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09-03-2009
PROJECT PITCHFORK
Anatomia di un artista
di Nicola Tenani (traduzione: Valentina Bonisoli)
Che bella sorpresa ricevere le risposte di Peter Spilles: ci si potevano attendere repliche di rito e risposte di circostanza, vista la portata dell'attività promozionale che ruota attorno ad un nome consolidato come quello dei Project Pitchfork, invece ci siamo trovati di fronte alla totale apertura da parte di un artista che non ha nulla da dimostrare, ed al quale il nostro affetto deve essere dovuto. Perché in ormai quasi vent'anni di carriera e dopo innumerevoli album pubblicati, tra il mero piacere dell'ascolto e la possibilità di ballare brani che esulano spesso da tutti i generi, i Project Pitchfork si sono rivelati essere un tassello fondamentale del goth, e non solo per quanto attiene il lato elettronico. Poi la scelta personale, dettata dal gusto del singolo, ha la possibilità di ricadere su un'ampia gamma di album pubblicati: chi mette in cima alle proprie scelte personali "IO", chi "Eon:Eon", chi "Alpha Omega", ma lo stesso valore lo si riscontra anche in lavori come "¡Chakra: Red!" ed in tanti altri. L'ultima uscita "Dream, Tiresias!" recupera quel valore che negli anni si era un po' perso, ma che i tanti fans di Spilles & co. con amore e pazienza aspettavano, consci che i grandi artisti non decadono. Ed è a loro che noi di DARKROOM Magazine dedichiamo questa intervista, lunga ed esaustiva, appassionata come forte è l'amore che anche in Italia, negli anni, è cresciuto nei confronti del colosso tedesco. Collaborazioni e progetti paralleli, concerti e qualche gossip: un 'sezionamento' a 360° per una band candidata fin dai primi mesi dell'anno a scalare le classifiche di gradimento dei lettori per il 2009.
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Con l'uscita di "Dream, Tiresias!" vi avvicinate a grandi passi verso i 20 anni di carriera, con alle spalle (oltre all'ultima fatica) 10 full-lenght, svariati EP, singoli e decine di apparizioni su compilation in tutto il mondo: una carriera di tutto rispetto che vi consacra tra le band storiche dell'electro-goth. Manca qualcosa per un quadro perfetto?
"Sì, celebreremo il nostro ventesimo anniversario nel 2011, dal momento che il nostro album di debutto risale al 1991. "Dream, Tiresias!" è la nostra undicesima uscita e siamo la prima band tedesca che riunisce in sé est ed ovest. Siamo stati la prima band della scena elecro-industrial di stampo dark i cui video sono stati trasmessi dalla TV tedesca. Siamo stati nominati due volte per l'Echo Award tedesco e, dal 1994, ogni album che abbiamo pubblicato è entrato nelle chart ufficiali tedesche."
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Parallelamente ai PP ti sei sempre creato spazi collaterali e diversi, e tuttora porti avanti due progetti: ci parli di Imatem e Santa Hates You?
"Entrambi i miei progetti solisti, Imatem e Santa Hates You, mi lasciano libero spazio creativo e mi fanno vedere chiaramente dove voglio arrivare con i Project Pitchfork. Imatem rimane più sul synthpop classico avvalendosi della collaborazione di cantanti come Ronan Harris, Sven Friedrich, Der Graf degli Unheilig e molti altri. Santa Hates You si focalizza sull'aspetto più elettronico e selvaggio del dancefloor: è il mio 'parco giochi', e ciò si riflette nei testi e nell'immagine della band. Comunque, pur essendo ironici e sarcastici, né l'immagine né i testi finiscono per essere superficiali: c'è sempre una certa dose di profondità nascosta dietro la facciata umoristica."
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Come hai conosciuto Jinxy (membro femminile del combo Santa Hates You) e come hai deciso di cominciare ad avviare con lei il progetto?
"Jinxy è una grande amica che condivide con me lo stesso umorismo e gusti musicali. È spiritosa, impertinente e completamente pazza, e tra l'altro è italiana! Soprattutto - ed è la cosa più importante - amo la sua voce, per cui è stato naturale che fosse la perfetta candidata per un progetto come Santa Hates You."
