30-06-2008
BLACKFILM
"Blackfilm"
(Spectraliquid)
Time: (57:42)
Rating : 8.5
Il debutto discografico di questo enigmatico musicista londinese (di cui non è noto neppure il nome) coincide con la seconda release per la greca Spectraliquid, neonata etichetta gestita da quel Kostas K. che è anche titolare del progetto Subheim, recente autore dell'apprezzato debut "Approach" - da noi positivamente recensito - per l'emergente label americana Tympanik Audio. Ed alla stregua della stessa Tympanik, anche la Spectraliquid intende muoversi verso generi ricercati e di nicchia quali IDM, chillout e downtempo, come dimostrato tanto con la compilation "Konkrete" quanto con questo debut a firma Blackfilm, confezionato in un elegante digipack. Il progetto in esame si muove appunto su queste coordinate, impreziosendo un songwriting maturo, completo e di ottima fattura con pregiate e indovinate aperture neoclassiche, perfettamente integrate all'elettronica raffinata di cui è fatta la struttura portante dell'opera. L'iniziale "Come & See" apre le danze in maniera estremamente cupa, a tratti ambientale, con trame plumbee sulle quali si innesta una nervosa batteria jazzata dal taglio piacevolmente organico, mentre "Inteference" poggia su basi trip-hop dai toni drammatici, fregiandosi in maniera esemplare di quelle influenze classiche cui accennavamo poc'anzi, ma la summa del songwriting intenso e crepuscolare di Blackfilm ci è data principalmente da "Stalingrad", che nei suoi oltre 10 minuti fonde sapientemente tutte le correnti musicali care al progetto in un vortice multiforme, nel quale fa capolino anche una voce femminile. Alle pregevoli soluzioni melodiche di "Sonar" segue "Five Years", traccia composta a quattro mani col progetto norvegese Deep Into Perspectives che si rivela un piccolo gioiello diviso tra elettronica minimale (siamo dalle parti del glitch...) e superbe orchestrazioni neoclassiche, con gli archi che ancora una volta disegnano scenari emozionanti. Eccellente il trittico finale: ad una "Midnight To 4 am" dall'incedere regale, ancora divisa fra ritmiche trip-hop e spunti sinfonici, segue la sorprendente "Mahabharata", piccola perla dove tanto i sublimi suoni etnici quanto le spirituali vocals femminili riescono ad eccellere al punto da meritare l'accostamento all'arte di gente come Dead Can Dance e Ravi Shankar, magari con un occhio ai Govinda; la chiusura è affidata ad "Atlantikend", con ancora gli archi a supporto di un crescendo d'intensità ammirevole. Un disco splendidamente prodotto (sia per il mastering di Volker Kahl dei Kattoo, che esalta una resa sonora ottimale, che per quanto attiene la splendida veste grafica curata da Kostas K.), forte di un songwriting solido, magnetico ed avvolgente e dotato di un taglio filmico che rende l'ascolto ancor più piacevole e stimolante: un esordio eccellente che va a fare il paio col debut di Subheim, con la certezza che sentiremo ancora parlare di entrambi. Un autentico must per gli amanti di queste sonorità, un 'film noir' da gustare rigorosamente ad occhi chiusi.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.myspace.com/blackfilmmusic