21-07-2008
- LA MAGRA -
"Schwarze Boten"
(Rupal/E-Noxe/Masterpiece)
Time: (75:28)
Rating : 6.5
Secondo album per il progetto tedesco guidato da Martin Kroll (noto artisticamente come Louis Cyphre), già autore due anni or sono del debut autoprodotto "Music For The Living Dead" ed incontrato più volte nelle vesti di remixer anche su queste pagine. Abbandonata l'ossessione per i vampiri del poco noto debut di cui sopra ed accasatosi presso la famiglia Rupal/E-Noxe, Martin torna con una seconda prova ancora una volta all'insegna dell'EBM di stampo harsh, ma sicuramente più levigata, completa e meglio confezionata rispetto a degli inizi ancora acerbi. A scanso di equivoci, diciamo subito che non è il caso di aspettarsi grosse sorprese: - La Magra - è un act perfettamente in linea con gli standard del settore, dalla voce distorta ai tipici beat da club, sebbene sicuramente più melodico, dinamico e versatile rispetto a colleghi quali Wynardtage ed Acylum, e nemmeno quest'album risolleverà le sorti di un filone prossimo all'implosione definitiva... Detto questo, si può comunque plaudire ad un progetto sicuramente maturato negli ultimi due anni, come dimostra la buona prima parte dell'opera in esame, segnatamente con "Angel Of Darkness" (club-hit melodica e ben costruita), con la più raffinata ed ariosa "City Of The Dead", col solido mid-tempo "Among Us" (bene il crescendo d'intensità) e con due episodi sofferti quali il lento e cadenzato requiem "Circus Of Death" e la più atmosferica "The Course". Male, invece, le due tracce che ospitano alla voce la mediocre e sconosciuta Dee Kay, mentre le cose migliorano decisamente quando dietro al microfono troviamo l'altrettanto sconosciuta Conny, che si esalta tanto nella più strutturata "Guardian Angel" quanto in quella "Flieh Mit Mir" che, seppur molto più melodica del restante materiale, sa imporsi per incisività. Ancora sofferenza con "End Of The Human Race", buona variante scandita da rulli marziali, ma è uno degli ultimi sussulti del disco, che si chiude con una serie di tracce tanto funzionali quanto prevedibili e convenzionali, appena prima di una ghost-track capace di un mordente che purtroppo manca in altri frangenti. Alla fine dell'ascolto, la sensazione è comunque quella di trovarci di fronte ad un act in crescita su tutti i fronti, dalla produzione al songwriting, con tutto quello che c'è nel mezzo: se Martin riuscirà a focalizzare meglio certe idee, possibilmente lavorando sodo su certe buone intuizioni e riducendo il numero delle canzoni (quest'album, ad esempio, avrebbe funzionato molto meglio con tre brani in meno), potrà ritagliarsi un posto al sole in una scena dove certi macellai senza né arte né parte continuano a spopolare senza merito. La strada per l'eccellenza, comunque, è ancora lunga: staremo a vedere...
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.myspace.com/lamagra2006