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Mi aspettavo però qualcosa in linea con quello che furono gli Aurora Sutra, bellissima idea per deviare dal percorso dance verso le introspezioni etno-goth, mentre con Santa Hates You punti invece sull'elettronica incisiva, in stile quasi 'harsh'. Quel progetto è un capitolo definitivamente chiuso, oppure con una nuova 'musa' al posto di Patricia Nigiani quelle atmosfere potrebbero rivivere?
"Aurora Sutra è un progetto definitivamente chiuso. In questo momento non sono molto interessato a un'elettronica lenta ed emozionale, ma questo non significa che non farò mai più una cosa simile. Aspettate e vedrete..."
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L'uscita di Patricia dai Project Pitchfork ha determinato un cambio stilistico che comunque i fans hanno ben assimilato; l'impressione, però, è che tu abbia avuto un momento in cui, con "Corps D'Amour", ti sei incamminato in campi insoliti per la tua musica e le tue liriche. L'EP è piaciuto molto, ma lo stile non ha avuto un seguito: fu doloroso per te dare spazio alla tua intimità in modo così aperto?
"Quando mi sono diviso da Patricia non c'è più stata ragione che apparisse in alcuna canzone: è stato più come se i PP l'avessero 'licenziata' anziché lei a lasciare la band. La decisione di farla comparire ancora una volta sulla stampa e nei booklet come membro dei Project Pitchfork è stata un errore che abbiamo commesso perché non abbiamo mai preso troppo seriamente la nostra immagine, ed anche perché era un modo per dimostrarle la nostra simpatia. Siamo persone più carine di quanto si possa pensare (ride... nda). Sfortunatamente questo errore ha portato al malinteso, facendo pensare che si trattasse di un vero componente della band e che sarebbe stata coinvolta nella stesura dei testi ed altro, il che non era il suo caso. La verità è che ha cantato alcuni accompagnamenti vocali ed è apparsa sul palco per un periodo, ecco tutto. L'EP "Corps D'Amour" è stato completamente influenzato da una nuova persona con la quale ho trascorso del tempo allora. Quindi l'intimità che vi trovi non era assolutamente dolorosa, anzi, è stata completamente ispirata dalla nuova relazione. Non ho più commesso l'errore delle foto, ecco perciò da dove nasceva la confusione."
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Sono trascorsi quattro anni dall'uscita di "Kaskade", album che, dopo qualche critica negativa per i precedenti lavori, ha riportato consensi attorno al tuo lavoro: che è successo in voi durante questo periodo di pausa?
"Siamo onesti... ci deve essere sempre anche una critica negativa. Qualsiasi altra cosa sarebbe sovrannaturale. Se un artista compie diversi esperimenti con la propria arte, potrebbe incontrare diverse persone che non si trovano d'accordo con essa. Dopo "Kaskade" abbiamo prodotto nel 2006 il nostro primo lavoro scaricabile chiamato "Wonderland/One Million Faces", che, grazie alle richieste dei fans, è diventato anche un CD nel 2007. Abbiamo deciso di rendere quell'uscita una specialità per il nostro pubblico e abbiamo annunciato solo sul nostro sito l'uscita del CD. Nel resto del tempo ho lavorato al debut e al secondo album di Imatem, e ovviamente abbiamo fatto uscire il primo album di Santa Hates You."
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Finalmente "Dream, Tiresias!" è nei negozi: sin dalle prime tracce che ho ascoltato nelle varie anteprime ho notato subito una totale virata verso la dance pura, benché oscura. Ritmi veloci ma nessun momento in cui il suono si pone tra l'EBM classica ed il goth introspettivo, caratteristica che vi ha allineato negli anni a band come voi storiche, tipo i Front 242. Credi non ci sia più posto per andare oltre la pista da ballo nell'electro?
"Penso davvero che ci sia un sacco di spazio per chi compone musica elettronica che non sia prettamente indirizzata alla pista! Il mondo della musica elettronica è vasto e il pubblico della scena dark è molto aperto mentalmente, e non si ferma alle mode passeggere. Per quanto riguarda il sound di "Dream, Tiresias!" sono d'accordo con te quando dici che è indirizzato al dancefloor, ma questa è una caratteristica della nostra musica già dagli esordi. Non so dell'Italia, ma in Germania ci sono brani come "K.N.K.A.", "Conjure", "Carrion", "Requiem", "Timekiller" ecc. che sono sempre stati ballati nei locali e lo sono ancora, quindi credo che il ritrovare questo aspetto in "Dream, Tiresias!" sia un'ulteriore conferma del nostro stile e della nostra identità. È interessante il fatto che per te il nuovo disco suoni 'meno introspettivo e goth': ho sentito l'esatto opposto da molte altre persone. Amo vedere come la mia musica possa essere percepita da diversi punti di vista. È una vera 'democrazia del gusto' e mi fa sentire come se avessi fatto qualcosa di buono: se tutti la pensano allo stesso modo sulla mia musica significa che non ho creato arte, ma semplicemente un 'prodotto'. Sono contento che non sia questo il caso."
