14-07-2008
TRANSIT POETRY
"Evocation Of Gaia"
(Distinct Music/Masterpiece)
Time: (54:72)
Rating : 7.5
Terzo episodio della tetralogia dedicata ai quattro elementi, "Evocation Of Gaia" vede protagonista la Terra, l'elemento associato al nord, il pragmatismo, le radici. Già la copertina dell'album è un inno visivo al ciclo della vita, al suo naturale decorso, fatto di morte perché sia vita, di grazia e potenza, nel suo struggente sentore di morte prossima per la fragilità di foglie oramai cadenti dai rami, nell'esplodere di colori tra il rosso e l'arancio di un tramonto senza tempo e la grazia del pettirosso in primo piano. Forte è il messaggio che le liriche di Sascha Blach (protagonista pure del progetto parallelo più spiccatamente prog-metal Despairation) vogliono far giungere a chi ascolta, in un ampio contesto musicale che molte band oramai, non solo in ambito pagan-folk, vogliono imprimere. Ecosofico e non ecologico, la salvezza del Pianeta come lascito generazionale, tramandato da popoli e tradizioni che pure nella loro religiosità pongono la Dea Madre come aggregante mistico e mitologico tra millenarie culture planetarie. "Aurora" è una dolcissima ballata che sublima il lento, pigro e carezzevole risveglio quotidiano, in cui la Dea sorella di Luna e Sole colora la contesa luce-tenebre, così come di contrasto chitarra-tastiere vive l'intero brano. La grande differenza tra la band tedesca ed altre formazioni analoghe è la forte immediatezza - anche da dancefloor - di questo disco, anche se rispetto al passato meno elettronico, ma eseguito con intrecci che spaziano tra l'electro-goth-rock ed il metal medioevale. L'influenza di band affini come Faun oppure Inkubus Sukkubus si fa sentire, tra le righe, un po', e non solo per le poetiche, ma soprattutto per il senso di collettiva condivisione ideale. Non solo il cambio d'etichetta segna una novità per la band: l'innesto di una tastierista a titolo definitivo, Juuri, ed il cambio di bassista, non più Melanie ma Diana (felice coincidenza di nome per un disco dedicato alle mitologie legate alla terra). Episodi ballabili in stile gothic come "Ambrosia For The Lost Lord" o "Vegan Revolution" si alternano a momenti più introspettivi; "Soil Of Sunflower", con la partecipazione di Antje Dieckmann come seconda voce (presente pure come backing vocal in "Endymion" ed in "Earth Rhytm"), può riportare alla radice Inkubus Sukkubus, forse un po' sottovalutata. I temi minimali creano la differenza con il paganesimo scandinavo, più prettamente epico; in "Evocation Of Gaia" prevale la tematica elementale al limite della Wicca, la musica di Transit Poetry è come un piccolo insieme di mantra fruibili ma volti all'amore per la Dea, magari sofferente, ma viva. L'ultima traccia del disco, "Leave", con il delicato inserimento nella trama strumentale di Jenny Evans Van Der Harten degli Omnia, è il giusto commiato in un disco che sa farsi amare. "Oh please don't cry, thank you for all, thank you good-bye..."
Nicola Tenani