05-03-2007
LAMIA
"La Màquina De Dios"
(Black Rain/Audioglobe)
Time: (56:59)
Rating : 6
Torna a farsi sentire, dopo il debut "Dark Angel" del 2003 e l'EP del 2004 "Carnival Of Lust", la band argentina capitanata da Juan Andrés Celasco, il quale, persi per strada negli anni dapprima Maximiliano Schneider e Lucio Moschella ed in tempi più recenti anche la cantante Claudia 'Cali' Rolando, ha rigenerato la sua creatura arruolando la soprano Cecilia Marchesotti ed il tenore Daniel Pomba. È un ritorno ambizioso quello dei Lamia, che con questo follow-up basato sul "Llibre Vermell de Montserrat" (e proprio Montserrat, in Catalonia, ospitò un importante sito di pellegrinaggio ed un'abbazia dove, nel 14esimo secolo, i pellegrini si recavano per pregare alla Vergine Nera) intendono reinterpretare in chiave moderna e personale i 10 brani contenuti proprio nel succitato libro, i quali vennero scritti con lo scopo di trasformare il credente ed ispirarlo verso un comportamento più misericordioso e retto. Pur rimanendo pressoché fermi sulle coordinate stilistiche e musicali del debut, i Lamia hanno svolto sicuramente un lavoro accurato ed appassionato, sfruttando il booklet per introdurre taluni interessanti cenni storici e pubblicando i testi in latino, catalano ed inglese, e se da un lato possiamo plaudire all'operazione in sé, di certo impegnativa sotto tutti i punti di vista, dal punto di vista squisitamente musicale quello a cui ci troviamo di fronte è un disco che risulta essere sin troppo debitore verso artisti indubbiamente più capaci come Qntal e, soprattutto, Helium Vola. La somiglianza con questi ultimi, infatti, ci appare subito palese coi primi 4 brani del disco (soprattutto a livello di scelte sonore ed arrangiamenti), tutti cantati da Cecilia, la quale non fa rimpiangere la dimissionaria 'Cali'; arriva qualcosa di più ritmato a ravvivare il tutto con l'up-tempo "Los Set Goytx" e con "Cuncti Simus", la prima eseguita a due voci e la seconda ad appannaggio di Daniel, ma entrambe evidenziano arrangiamenti vocali per lo meno 'avventurosi' che ne minano l'effettiva riuscita. Decisamente più vicine ai Qntal, invece, canzoni come la malinconica "Mariam Matrem" e "Inperaytriz De La Ciutat Joyosa", mentre il momento migliore dell'album giunge solo alla fine con la conclusiva "Ad Mortem Festinamus", ritmata ed incalzante danza eseguita a due voci in maniera più che convincente. Ribadendo il fatto che ci sentiamo comunque di premiare il lodevole sforzo fatto dal trio per offrire qualcosa in più che non una semplice raccolta di nuove canzoni, auspichiamo che la band sappia presto imboccare una strada più personale e che riesca a scrollarsi di dosso la sudditanza nei confronti dei due 'mostri sacri' della neoclassic/electro/medieval sopraccitati: solo così i Lamia potranno finalmente elevarsi ad un livello superiore e realizzare qualcosa di significativo.
Roberto Alessandro Filippozzi