01-09-2008
LOWE
"Kino International"
(Megahype)
Time: (45:48)
Rating : 9
Nell'ottobre del 2004, come un fulmine a ciel sereno, irruppe nel mercato musicale il debutto sulla lunga distanza dei Lowe, trio svedese comprendente due terzi della line-up di quella che per il synthpop svedese non era già più una promessa, bensì un'assoluta certezza: gli Statemachine. Nel 2003 questi ultimi avevano infatti sorpreso tutti pubblicando l'eccezionale "Short & Explosive", diventando in un attimo la punta di diamante della scena synthpop europea (Depeche Mode esclusi, ovviamente), e l'anno successivo i due membri Jörgen 'Leo' Josefsson e Rickard Gunnarsson (che completano la line-up degli Statemachine assieme al cantante Mårten Kellerman), attivi come Lowe già dal 2002 (assieme al tastierista Mehdi Bagherzadeh), davano alle stampe il fortunatissimo debut "Tenant", ulteriore gioiello synthpop dal quale sono stati estratti qualcosa come cinque singoli e, in generale, uno dei migliori esordi mai ascoltati in ambito alternativo. Dopo anni di attesa, segnati da un silenzio che purtroppo attanaglia anche gli stessi Statemachine (in maniera ben più preoccupante e da più tempo), il trio svedese torna finalmente in pista lo scorso anno con un album di remix dei brani di "Tenant", ma soprattutto si ripresenta oggi al pubblico con l'attesissimo follow-up, dopo un esordio che ha visto i Nostri trionfare nella categoria 'newcomer of the year' agli Scandinavian Alternative Music Awards nel 2005. Ed è un ritorno che si presenta bene sin dalla confezione, un pregiato digipack i cui temi di bianco contrastano con lo sfondo nero di "Tenant", ma l'attenzione è ovviamente tutta rivolta verso i 10 brani che compongono l'opera, specie dopo un esordio che ci aveva mostrato una band dalle enormi capacità pratiche e compositive, nonché un potenziale elevatissimo nel mercato 'pop'... L'album si apre mirabilmente con una sezione ritmica di stampo wave che introduce le melodie perfette e raffinatissime di "Berlin Night Express", e subito si capisce come la classe del trio elevi il nome Lowe al di sopra della folta schiera di gruppi synthpop là fuori, sia per l'impeccabile costruzione che per quella perfezione formale che sfocia sempre in un refrain memorabile, cosa che peraltro ai Nostri riesce benissimo senza che mai si scada in qualcosa di spudoratamente commerciale, complice un cantante (Jörgen 'Leo' Josefsson) dalla splendida voce che sa davvero il fatto suo in ogni circostanza e conosce tutte le malizie, sfruttandole abilmente senza mai esagerare. Segue a ruota il primo singolo estratto, "A 1000 Miles", song allineabile al miglior technopop che si fregia di una melodia a dir poco immediata ed infettiva, segno della grande astuzia compositiva del trio, che riesce a toccare le vette artistiche dei Depeche Mode di "Ultra" con la più rilassata "Thick As Thieves", splendidamente melodica e pronta a sfociare in un mirabile refrain di ampio respiro. I Lowe si tengono comunque ben lontani dalla mera emulazione della band di Martin Gore, avendo trovato uno stile personale ed unico che li eleva ben al di sopra degli standard del synthpop odierno (a tal proposito si senta anche la superba e corposissima produzione, foriera di suoni dal pregiato retrogusto organico), e tuttavia è impossibile non definire "Now That I've Tasted You" la loro "Personal Jesus", perché anche i migliori gruppi del settore prima o poi confezionano un brano accattivante, saltellante e groovy che riporta la mente a quel preciso singolo/caposaldo della storica formazione inglese, anche se va rimarcato il fatto che i Lowe non hanno certo perso di vista le proprie coordinate per correre dietro alla massa di emuli dei Depeche Mode che affollano il mercato, creando così un altro brano praticamente perfetto. Curioso trovare nel nuovo album una cover di "Dice Roller" degli svedesi Universal Poplab, connazionali dei nostri ed attivi più o meno dallo stesso tempo: i Lowe riescono a dare la propria impronta al brano senza stravolgerlo, ed anzi, in questo caso è il lato più passionale del pezzo ad emergere ancor meglio che nell'originale. Ancora grande pathos nella soffusa ed intensa "So Close, So Far", cui segue una "Free Fall" estremamente fresca, marchiata a fuoco dall'incisivo refrain; il rinnovato vigore che si respira in tutto il disco, complici dei beat a grandi linee più danceable ed un sound generalmente più tonico, viene fuori anche e soprattutto nella ritmata "Shadows Rising", mentre l'estrema raffinatezza compositiva e l'assoluta classe negli arrangiamenti viene evidenziata con forza dalla più macchinosa "A Room With A View", prima che l'intensissima e drammatica "Sirens Calling" chiuda l'opera nel modo che si conviene, con grande enfasi. Le note biografiche parlano di 'pop noir', ovvero di un sound unico in bilico fra pop, electro ed indie, ed una cosa è certa: i Lowe sono una band che ha dalla sua potenzialità enormi e che può offrire moltissimo sia al pubblico squisitamente electro che a quello cosiddetto 'alternativo', con un appeal radiofonico così immediato da non lasciare mai indifferenti ed una perfezione formale innegabile, senza per questo mai scadere nelle tentazioni commerciali fini a sé stesse e/o di dubbio gusto. E di gruppi così, in grado di mettere in luce un'intera scena (che da sempre vanta un potenziale commerciale altissimo), non ne abbiamo mai abbastanza... Senza dubbio uno dei dischi da avere per questo 2008.
Roberto Alessandro Filippozzi