"Nella mitologia greca Tiresia era il profeta cieco degli Dèi: questo lo rende una metafora perfetta per tutti i ribelli della nostra società che non credono a una visione superficiale del mondo, ma cercano risposte nel profondo e sono in grado di 'vedere' le verità nascoste. Dovremmo tutti portarci dentro un 'Tiresia', e dovremmo 'sognare'!"
(Peter Spilles)
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Al primo ascolto non noto dei grandi cambiamenti di stile rispetto al passato; maggior omogeneità dei suoni invece sì, compresa una grande armonia tra le parti di tastiera e di chitarra: quanto studio a tavolino c'è dietro?
"Prima di tutto fammi fare una precisazione: non ci sono chitarre in quest'album! È tutto al 100% elettronico. L'omogeneità di cui parli potrebbe essere il risultato, come già successo per molti altri dischi dei Project Pitchfork, del fatto che ho interamente composto e scritto "Dream, Tiresias!". Come ho detto non è la prima volta che accade, e, come per le volte precedenti, non è stata una cosa pianificata, ma è semplicemente successa. Quando scrivo musica, cado come in uno stato meditativo e cerco di focalizzare ciò che c'è in me. L'ispirazione per la musica deriva da tutto ciò che vedo, sento e provo. Normalmente inizio componendo una struttura musicale con la quale suono un po', finché non ottengo una base che mi possa piacere. Poi comincio a scrivere frasi che rispecchino lo stato d'animo che provo mentre compongo la parte musicale. A volte le melodie mi fanno immaginare una storia, oppure una metafora per una storia. Questo è il modo col quale ho scritto "Dream, Tiresias!". Quando i ragazzi (Dirk e Jürgen) hanno sentito le canzoni che ho scritto, sono rimasti così entusiasti da dire: "Ecco qua, questo è l'album." ... e il resto è storia (sorride, nda)."
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Un titolo come "Dream, Tiresias!" appare molto aperto alle interpretazioni: quale concetto si cella dietro ad esso?
"Appena terminate le registrazioni mi è venuto in mente questo titolo, e ho immediatamente realizzato quanto fosse perfetto: calza per ogni brano e, allo stesso tempo, crea una sorta di unità tra le singole tracce rendendole parti di un quadro più vasto. Nella mitologia greca Tiresia era il profeta cieco degli Dèi: questo lo rende una metafora perfetta per tutti i ribelli della nostra società che non credono a una visione superficiale del mondo, ma cercano risposte nel profondo e sono in grado di 'vedere' le verità nascoste. Dovremmo tutti portarci dentro un 'Tiresia', e dovremmo 'sognare'!"
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Cosa puoi dirci riguardo ai testi del nuovo album? Si tratta forse di un concept? C'è qualche testo in particolare sul quale vorresti soffermarti?
"Non c'era un concept o un piano preesistente mentre scrivevo le tracce per il disco, quindi non si tratta di un 'concept album'. I temi sono vari... eccoti alcuni esempi: "If I Could" descrive il sentimento di dolore e frustrazione di una vittima verso la persona che gli infligge (o gli ha inflitto) il dolore stesso... "Feel!" è un'esortazione a non bloccare i propri sentimenti verso la sofferenza altrui... "Your God" è un proclama provocatorio per farti riflettere più in profondità sulle religioni e sulle loro origini... "Darkness" contiene una visione critica sulla facilità con cui le guerre vengono iniziate oggi e sull'ingiustizia nel mandare giovani persone a morire senza ragioni... "An End" si riferisce a tutte le fini della vita, mentre "Nasty Habit" condanna i medicamenti dei bambini attraverso l'uso indiscriminato di droghe psicotrope."
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Ogni titolo delle dieci tracce è associato ad un sogno; è solo un 'gioco di parole', oppure realmente i sogni sono stati fonte di ispirazione per l'album?
