30-11-2008
SECOND SKIN
"Illa Exuro In Silentium"
(Palace Of Worms)
Time: (45:06)
Rating : 8
Il gothic rock è morto? Intendo quello più dark, oscuro e tenebroso, figlio dei miti ancestrali che portano il nome di Sisters Of Mercy o Rosetta Stone, Mephisto Waltz e, se irrorati nel sound dalle tastiere, Clan Of Xymox... Quello che ci ha fatto ballare dalla fine degli anni '80 e che ancora oggi riscontra apprezzamenti sul dancefloor, sebbene la proposta artistica sia ridotta all'osso. Il trio Second Skin, proveniente dall'Arizona, grazie anche all'intuito della Palace Of Worms (di cui parleremo di nuovo a breve nelle prossime settimane), con abilità e controcorrente propone le 11 tracce di "Illa Exuro In Silentium", sulla scia del recente passato di un genere così fondamentale nella musica oscura. Attenzione però: sarebbe stato semplice e banale aggregarsi alla lunga schiera di cloni di Sisters Of Mercy & co., e difatti il genere e le sonorità sono tipici, ma in realtà la musica dei nostri è più oscura se contrapposta alle nevrosi delle chitarre tipiche del death-rock americano. Il risultato è gradevole in tutta la durata del dischetto, ballabile ed ascoltabile. La cover/booklet è un piccolo poster con fotografie in puro stile dark-western (...che ricordi viaggiando a ritroso fino ai Wall Of Voodoo!) e notizie riguardanti la band e i collaboratori esterni. Vista la provenienza geografica, è un tributo alle proprie leggende che nasce in modo naturale e non forzoso: gradevoli i costumi di Kitty, tra goticismi di frontiera e dolcezze dal sapore 'fanciulla del West' di memoria pucciniana. Arron è l'artefice principale del sound dei Second Skin, tra giri di basso e stesura dei testi, coadiuvato da Mark Kitty Cady alla chitarra elettrica e da Lizzy alla seconda voce. Leggendo la dedica "in memoriam" tra Dee Dee Ramone, Ian Curtis, Joe Strummer, Rozz Williams ed altri, trovo in ognuno di loro una piccola fonte d'ispirazione, piccoli tasselli che formano l'insieme dei suoni del disco in esame, la voglia di mantenere alta l'emotività di oltre vent'anni di sonorità che volano tra malinconie depresse, narcisismi velati e non, rabbia generazionale. Un motivo in più, quindi, per lasciarsi ammaliare da diverse song, tra cui segnalo "The West", "London Bridges" ed "Unwritten", perché a volte 'macchiandosi' di suoni industriali si distinguono e qualificano. Dopo varie produzioni, tributi a band come Cure e Mission e comparse su varie compilation, senza dimenticare i tre album precedenti, questo gruppo americano merita in pieno la propria consacrazione ed un posto legittimo sotto i riflettori. Chi ama le band sopraccitate, così come Nosferatu e a tratti anche Mephisto Waltz, scopra con fiducia questo quarto lavoro dei Second Skin (il secondo uscito sotto l'egida della Palace of Worms): è solo dark-rock, ma che classe!
Nicola Tenani