05-10-2008
SADMAN
"Cold In The State Of Me"
(Memento Materia/Audioglobe)
Time: (54:27)
Rating : 6
La svedese Memento Materia, un tempo punta di diamante nel proprio panorama electro nazionale, ultimamente è stata messa in ombra dall'agguerritissima Progress Productions, decisamente più abile nello scovare nuovi talenti. Basti pensare a quanto ci hanno raccontato i Red Cell, i quali, nonostante avessero vinto un contratto con la prima (che indice regolarmente tale concorso), hanno optato comunque per accasarsi con quest'ultima, il che la dice lunga su come certe cose siano cambiate in Svezia... Tuttavia la Memento Materia non manca di proporre nuovi nomi del panorama svedese, e stavolta tocca ai Sadman, duo composto da Mattias Räftegård e Lars Fernström, qui al debutto ufficiale sulla lunga distanza: un disco dove i due ragazzi scandinavi non mancano di tributare tutto il proprio amore incondizionato tanto per il lavoro solista di Dave Gahan quanto per i Depeche Mode, specialmente quelli dell'ultimo periodo, dove la chitarra e certa attitudine 'rock' sono diventate componenti decisamente più marcate. Synthpop con chitarre, dunque, con la voce di Lars intenta qua e là ad emulare senza eccedere quella di Mr. Gahan in un contesto che rimanda spesso e volentieri al materiale di "Playing The Angel", senza ovviamente eguagliarne i livelli di produzione e di scrittura, nonostante quel disco sia tutto fuorché l'opera da avere quando si parla dei Depeche Mode. In tal senso parlano chiaro un po' tutti gli episodi dell'esordio in esame, in particolare l'iniziale title-track e la successiva "Summer And Pain", entrambe scosse da chitarre vigorose (ed in vero un po' troppo 'grezze'), mentre con "I Hold On" si comincia a respirare qualcosa di più propriamente synthpop. Bene "Help", song ben costruita ed estremamente dinamica che ci dimostra come i Sadman delle qualità in fatto di songwriting ce le abbiano, ed a ribadire il concetto troviamo anche la raffinata "The Man Who Became God" e la malinconica "I Spare You"; apprezzabili anche l'irruenta "The Contract" e la più strutturata "The Mist", capace di infiammarsi in chiave dance. I Sadman, seguendo le orme degli amati Depeche Mode, sono riusciti a mettere insieme un debutto sicuramente ancora acerbo (specie a livello di arrangiamenti), ma già capace di un songwriting abbastanza variegato e foriero di qualche buon momento. Col prossimo lavoro, tuttavia, il duo dovrà mostrare una netta crescita sia a livello di composizione che di produzione, slegandosi il più possibile da certe ingombranti ed evidenti influenze: le capacità sembrano esserci sotto la superficie, e chissà che raschiando non venga fuori qualcosa di buono...
Roberto Alessandro Filippozzi