30-06-2008
BLOOD
"The Reaper Behind Me"
(Darkest Labyrinth)
Time: CD1 (46:47) CD2 (48:49)
Rating : 6
Con questo nuovo doppio disco per la formazione nippo-australiana torniamo a parlare delle uscite della giapponese Darkest Labyrinth: sulla falsariga delle precedenti, se da una parte la masterizzazione digitale del suono, la grafica e l'arrangiamento dei brani sono ottimi, la bilancia si scompensa dalla parte della voce e delle atmosfere a noi così avulse. Rimane sempre la chitarra di Kiwamu come elemento aggregante fra questa e le altre band di casa DL: il titolare della label (Kiwamu, appunto) ha un'ottima tecnica, e ciò è indubbio, ma necessita dell'apporto esterno per esaltare la propria musica. È sintomatico che gli episodi migliori si trovino nel secondo dischetto: l'ottima "Crimson" mixata da Siva Six gode di un'ammirevole bilanciamento synth-voce, insolitamente ben orchestrata per una session 'harsh'. Pure l'apporto di In-Tranzit nel brano "Dead-Hearted" apporta armonia nel Blood-sound: il duo australiano ridimensiona l'estremo lacrimoso tipico e l'uso della voce più naturale avvicina le intonazioni di Fu-Ki a forme più familiari, almeno al nostro mercato. Così pure la delicatezza della voce della singer australiana Emily Rose in "Fountain Of Blood" porta leggerezza al brano, inserendosi bene nel quadro strumentale. Il disco 1, seppur ottimamente orchestrato, vive dei canoni classici del J-goth-rock, la voce dolorosa all'estremo - vittima di apocalissi irreali tipiche degli anime - risulta patetica e mesta nel suo finto dolore. Vivono in ogni caso un'evoluzione stilistica che li porterà ad adottare un nuovo sound più consono alle atmosfere goth-industrial mondiali; rispetto al passato le collaborazioni recenti avvalorano il nuovo concept (ottimo Ryo nella programmazione), e sebbene tutta la band sia ancora legata troppo all'apparire più che all'essere, l'indole è incatenata dai propri stereotipi e di questo non se ne può fare una colpa...
Nicola Tenani