"A dire il vero 'beginning', 'first dream', 'second dream' e così via fino a 'last dream' sono i titoli degli interludi strumentali che ho piazzato prima e dopo ogni canzone 'regolare' dell'album. Dal momento che le canzoni sono piene di intense emozioni, queste piccole parti strumentali servono a far riflettere sull'ultima canzone ascoltata ed a preparare il mood per la successiva."
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Hai sogni ricorrenti?
"No, non c'è stato nessun sogno che ha influenzato le canzoni. La mia ispirazione scaturisce da tutto ciò che ci circonda e col quale abbiamo a che fare. I sogni sono un effetto collaterale dell'elaborare la vita: se elabori le tue azioni mentre sei cosciente, c'è una probabilità in più che tu sia più libero di scegliere cosa fare e come essere mentre sogni."
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La tua voce è sempre più harsh, anche nei progetti paralleli, con il classico supporto musicale molto completo, tipicamente vostro. Suicide Commando, :Wumpscut: o Decoded Feedback piuttosto che le origini dettate da Front 242, Front Line Assembly o Nitzer Ebb?
"Spero che non suoni troppo arrogante se dico che i Project Pitchfork sono una 'scuola' a parte. Abbiamo influenzato e ispirato a lungo abbastanza gruppi da poter dire che abbiamo inventato un modo di combinare suoni più duri con melodie profonde, nonché voce harsh con testi pieni di significato. Abbiamo sempre pensato che non fosse necessario che la musica elettronica sembrasse fredda e calcolata, ed anzi, abbiamo sempre sperimentato affinché potesse essere viva, nonostante fosse sintetica."
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La scelta di "Feel!" per il primo singolo com'è stata determinata?
"Ho deciso che "Feel!" sarebbe stato il (primo) singolo perchè è molto rappresentativo dell'intero album: ne trasporta perfettamente l'atmosfera e ne contiene tutti gli elementi. Inoltre è una tipica canzone PPF: i beat, la melodia, i testi, la mia voce, c'è tutto ma in una maniera diversa, qualcosa che può farti pensare " la conosco! Ah no, aspetta... è completamente nuova!"... quale modo migliore per far sapere al mondo che andiamo alla grande e siamo più forti che mai (di nuovo sorride entusiasta... nda)?"
"Abbiamo influenzato e ispirato a lungo abbastanza gruppi da poter dire che abbiamo inventato un modo di combinare suoni più duri con melodie profonde, nonché voce harsh con testi pieni di significato. Abbiamo sempre pensato che non fosse necessario che la musica elettronica sembrasse fredda e calcolata, ed anzi, abbiamo sempre sperimentato affinché potesse essere viva, nonostante fosse sintetica."
(Peter Spilles)
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"Feel!" torna poi come bonus-track in tre remix, rispettivamente ad opera di Die Krupps, Noisuf-X e [:SITD:]: qual è stato il criterio di scelta verso questi tre nomi?
"Tutti i remixer sono colleghi musicisti che rispetto molto. Conosco bene il loro lavoro e ho chiesto loro di remixare "Feel!" perché sapevo che avrebbero fatto le cose in maniera professionale, e ora posso dire che il risultato ha decisamente superato le mie aspettative."
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Dichiari che "Dream, Tiresias!" è un nuovo modo di interpretare la vostra musica verso un nuovo concept 'dark': la definizione 'dark' nella musica ha ancora un senso o credi sia inflazionata?
"Penso che abbia ancora senso ma come aggettivo molto vago, per cui assume un diverso significato in base a chi lo usa. Quello che una persona descrive come 'dark' potrebbe non esserlo per un'altra e viceversa."
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Ci sono molte aspettative tra il pubblico che legge DARKROOM Magazine nei confronti di "Dream, Tiresias!", e sento che non verranno deluse: aiutaci ad invogliare chi ci sta ora leggendo a continuare ad amare i PP anche con questo nuovo lavoro...
"Prima di tutto, grazie per pensare che non saranno disattese! A tutti i lettori: se vi aspettate qualcosa in più dalla musica oltre al mero intrattenimento, se volete che la musica tocchi il vostro animo e vi faccia pensare, dovete assolutamente provare "Dream, Tiresias!"..."
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Prova invece a stuzzicare la curiosità di chi non vi conosce...
