12-10-2008
DISPLACER
"The Witching Hour"
(Tympanik Audio)
Time: (57:52)
Rating : 6.5
Si è celebrato in questi giorni il primo compleanno dell'etichetta americana Tympanik Audio, ed il bilancio non può che essere positivo: una prerogativa di mercato nell'esporre band allineate sullo stesso territorio, un roster allargato in maniera decisa e costante, pubblicazioni regolari di musicisti provenienti da varie parti del globo. Canadese di Toronto, Michael Morton sceglie la Tympanik per produrre il sesto full-lenght della sua breve ma intensa carriera (tre album precedenti con M-Tronic e due sotto l'egida di Crime League). Il fagotto musicale del Nostro è intenso: l'aver partecipato a sessioni live con artisti del calibro di Legendary Pink Dots, Haujobb, Terrorfakt ed altri l'ha arricchito negli anni, dandogli la possibilità di spaziare tra sonorità elettroniche in parte oscure, concettuali e sperimentali, ed il nuovo "The Witching Hour" risente di tutto ciò nelle sue tredici tracce, lineari e curate in ogni piccolo dettaglio. Può risultare ostico al primo ascolto, eppure tra momenti statici ed ambientali, oscure elaborazioni digitali ed analogiche, trovano spazio situazioni ariose con la prerogativa della ballabilità. È il caso della title-track nel remix curato da Autoclav, pomposo nella sua trance-industrial: il contrasto digitale/analogico s'insinua lentamente nel corpo, i synth creano semplici sonorità intarsiate da campionature dark e fobiche, i continui cambi di ritmo sono armonici, portando in modalità subliminale la voglia di muoversi seguendo la ciclicità del brano nell'ipnosi che esso provoca, lasciandolo lentamente scendere dalle braccia alle gambe come fosse un mantra futuribile. Rimane però un episodio troppo isolato all'interno del computo generale: un alternarsi più reiterato tra momenti in cui il suono regna immoto e concettuale ed accelerazioni ritmiche avrebbe infatti catturato maggiormente l'ascolto... L'unico altro momento simile, sebbene di minor caratura, rimane "Nightbeast", quasi una sorta di 'lotta' tra suoni vintage anni '80 e digitalizzazioni IDM. La proposizione tra vecchio e nuovo non ha i connotati di passaggio di testimone, ma semmai di possibile coesistenza, l'evoluzione di un sound che non vuole e non può morire, ma piuttosto desidera arricchire i nuovi segnali delle tendenze elettroniche. Il resto del disco è un continuo fluttuare d'atmosfere industriali ed ambient, in spazi senza forma o elementi precisi, come meduse che incorporee si muovono in lande immaginifiche. La gamma è variegata, cito per dare riferimenti "Warriors In God's Army" e "Nag Champa (L'Ombre remix)": l'atmosfera di entrambi i momenti musicali è impalpabile ed anarchica, la forma non esiste ma si costruisce man mano che i brani giungono a compimento. Come sempre, artisti simili si propongono di forzare i nostri cervelli a costruire insieme a loro nuove forme d'arte sonora: il modo migliore è chiudere gli occhi e lasciare entrare in noi le visioni, poiché la musica ha lo scopo ed il compito di essere lo strumento quasi divinatorio, il tramite tra noi e le visioni dell'artista, e nel fare ciò Morton può scrivere pagine significative.
Nicola Tenani