22-09-2008
IMPERATIVE REACTION
"Minus All"
(Metropolis/Audioglobe)
Time: (61:20)
Rating : 7
Potrà spiazzare più di un purista che pretende le solite linee di synth da una band come gli Imperative Reaction, invece merita tutta l'ora d'ascolto il nuovo e quinto full-lenght del quartetto californiano (rispetto al passato recente è entrato in formazione Gabe Show). La competizione in casa Metropolis è ora serratissima con l'approdo oltreoceano dei Rotersand sommato alla competizione offerta da Combichrist (entrambi in procinto di pubblicare nuovi album, ma con già due EP di nuova stampa), eppure "Minus All" evade i blasoni e si propone come un disco dalle prerogative importanti. Apre in modalità tipica e potente con strumentazioni allineate ai classici motivi orchestrati di synth la title-track, che assieme a "Product" e "Drawn" forma un trittico che non si discosta molto dallo stile di Assemblage 23 o dei Cesium 137 di "Elemental", ma il disco vira lentamente in direzioni diverse e parallele, inserendo sonorità più industrial e graffianti, dove i beat non si limitano a tenere il battito ritmico, ma costruiscono le proprie trame variabili senza emarginarsi dall'elettronica prodotta dalle tastiere. Ciò solletica ascolti più attenti, avvicinandosi in alcuni momenti allo stile graffiante dei Prodigy, nonostante la voce pecchi quando si nasconde dietro a rochi urlati. Ted Phelps, quando la voce è naturale, ha un'ottima vocalità aperta (tipicamente americana) ed intonata, ma lo pseudo-growl che tenta in alcuni passaggi lascia perplessi. Il mix ideale tra graffi noise ed EBM classica si completa nel brano "Reverse": il mood è teso ed i synth incidono la pelle nello spiegare i propri ritmi, ed un'ipotetica chitarra si inserirebbe bene duettando con la parte elettronica in riff accesi, quindi chissà che nel futuro prossimo la strumentazione non si allarghi... Infine la terza anima di "Minus All", gentile ed elaborata, un'anima techno-wave che si fa spazio tra le righe, partiture estese e veloci che piovono addosso a chi ascolta: la batteria non statica riporta a suoni nati in Europa, sviluppati nel tempo dai New Order, che appartengono alla tradizione più dance-pop, ma che gli Imperative Reaction rendono maestosi mantenendo veloce il ritmo. "In Decline" è il momento migliore di questa faccia del dischetto: il vago sapore Soft Cell si sposa benissimo con le piogge di note delle tastiere, Phelps canta sui toni a lui più congeniali, melodico e non eccessivamente forzato, mentre la ritmica si amalgama raffinata e creativa. Le stesse sensazioni si confermano nell'ancor più veloce "Functional" ed in ""Fallout". Tre anime che si espongono a critiche, ma che non si annullano a vicenda: la possibilità di andare verso più di un'esigenza è forte, da ammirare la versatilità nel proporsi in maniera così poco scontata, e chi si aspettava un facile progetto di canonico synthpop dovrà invece porsi all'ascolto con la mente aperta. Gli Imperative Reaction non si siedono su facili allori dopo il lungo tour del 2005 con i VNV Nation, pronti per una lunga serie di date negli States per promuovere il loro ultimo lavoro, cercando consensi in più di una fascia di ascoltatori.
Nicola Tenani
http://www.imperativereaction.net/
http://www.metropolis-records.com/