04-08-2008
SOMEGIRL
"The Velvet Hour"
(A Different Drum/Audioglobe)
Time: (67:22)
Rating : 6.5
Ancora una volta Stephen Mork, musicista del Wisconsin attivo sin dal 2000 col progetto Somegirl, è costretto ad avvalersi di una nuova voce femminile per dar vita all'album successivo, e dopo il triste abbandono della brava Kristin Buckman (che cantò sul fortunato debut del 2002 "I've Been Known To Be Completely Wrong", a tutt'oggi senz'ombra di dubbio la miglior prova dell'act americano) siamo ormai giunti alla terza cantante nell'arco di tre dischi... Stavolta dietro al microfono troviamo Laura Hillman, cantante di fama EB (progetto dal quale proviene anche Nick Mitchell, che qui si occupa della parti di chitarra e della produzione vocale) che, sebbene lontana dall'abilità della succitata Kristin, non fa rimpiangere la precedente Amanda Cruz, che per inciso non fece nulla di particolarmente brillante sul deludente "She's Full Of Secrets" (2005). Le sonorità elettroniche di Stephen Mork, tuttavia, a seguito dell'abbandono di Kristin si sono fatte più semplici, vellutate, lineari e leggere, segno di come, forse, una voce versatile e carismatica come quella della Buckman non rientri più nei piani di un songwriting che ha inteso sedare la carica dei beat e limitare l'impeto squisitamente melodico... "The Velvet Hour" è un terzo capitolo lungo (si supera ampiamente l'ora di durata, ed escludere 2-3 brani dalla tracklist avrebbe solo giovato...) che si apre con la prima di ben tre cover, ovvero "Careless Memories" dei Duran Duran, qui resa in una versione electropop decisamente più vellutata, mentre il primo brano originale, "She's At The Discoteque", fa temere il peggio con la sua frivolezza a tratti eccessiva... Fortunatamente il duo si rimette subito in carreggiata, sfoderando un sound più raffinato con la leggera ma piacevole "I've Loved (Before)" e con la delicata "I Lie", a tratti memore di certe cose dei Chandeen; apprezzabili, anche se prive di particolari sussulti, l'elegante e melodica "Elektrik Love" e le suadenti "Miserably" e "Still Waiting", ma i momenti migliori ci vengono offerti dalla soffusa e quasi trip-hop "Stay" e dalla ben strutturata "A Touch", quest'ultima miglior traccia del dischetto. La cover di "Perhaps, Perhaps, Perhaps", brano firmato da Joe Davis, appare ritmata e fresca come il pezzo originario, mentre più fedele all'originale si rivela la cover del classico degli Abba "Super Trouper"; bene il finale, con la misteriosa "Midnight Composition # 3" e la sfuggente e sottilissima "Tiny Cries" sugli scudi. Sebbene anche stavolta i Somegirl siano lontani dalle vette toccate col primo album, complice una produzione poco frizzante, un piccolo segnale di risalita c'è, anche se la voce della Hillman non ha evidenziato quell'estro e quella versatilità che furono della Buckman: vedremo se il tempo ed un maggior affiatamento porteranno nuova linfa vitale al progetto...
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.myspace.com/somegirl
http://www.adifferentdrum.com/