11-08-2008
STRAFTANZ
"Forward Ever, Backward Never!"
(Scanner/Audioglobe)
Time: (56:06)
Rating : 7
Il fun-project messo in piedi da Krischan Wesenberg dei superlativi Rotersand emise i suoi primi vagiti un paio d'anni or sono col singolo eponimo (incluso anche nel terzo volume della serie "Dependent Club Invasion"), per poi tornare alla carica soltanto lo scorso maggio col nuovo maxi-singolo "Tanzt Kaputt, Was Euch Kaputt Macht!". Un mese dopo arriva finalmente l'album vero e proprio, e la curiosità per vedere cosa avrebbe combinato un trio che rimane pur sempre un fun-project, specie dopo due 'cafonate' da dancefloor 'teteske' fino al midollo come i singoli citati poc'anzi, era senza dubbio tangibile... Le aspettative erano comunque alte nonostante certe chiare prerogative, perché in fondo da uno come Krischan Wesenberg ti aspetti sempre quel qualcosa in più, anche quando la volontà è quella di suonare 'tamarri' ed eccessivi oltre il lecito... E allora, muniti anche noi della giusta dose di ironia e senza velleità concettuali, ci gettiamo con piacere nel vortice dance dal groove acido e adrenalinico del trio tedesco, partendo proprio dal nuovo singolo di cui sopra, vero e proprio indice di quanto piaccia l'elettronica 'cafona' al pubblico germanico, al quale ovviamente Straftanz si rivolge prima che a tutti gli altri. Non è da meno "Out Of Time", anche se alle parti più 'loud' si alterna un'elettronica sempre danceable ma più levigata, segno di come la classe di Mr. Wesenberg non sia facilmente accantonabile, anche se la sfuriata rhythmic industrial senza fronzoli di "Finale Vollendung" sembra volerci smentire prontamente... Corsi e ricorsi storici: nella cattiva e chitarrosa "Praise The Panic" troviamo alla voce nel refrain quel Mille Petrozza (definito a chiare lettere 'leggenda vivente' sul digipack che racchiude l'opera) che, coi suoi storici Kreator, sul finire degli anni '90 tentò una timida 'svolta gothic' ("Endorama") per poi tornare al thrash metal tout-court, ma che evidentemente non ha preso totalmente le distanze da una certa scena... Ancora un ospite, e stavolta si tratta di Myk Jung dei The Fair Sex, guest vocalist nella solida e groovy "Burn Down Heaven", cui segue quella "Die Säge" che è davvero uno degli episodi più tamarri dell'intero disco, forse seconda in tale 'classifica' solo a quella "Industrieschnee (Ode An Die Heimat)" che, complice la pessima voce dell'ospite Carsten Jacek (mediocre frontman dei sopravvalutati [:SITD:]), sembra una versione ubriaca e crucca dei peggiori Prodigy... Se "Gummimann" alterna nuovamente parti più raffinate a soluzioni 'ignoranti', "DZE" propende invece solo per queste ultime, e tocca a "Doubt", forse il momento dove si sente di più la matrice Rotersand, riportare equilibrio e classe al contesto globale, anche se il finale è all'insegna dello 'sballo anfetaminico da pista' con la pompata scheggia techno-trance "Blood In Blood Out" e con l'ultima cafonata, ovvero la strabordante e già ampiamente nota "Straftanz". Sicuramente troppo eccessivo sotto tutti i punti di vista per chi si diletta tanto con l'elettronica più raffinata di Covenant e Seabound quanto con le cose harsh più elaborate (Interlace, Necro Facility), questo disco, stracolmo di riferimenti più o meno diretti alla techno ed alla (euro)dance più 'hard', farà invece la gioia del pubblico più 'casinista' ed amante del puro impeto da club: il trucco sta nel prenderlo per quello che è, ovvero un divertissement creato ad arte per fare baccano nei dancefloor alternativi più indiavolati e 'trendy', possibilmente presso un pubblico di bocca buona come quello tedesco. Noi, tutto sommato, plaudiamo ad un trio che se non altro queste cose le fa senza mai prendersi troppo sul serio, come invece troppi colleghi fanno con risultati il più delle volte risibili.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.myspace.com/straftanzmusic