21-07-2008
WHEN
"You Are Silent"
(Jester Records/Audioglobe)
Time: (43:16)
Rating : 7
I fans degli Ulver non possono certo ignorare l'attività artistica di Lars Pedersen, il compositore che si cela dietro al monicker When, dato che è stato proprio quest'ultimo ad 'ispirare' (in parte) i lavori più sperimentali della band di Kristoffer 'Garm' Rygg e compagni. Com'è probabilmente noto ai nostri lettori, il leader della storica band norvegese - gli Ulver, appunto - che ha scritto e continua a scrivere intere pagine dell'avanguardia musicale nordeuropea gestisce dal 1998 una label (la Jester Records) dedita alla sperimentazione più intrinseca ed oscura, etichetta presso la quale lo stesso Pedersen (che esordì nel lontano 1987 per l'altrettanto storica Tatra) ha deciso di (ri)accasarsi per la pubblicazione della sua dodicesima opera in studio. Coloro che conoscono ed apprezzano la complessa ricerca sonora del Nostro si saranno ormai abituati ai suoi bislacchi amalgami stilistici, alla sua visione artistica allucinogena e totalmente anticonvenzionale. Se la penultima release di casa When ("Trippy Happy" del 2007) giocava ad impastare sonorità 'sixties' dal chiaro sapore vintage, ballate folk costruite sulle note di uno strumento inconsueto come il banjo ed una psichedelia quasi barocca immersa in un surrealismo da cartone animato, "You Are Silent" avanza invece con un passo felpato ed un'andatura elegante, poiché propenso a mostrare il lato più cupo, introspettivo e melanconico (ma pur sempre bizzarro e slegato da qualsiasi canone di riferimento) dell'estro del compositore scandinavo. A Pedersen va dato atto di aver creato uno stile che rifugge dalle facili classificazioni e dai luoghi comuni: nel corso delle cinque tracce che compongono il disco sono infatti parecchi gli spunti compositivi che potremmo definire 'avanguardistici', anche se, ad onor del vero, buona parte di essi ci sembra tutt'altro che imprescindibile. "Lost Cure" è un'ottima opener, eretta su conturbanti pulsazioni trip-hop e dominata da strumenti 'jazzati' e da una sinistra voce recitata, che termina in un angosciante tripudio di effetti rumoristici in pieno stile horror, mentre "Stirred", perfetto esempio di puro avant-rock, ci permette di apprezzare un bel cantato pulito ed un sottofondo di cori simil-gregoriani. Già a partire dalla successiva "The Virus", traccia che sprofonda lentamente in spasmodici sussurri e tetre tastiere, quasi come in un incubo post-surrealista, qualche meccanismo comincia ad incepparsi, ed il disco sembra scivolare in una serie di stravaganze praticamente fini a sé stesse; ci si riprende soltanto grazie a "Strange Rituals", episodio che, a differenza di tutti gli altri, segue la classica 'forma-canzone', deliziandoci con un bella armonia di suoni e voci ed un gradevole crescendo melodico. Per la gioia di tutti i fan che hanno dovuto assistere all'inevitabile metamorfosi della ferocia primigenia delle vecchie band black metal (Ulver, Arcturus, Emperor) in prospettive sonore lugubri e visionarie impregnate di nera decadenza, arriva infine "False Alarm", un esercizio di stile totalmente manieristico, a cavallo tra un ambient-sound irrazionale ed un raccapricciante doom metal infarcito di spunti elettronici, che Pedersen poteva, a nostro avviso, tranquillamente evitare di comporre. A certi palati fini queste acrobatiche masturbazioni compositive potranno anche interessare, ma chi nella musica cerca sempre e comunque una buona dose di melodia non riuscirà di certo ad esimersi dal porsi questa domanda: quant'è labile il confine tra la voglia di sperimentare e l'autoreferenzialità compositiva? La risposta sta sicuramente nel mezzo: "You Are Silent" mostra sì un indubbio carattere criptico e 'snob', ma dispone altresì di espedienti musicali curiosi e degni d'attenzione e, forse proprio per il suo carattere strambo ed anticonvenzionale, non passerà inosservato presso i più esigenti cultori delle avanguardie musicali, ma anche tra tutti coloro che hanno apprezzato la svolta elettronica degli Ulver e le ambientazioni apocalittiche della premiata ditta Peccatum.
Marco Belafatti
http://www.myspace.com/witchwood