"L'album "Dream, Tiresias!" è come una sonora e oscura nube elettronica che ti cambierà la vita per sempre, per cui, se sei contento di come va il mondo, non dovresti assolutamente ascoltarlo perché è troppo dark, troppo arrabbiato, troppo emotivo e profondo per te!"
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Guardando la copertina del disco voi tre, così truccati, ricordate degli zombie, e mi viene in mente un parallelismo tra te ed un altro leader della musica goth-elettronica tedesca: Chris Pohl. Lui 'vampiro' e tu in perfetto zombie-style: siete così diversi?
"Non saprei dirti se Chris ed io siamo simili o diversi concettualmente parlando, anche perchè francamente non sono molto al corrente del concept che sta dietro al suo lavoro. Tutto quello che so è che è una gran persona. Magari la prossima volta che lo vedrò potrò sottoporgli la tua domanda."
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Fra l'altro, perché voi della band avete deciso di apparire sulla copertina del disco in questa particolare veste?
"Volevamo trasportare a livello visivo le impressioni ed i sentimenti che creiamo quando siamo sul palco. La collaborazione con The Silent View (un duo di fotografi molto talentuoso) è stata grandiosa, ed assieme abbiamo fatto in modo di incanalare l'energia dei nostri spettacoli live nell'artwork del nuovo album."
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Tornando al progetto Imatem, invece, tra i nomi che tu chiami per cantare con te c'è Ronan Harris. Sembrate persone agli opposti, eppure il brano che proponete non assomiglia né allo stile dei VNV Nation né a quello dei PP, se non in piccole sfumature. Parlami di questo brano ("Heaven"): chi è andato incontro artisticamente a chi?
"Prima ho composto la musica e, una volta completata la versione strumentale, non ho potuto fare a meno di pensare che la sua voce sarebbe stata perfetta, così gli ho chiesto di cantare sulla traccia e ha detto di sì. Poi ha scritto il testo e l'ha cantato nel suo studio, dopodiché ho scisso la parte cantata e l'ho fusa in quello che avevo composto: così è nato il brano."
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Più vicino allo stile PP, invece, il brano con Sven Friedrich degli Zeraphine: hai sempre avuto molte affinità con questo artista, o sbaglio?
"Penso che Sven sia una gran persona e un ottimo musicista: i suoi cori in "Escape To Follow" sono eccezionali. Ho un'altissima opinione di tutti coloro che sono stati 'ospiti' di Imatem. Ho dato vita a questo progetto per creare e celebrare un'unità tra diversi musicisti e cantanti della scena musicale dark. Imatem è nato dal mio amore per la musica elettronica, è il desiderio di forgiare qualcosa di nuovo e il mio senso di cameratismo verso i colleghi artisti."
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Siamo alle porte di un lungo tour che partirà in marzo, tra club e festival. Non vedo per ora sul vostro sito date al Treffen o al M'era Luna: c'è tempo per novità o il ritorno sui palchi dei festival, soprattutto sullo stage di Lipsia, è rimandato?
"Non posso rivelare troppo perchè è una sorta di segreto... ma fammi solo dire: se sei un fan dei Project Pitchfork e pensi di andare al Treffen quest'anno, sarai ricompensato da una bella sorpresa (ammicca... nda)!"
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Che cosa significa per un artista salire sul palco del Wave Gotik Treffen? Tensione, grande aspettativa del pubblico, cos'altro?
"Non è molto diverso rispetto ad altri grandi festival, tuttavia l'aspetto che lo rende speciale è il fatto che nessun altro festival riunisce tante persone da tanti paesi diversi per celebrare insieme la scena dark, per cui come artista devi esibirti per il pubblico più multiculturale che ci sia, e questo è piuttosto bello."
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Leggo anche di molte tue performance come DJ, ma spesso il musicista in consolle non è altrettanto bravo come sul palco o in studio. Tu come ti vedi?
"Di solito non amo darmi dei giudizi: sono umano e, come per tutti, il rischio di essere troppo soggettivo c'è sempre... ovviamente penso di essere il più grande (lo dice scherzando, nda)! A parte gli scherzi, ricevo spesso i complimenti per i miei dj-set e ciò mi rende felice. Ho trovato un metodo scientifico per testare se tali complimenti sono attendibili: se prendiamo come riferimento quanto è piena la pista durante i miei dj-set, vorrei dover dire che non sono poi così male..."
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La line-up dal vivo è quella del disco? Tu, Jürgen Jansen e Dirk Scheuber con l'aggiunta di Achim Färber e Carsten Klatte, o chi altri?
