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Room 105

18-08-2008

ZA FRÛMI

"Legends Act 4 - Orders"

Cover ZA FRÛMI

(Waerloga)

Time: (49:52)

Rating : 8

Nel quarto atto della serie "Legends", edito in un lussuoso digipack in contemporanea col terzo ("Cults"), il duo svedese composto da Simon Kölle e Simon Heath ci parla degli Ordini, intesi come società segrete che operano nell'ombra dietro alle poltrone del potere, intente a tramandare la conoscenza attraverso riti d'iniziazione e patti legati alle arti oscure ed all'alchimia. Rispetto al precedente atto, questo "Orders" basa la propria struttura su di un sound sempre oscuro ma assai meno minaccioso e decisamente più tenue e soffuso, come una sorta di lento viaggio meditativo e iniziatico alla ricerca dell'illuminazione e della saggezza. Ne scaturiscono brani dal sapore finemente marziale, pur senza gli orpelli tipici del suono martial (leggasi: niente rulli militareschi o campionamenti da cinegiornale), fra interventi corali sempre calzanti (il The Medusa Choir svolge qui un lavoro ben più importante di quello fatto per "Cults"), passaggi neoclassici per piano ed archi (sintetizzati), ottimi samples atti a catturare al meglio determinate atmosfere, dolci melodie e flauti inebrianti. Un ideale peregrinare per gli antichi sentieri naturali in cerca di simboli, luoghi, energie e saggezza, per un viaggio interiore che scorre in maniera assolutamente fluida in tutti gli 11 episodi del dischetto. Un ascolto che è indispensabile vivere in maniera unitaria e completa, coi vari brani che si rivelano complementari nel tracciare il quadro abilmente creato dalle menti del duo svedese, capace di dare il meglio di sé soprattutto in frangenti quali l'oscura opener "Ordo Intedob" (solennemente plumbea e densa di pathos), la splendida "Ordo Ber' Geliaz" (dall'incedere affascinante), "Ordo Nindyn Vel' Uss Noamuth" (divisa fra archi e percussioni pompose di grande effetto) e l'arabeggiante "Ordo Asomir". Ancora una volta musica oscura, pregna di tensione drammatica, foriera di un pathos a tratti ineguagliabile e di matrice sempre squisitamente fantasy, per un duo che continua a regalarci pagine bellissime di arte musicale sognante, sulla quale lasciar librare il pensiero verso scenari meno opprimenti rispetto alla poco incoraggiante realtà dei nostri tempi.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

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