21-07-2008
DIAMANDA GALÁS
"Guilty Guilty Guilty"
(Mute)
Time: (42:32)
Rating : 8.5
La muta della Serpenta è inarrestabile, ma l'apparente morfologia di rettile cede alla donna che urla la sua amletica essenza femminile. Sette tracce per parlare d'amore e di morte, e la morte non ha la falce argentata, ma la colpevole sembianza di una donna che porta il proprio sentimento all'epilogo fatale. "Guilty Guilty Guilty" trascina l'ascoltatore nel personale e profano inferno quotidiano: già da anni l'ammaliatrice di Boston ha abbandonato le liriche di stampo esoterico per trascinare i propri drammi vocali nelle disperazioni umane. Se "Defixiones, Will And Testament", cantava le tragedie del popolo armeno durante la Grande Guerra, l'ultimo lavoro (il diciassettesimo) ha la gran desolazione della disperazione femminile nel supremo atto di finire un rapporto criminosamente. Nel momento in cui a commettere un omicidio è una donna, muore anche una parte di lei, e nel disco la sensazione di morte interiore è oltremodo percettibile. La voce di Diamanda è la massima espressione contemporanea per ampiezza, colore, spettro vocale: in "Heaven Have Mercy" le agilità iniziali partono da note bassissime, vere caverne sonore nella modulazione e nell'emissione, per arrivare in parti altissime della scala, senza cedere, ed anzi riempiendo il virtuosismo di colorature ed agilità, pirotecnie che in pochi possono permettersi. Gospel drammatico e blues maledetto legano tra loro le sette tracce, senza respiro; solo in due momenti Diamanda si concede dolcezze amare: "Autumn Leaves", famosa canzone con liriche scritte da Jacques Prévert e l'indimenticabile voce di Yves Montand, a distanza di oltre 50 anni nella disperazione della Galás riesce ancora a commuovere. Altro momento di gran pathos è la sua personale interpretazione di "Interlude (Time)", brano lanciato da Timi Yuro negli anni 60 che ha riavuto il giusto merito nell'esecuzione di Morrissey e Siouxsie. Dolcissima nelle voci dei due artisti appena citati, ma con Diamanda l'intimo è percosso emotivamente, un po' come nella cover di "Gloomy Sunday". La Galás non sarà mai uguale a nessuno nel proporre le sue personali reinterpretazioni perché il suo personale ed irrazionale stile appartiene alla sfera del dolore puro, della desolazione, degli estremismi vocali e concettuali. La masterizzazione di questo full-lenght live è perfetta, l'acustica dei teatri di New York ed Auckland (la performance è stata registrata durante il tour 'Diamanda's Valentine Day Massacre') aiuta e rapisce la sintonia tra voce e piano, dolci quando devono esserlo, nervosi e passionali quasi sempre, e l'agogica non cede mai a nessun calo emotivo. Tipica la tecnica di Diamanda, simile a Tom Waits se dobbiamo pensare ad un paragone, martellante e primitiva, carnale nella sua perfezione, il contrario di Tori Amos, fluttuante sui tasti, lasciva e terrena nella tecnica interpretativa. Un altro capitolo da avere per chi ama la Serpenta senza condizioni, per chi ha avuto l'onore di farsi ammaliare da questa Circe contemporanea, Hekate nella sua oscura ellenicità, algida nel suo modo straordinario di essere artista. "Who knows (who knows) if it's real Or just something we're both dreaming of ? What seems like an interlude now Could be the beginning of love, What seems like an interlude now Could be the beginning of love, What seems like an interlude now Could be the beginning of love."
Nicola Tenani