"Sì, è corretto, questa è la line-up usuale. A volte può succedere che un organizzatore (soprattutto al di fuori della Germania) non si accolli il rischio di dover pagare così tanta gente. In quei casi poniamo i nostri fans come priorità e portiamo loro il cuore pulsante dei Project Pitchfork, che siamo io, Dirk e Jürgen."
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Avete sempre dato importanza al live come strumento di espressione: in questo tour come sarà la presenza dei PP sul palco? Solo musica o anche spettacolo?
"Dovrete aspettarvi il più intenso e vibrante evento che una musica rumorosa possa creare. È come un viaggio nel tempo attraverso la storia della musica elettronica con tutte le nostre hit. Puntiamo al pubblico e all'energia che condividiamo con esso mentre diamo libero sfogo alle emozioni, che si sprigionano attraverso la musica e i testi."
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La vostra è una formazione che ha raggiunto una stabilità oramai consolidata: quanto è importante per te avere la certezza e l'equilibrio di chi collabora insieme a te?
"È estremamente importante. Stare sul palco con qualcuno è come stare su una nave. Se il capitano non può contare sull'equipaggio, tutto può diventare pericoloso. Quando arriva la tempesta ognuno deve lavorare come una squadra per raggiungere un obiettivo comune. Ma anche il pubblico deve contare sul suo capitano, solo allora potrà dare il meglio. Io amo il mio pubblico (sorride, nda)!"
"A essere davvero sincero, i Kraftwerk non sono mai stati la mia band preferita. Anche se hanno scritto la storia grazie allo stile innovativo, penso che siano un buon esempio di ciò che la musica elettronica non dovrebbe essere: fredda, distante, quasi pedantemente cerebrale. Il mio obiettivo è sempre stato quello di creare una musica elettronica che fosse calda, emozionante e selvaggia."
(Peter Spilles)
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Tornando al tour, non leggo date in Italia, nonostante i tanti ammiratori presenti. Ci vedi come un paese oramai marginale nella scena goth europea?
"Assolutamente no! Al contrario, penso che l'Italia detenga un ruolo importante nel panorama gotico europeo! A essere onesto sono un po' dispiaciuto di non suonare nel vostro paese quest'anno. Non siamo stati noi a deciderlo. Se fosse dipeso solo da noi, saremmo già stati lì a fare il soundcheck. La questione è che non abbiamo avuto nessuna richiesta da parte di organizzatori seri. Quindi vi giro la domanda: hey Italia, NOI vi amiamo! Trovate ora il modo per far sì che accada! Ma l'anno è ancora lungo, e se volete vederci dal vivo nel vostro bellissimo paese, cominciate ad assillare il vostro organizzatore locale finché non capitola e ci chiama, ok? Contiamo su di te, Italia!"
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Quali band stimi del nostro Paese?
"Mi è sempre piaciuta la musica dei Kirlian Camera e trovo SPECTRA*paris, il nuovo progetto di Elena Alice, piuttosto interessante. Sto inoltre seguendo le carriere di Dope Stars Inc. e Aquefrigide, ma i compositori italiani che amo di più sono sempre Antonio Vivaldi e Giacomo Puccini."
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In quanto tedeschi vi sentite figli dei Kraftwerk, ed in quali aspetti credi che il testimone di questi padri dell'elettronica viva nella vostra musica?
"A essere davvero sincero, i Kraftwerk non sono mai stati la mia band preferita. Anche se hanno scritto la storia grazie allo stile innovativo, penso che siano un buon esempio di ciò che la musica elettronica non dovrebbe essere: fredda, distante, quasi pedantemente cerebrale. Il mio obiettivo è sempre stato quello di creare una musica elettronica che fosse calda, emozionante e selvaggia. Per cui no, non riesco a vederci come 'figli' dei Kraftwerk."
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Ed infine: dopo 18 anni di gloriosa carriera discografica, quali sono rispettivamente le migliori e le peggiori cose che vi sono capitate come band? Qualche rimpianto?
"Non c'è niente da rimpiangere quando una band esiste dopo così tanto tempo. Siamo grati di aver potuto condividere i nostri pensieri con tanta gente e di essere diventati una parte importante nella vite di alcune persone. Le cose migliori sono state i concerti che abbiamo tenuto in tutto il mondo e il contatto con le fondamenta di questa scena... voi!"
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