fate parte anche voi...
Olaf: "Beh, ci sono una serie di band che copiano lo stile dei loro eroi del passato... e se questi eroi tornano, ci si chiede a cosa serva tutto questo bisogno di revival. Ma la domanda è: cos'è l'old-school EBM? È old-school solo l'intera scena nata negli anni Ottanta e proseguita negli anni Novanta, oppure è old-school il vero stile EBM? Ad ogni modo, della nuova ondata old-school le band più divertenti sono quelle svedesi (concordo, nda)."
"La domanda è: cos'è l'old-school EBM? È old-school solo l'intera scena nata negli anni Ottanta e proseguita negli anni Novanta, oppure è old-school il vero stile EBM? Ad ogni modo, della nuova ondata old-school le band più divertenti sono quelle svedesi."
(Olaf)
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Cambiamo argomento e parliamo di live: siete reduci dall'esperienza del WGT di Lipsia e presto partirete in tour. Come vivete l'esperienza sul palco e quali sono le prossime tappe on stage, oltre ai vostri progetti in generale?
Olaf: "I concerti sono qualcosa di speciale per noi, prima di salire sul palco siamo sempre nervosi. Ma appena saliamo on stage cerchiamo di dare il massimo al nostro pubblico: energia, presenza scenica e divertimento per 60 minuti. La gratificazione che ricevi sul palco non puoi riceverla in altre situazioni."
Z 67: "Per il resto, tra poco suoneremo al Summer Darkness di Utrecht e al M'Era Luna ad Hildesheim. Questo autunno partirà il tour nel Nord del continente, forse con qualche data in Inghilterra. Nell'autunno del prossimo anno, invece, vorremmo far uscire il nuovo album: ci sono alcuni brani che non abbiamo utilizzato per "Anonymous" e ci sono delle idee per un paio di progetti... basta aspettare e vedere!"
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Siamo agli sgoccioli, ma volevo togliermi una curiosità: come mai tanti anni fa sceglieste di chiamarvi con un nome norvegese, Tyske Ludder?
Olaf: "Sì, in effetti è un termine norvegese. Quando l'esercito tedesco lasciò la Norvegia nel 1945, tutte le donne scandinave che erano entrate in 'contatto' con i soldati tedeschi furono catturate, gli furono tagliati i capelli e sul loro collo fu scritto 'Tyske Ludder", che appunto significa 'German Whore' ('puttana tedesca', nda). Le strade di Oslo ne erano piene, vedemmo un documentario nel 1989, proprio quando decidemmo di scegliere un nome per la band... doveva essere un nome dal carattere provocatorio, quindi la scelta fu spontanea!"
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Le ultime parole per voi...
Albert: "Non siamo alla fine della violenza umana, del crimine e della crudeltà. Questo è solo l'inizio, e nessuno sa dove andremo a finire. Aspettate e vedrete cosa accadrà in futuro, restate sintonizzati, i Tyske Ludder vi informeranno..."
http://www.tyske-ludder.de/
http://www.blackrain.de/