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Room 106

21-07-2008

MINISTRY and CO-CONSPIRATORS

"Cover Up"

Cover MINISTRY and CO-CONSPIRATORS

(13th Planet/Audioglobe)

Time: (65:02)

Rating : 7

Colpo di coda per i Ministry che, dopo aver annunciato la fine della propria carriera con l'album "The Last Sucker", tornano a divertirsi con un CD di sole cover, ormai prassi di molte grandi band americane e non solo (si veda, tra gli altri, l'esempio degli Slayer o dei Guns'n'Roses). L'ironia (macabra) fa capolino nel titolo, che va a braccetto con la copertina caratterizzata da un JFK sotto tiro, fatto che svela ancor di più le tendenze politiche mai celate di Jourgensen. L'attenzione dei nostri è rivolta al rock classico degli anni '70 rivisitato in chiave fortemente rock'n'roll e easy listening, fatto che rende il lavoro alquanto distante dai livelli più sperimentali dei primi periodi della band ("Psalm 69" e "The Mind Is A Terribile Thing To Taste"), ma anche dall'aggressività che li ha caratterizzati fino all'ultimo album. Unica traccia che rimane più in linea con il marchio Ministry è "Roadhouse Blues" (già edita in "The Last Sucker"): un pezzo tiratissimo che stravolge con ottimi risultati l'immortale brano dei Doors. L'orecchiabilità dei componimenti originali viene sfruttata meticolosamente aggiungendo, di norma, solo chitarre graffianti, la voce rozza di Alien, una sessione ritmica più tesa con percussioni triggerate, ma soprattutto una produzione che amplifica quanto di buono può fornire l'esecuzione dei Ministry, oltre a confezionare un suono in piena linea con le frequenze moderne. Senza dubbio tra le più orecchiabili svetta "Under My Thumb" dei Rolling Stones: un papabile singolo senza troppe ricercatezze, ma non sono da meno "Bang A Gong" dei T. Rex, "Radar Love" di Golden Earring e "Space Truckin'" dei Deep Purple, quest'ultima tremendamente simile all'originale che, nonostante l'età, 'picchiava' già abbastanza duro. Più personale l'interpretazione del classico blues "Black Betty" di Huddie Ledbetter, rigenerata con una certa dose di furore fornito da sessioni ritmiche metal che potrebbero far storcere il naso anche ai non puristi del blues. "Mississippi Queen" dei Mountain è rivista in modo approssimativo, quasi ci trovassimo di fronte ad una qualsiasi cover band rock che si prodiga in esibizioni di bassa lega... "Just Got Paid" degli ZZ Top è rivisitata con una sezione ritmica thrash e un cantato growl, ma il riff di chitarra rimane smaccatamente anni '70, mentre "Lay Lady Lay" di Bob Dylan (già edita nell'album "Filth Pig") mantiene il giro di chitarra classica, arricchito di arrangiamenti rock potenti che non ne stravolgono eccessivamente la qualità originale. La cover dei Black Sabbath "Supernaut" (il terzo dei tre brani già editi) è estratto dall'omonimo singolo del 1990 firmato 1000 Homo DJs, una super-band che ebbe vita breve a cavallo tra gli anni '80 e '90, formata dai membri dei Ministry con l'aggiunta di Jello Biafra e Trent Reznor: in questo pezzo i suoni si fanno più sporchi, toccando quell''industrial-rock' che tanta fortuna ha avuto negli USA; in parte la traccia può essere accostata al periodo "Downward Spiral" dei Nine Inch Nails, pur mantenendo quella rotondità nei riff di chitarra che era propria della band di Tony Iommi e garantendo un risultato finale quanto meno piacevole. La chiusa dell'album è affidata alla cover di "What A Wonderful World", interpretata sia in versione ballad più lenta e con accompagnamento di piano che in versione 'Fast', in presa live e decisamente punk, ma ascoltando queste interpretazioni la memoria va ai Ramones, che ne seppero fare una versione indimenticabile e nettamente superiore a quelle proposteci da Jourgensen e soci, i quali si limitano a ripercorrere note che in qualsiasi modo vengano stravolte garantiscono sempre un risultato soddisfacente. Rimane tutta da scoprire la menata politica collocata come ghost-track su note country. "Cover Up" è un grosso divertissement che non darà soddisfazione ai fans più accaniti dei Ministry, ma che garantirà una grossa entrata economica: nella musica ci vuole classe anche per far soldi, e non tutti possono vantare la classe di Jourgensen. Raccomandato agli amanti del rock'n'roll stile Motörhead, ma prodotto con un appeal moderno e assai più potente.

Michele Viali

 

http://www.ministrymusic.org/

http://www.thirteenthplanet.com/