11-11-2008
SUSUMU HIRASAWA
"Byakkoya - White Tiger Field"
(Chaos Union/Teslakite)
Time: (52:52)
Rating : 8.5
Susumu Hirasawa è un artista quasi sconosciuto presso il nostro pubblico, ma un vero mito vivente in Giappone. Era il 1979 quando, con altri due membri della prima formazione in cui ha militato (i Mandrake), abbracciò il technopop di timbro europeo dando vita ai P-Model. Da quel momento inizia la carriera di un artista che di sperimentazione mai forzata e coerenza artistica fa i suoi punti di forza. Supporter dei live di XTC (non è poco...) e Van Halen nei loro tour asiatici degli anni '80, grazie ad un contratto con la Warner, produce una gran quantità di album, ma è l'inizio degli anni '90 che vede la stella di Susumu brillare in maniera sempre più accesa: la parola d'ordine è sperimentare, e nel 2001 realizza un album, "Solar Ray", utilizzando per i suoi Amiga esclusivamente energia solare; stessa cosa per le esibizioni dal vivo. Scrive soundtrack per anime di successo, tra cui il film "Paprika", e rende vita alle sue visioni sonore con regolari uscite discografiche, ben 14 come solista dal 1989 ad oggi. "Byakkoya" è del 2006, ma ci giunge oggi tramite un comune amico di Osaka: l'omaggio alle tigri bianche è un omaggio ad una divinità comune a molte culture e religioni dell'Asia, simbolo di rarità e di perfezione, di creatura indifesa e delicata nel suo ecosistema precario. Così è altrettanto delicata la musica di Susumu, solare, vitale e raffinata, un'ora di musica che spazia tra elettronica analogica e digitale, cornamuse campionate ed arpe nipponiche, castelli strumentali tra quella piccola isola magica e la nostra vecchia Europa. Tradizioni millenarie che sapientemente l'artista riesce a sposare con un world-sound personale ed inetichettabile; a volte può in alcuni frangenti riportare la memoria a certi lavori di Enigma e Deep Forest degli anni '90, ma la sua è una propensione non finalizzata al dancefloor, semmai al mero ed estatico piacere dell'ascolto. Screziato in tutte le sue 10 tracce, gli episodi musicali non si replicano mai ma si evolvono tra loro, piccoli rimandi ad altre parti del disco che, tra momenti più veloci o più introspettivi, creano un amalgama di gusto e raffinatezza sconfinati. La title-track è un lungo minuetto elettronico, barocco nelle mille sfaccettature che Hirasawa crea con le macchine, mentre in "Stillborn city" compare la cornamusa per inneggiare al sole e alla luce, in un contrasto meraviglioso; nella terra dove il sole nasce uno strumento inneggia all'astro rapportandolo ad un paese dove il esso riposa stanco. Anche "Code-Costarica" è un inno alla luce, alla gioia, alla speranza, in modo asettico ed estetico, di nuovo barocco nel suo poliedrico intreccio di melodie, ed è difficile rendere l'idea di un suono che spazia tra mille sfaccettature senza trovare la sua nicchia se non nell'universale bellezza della musica senza tempo (Philip Glass è riuscito nei momenti migliori a portare la sua arte a questi livelli). Ancora la cornamusa in "Byakko - The White Tiger", dolcissima ballata che getta un ponte dai colori dell'iride tra la cultura di Susumu e il folklore celtico: le brume del monte Fuji sono le stesse delle Highland, l'alone di romantica estasi è patrimonio del cuore ovunque esso si accasi. Il capolavoro dell'album ha il nome di "Fern Of The Planet Sigma": chiudete gli occhi e migliaia di felci vi verranno evocate dalle galoppate della batteria e dei synth, i cori come orgogliosi ensemble cosacchi di voci baritonali, la voce di Hirasawa che scandisce il suo inno malinconico attraversando gli oceani, le steppe e i deserti, per arrivare in ogni angolo del mondo dove ci siano persone disposte ad emozionarsi ancora per quelle che, alla fine, sono canzoni, melodie, perle per l'anima...
Nicola Tenani
http://noroom.susumuhirasawa.com/