23-06-2008
YENDRI
"Dreams Of An Undead Girl"
(Mental Ulcer Forges/Audioglobe)
Time: (67:45)
Rating : 8
Ormai la dolce e misteriosa Yendri, al secolo Nina Cording, sembra essere entrata a pieno regime nei meccanismi della Mental Ulcer Forges, label gestita da quel Rudy Ratzinger il quale, ogni primavera, torna puntuale con un nuovo album del suo arcinoto progetto :Wumpscut:, fra critiche e consensi. Alla stregua di Rudy, anche l'ombrosa artista di Amburgo si è prodigata nel far uscire un lavoro ogni primavera dal 2006 a questa parte, ed alla raccolta di inediti "Playdoll" ed al superbo "Malfunction" segue ora il settimo capitolo di una storia iniziata oltre dieci anni fa fra macchine, software ed un'inquieta, oscura femminilità. Se in passato non sono certo mancate le recensioni eccessivamente tiepide e le critiche gratuite al lavoro di Yendri, già immaginiamo che presto si parlerà anche di lei come di "quella che fa un disco all'anno", utilizzando lo stesso 'metro di giudizio' usato per :Wumpscut: senza soffermarsi adeguatamente e/o minimamente sull'aspetto artistico. Noi però, oltre ad amare lo stile infinitamente elegante, raffinato, inconfondibile, unico ed assolutamente anticonvenzionale (come Rudy stesso tiene sempre a sottolineare nelle note ufficiali) della sfuggente Nina, sappiamo come il suo lavoro di scrittura musicale non si arresti praticamente mai e siamo al corrente di interi DVD di materiale demo raccolti negli anni fra i quali selezionare, alla fine, soltanto quella manciata di brani da rifinire per un full-length, e pertanto non troviamo nulla di scandaloso nella cadenza annuale delle sue pubblicazioni, preferendo rimarcare piuttosto come la Cording si guardi bene dall'inflazionare il mercato con EP, remix-album ed 'esperimenti' vari spesso inutili, come invece piace fare a qualche 'autunnale lolita' che probabilmente occupa proprio quel posto che la Trisol ha negligentemente negato a Yendri dopo i primi 4 lavori. Nella sua settima opera (con un titolo emblematico per chi conosce l'immaginario dell'artista tedesca) Nina raccoglie 13 nuovi brani, ribadendo una volta in più come il suo approccio alla materia elettronica esuli da schemi usurati e vada a collocarsi in un microcosmo a parte, basato sulla più genuina originalità e su di uno stile perfettamente affinato, dove pensieri, suoni, voci, immagini e parole s'incastrano alla perfezione per delineare scenari unici, forieri di visioni ed emozioni tangibili. "Am I Dead Now" è un'apertura col botto, un'autentica hit dal groove infettivo costruita attorno ad una fenomenale melodia che richiama l'India (vero pallino artistico e filosofico della Nostra), mentre la più cadenzata "The Scientists" colpisce con atmosfere avvolgenti e suoni di caratura superiore. È questo ciò che fa di Yendri un'artista a parte nell'inflazionato panorama electro: il suo essere anticonvenzionale per natura, il suo staccarsi facilmente dai soliti cliché per costruire strutture differenti, cesellando suoni di una raffinatezza squisita (ma la consueta ottima produzione sa mettere in risalto anche la durezza e l'incisività di talune scelte ritmiche e melodiche) ed utilizzando la voce per dare corpo ai sentimenti, apparendo ora fragile, ora spaventata, ora rabbiosa, ora seducente, ora 'ectoplasmica'. Su queste premesse poggiano tutti i brani dell'opera, dalla groovy e nuovamente indianeggiante "Until Eternity" alla nervosa e sofferta "Maya Is My Name", dalla travolgente e vorticosa "Run For Your Life" alle cadenze notturne della fine "Calling All Angels", dalla ruvida e futurista "It Comes Over Me" alla ritmata scheggia industrialoide "Time Out", dall'alternativa "It Feels So Strange" (la cui struttura ritmica dimostra come Nina in realtà si ponga ben pochi limiti, se non nessuno) alle più lineari e dirette "Cryout" e "It Will Be Gone". Stranamente funzionano poco i due episodi conclusivi, la leggera "Kill Myself" e la cattiva e vagamente 'harsh' "Without It", dove Yendri opta per soluzioni vocali a tratti opinabili su basi musicali non troppo focalizzate... Nonostante il piccolo calo nel finale, questo settimo capitolo della carriera di Yendri (racchiuso in un gradevole digipack) ribadisce in tutto e per tutto quali siano le enormi ed innegabili qualità dell'artista tedesca, e pertanto chi sin qui ha apprezzato le gesta della Nostra continuerà di certo a farlo senza 'se' e senza 'ma', fermo restando che il capolavoro della Nostra rimane a tutt'oggi quel "Fluch Und Segen" che a quanto pare la Trisol fu la prima a non apprezzare e/o comprendere, visto il mancato rinnovo contrattuale che ne seguì...
Roberto Alessandro Filippozzi