26-05-2008
COLONY 5
"Buried Again"
(Infacted/Audioglobe)
Time: (54:57)
Rating : 8
Formatisi nel '99 ed attivi discograficamente sin dal 2002, i Colony 5 hanno ormai definitivamente conseguito lo status di band di primo piano nell'esile panorama future-pop, come testimonia la nuova fatica "Buried Again", quarto full-lenght in sei anni per il duo svedese. Escludendo il singolo apripista "Knives", i Nostri mancavano dal mercato discografico ormai dal 2005, ed è doveroso sottolineare come questa consistente pausa di riflessione abbia senz'altro giovato a P-O Svensson e Magnus Kalnins, la cui ascesa verso il gotha del settore è apparsa tangibile dopo degli esordi un po' incerti, dove il rischio di rimanere intrappolati in una formula monocorde era reale. Fortunatamente è andata diversamente, e l'act svedese si è dimostrato pienamente all'altezza della scena da cui proviene, rivelandosi di fatto uno dei nomi emergenti di maggior peso specifico all'ombra degli inarrivabili Covenant per quanto attiene all'elettronica più danceable e 'oscura'. E "Buried Again" è la summa di quanto appena detto: un disco prodotto mirabilmente, sufficientemente completo per quanto attiene al songwriting ed efficacissimo nel ribadire le abilità dei due musicisti scandinavi (in primis la bravura di un cantante che sa il fatto suo), nonché testimone di una compattezza decisamente invidiabile. Come da copione il sound del duo resta sbilanciato verso le potenziali club-hit, che nella fattispecie sono ben otto su tredici brani totali, il che la dice ancora lunga sulle reali intenzioni della band svedese, rimaste a grandi linee immutate nel tempo, nonostante l'indubbia crescita compositiva. L'opener "Ghosts" è esemplificativa in tal senso: un'intensa e tagliente dancefloor-hit nella quale tutto funziona, dalle melodie al buon refrain (tipicamente Colony 5), dal ritmo agli arrangiamenti ben curati, e non sono certo da meno la già nota "Knives" (singolo ottimale), la scoppiettante e dinamica "End Of Desperation" e la solida "Heart Attack". Tuttavia, fra una traccia club-friendly e l'altra si trovano dimostrazioni delle reali capacità dei Nostri, che a ben vedere vanno molto oltre l'assemblaggio di club-hit azzeccate: in tal senso parlano chiaro momenti come "Imaginary Girl", song di classe dal piglio notturno e quasi chillout, oppure quella nervosa e tesa "Absolute Religion" che sa sfociare in un bel refrain melodico, o ancora la più solenne e macchinosa "Fanatic", l'anthemica "Closure" e lo splendido episodio synthpop "Too Young", la cui carica passionale è innegabile. Nella parte finale dell'opera si perde un pizzico di lucidità, e segnatamente affiora un po' di ripetitività nelle ultime quattro tracce, altrettante potenziali hit che se da un lato confermano l'abilità del duo tanto nel confezionare i refrain quanto nel cesellare ritmi e melodie, nonché l'innegabile groove e la fisicità del sound di Colony 5, dall'altro aggiungono poco ad un tipo di costruzione dei brani alla quale i due svedesi ci hanno ormai decisamente abituati. Viste le qualità evidenziate quando i bpm calano, possiamo solo auspicare che in futuro i Colony 5 riducano le loro velleità dance a non più di cinque club-hit per album, preferendo invece ampliare il discorso con nuove soluzioni che potrebbero produrre effetti sorprendenti (e magari portarli vicini al capolavoro, chissà...). "Buried Again" resta comunque un disco estremamente ben congegnato, a tratti impeccabile, e di certo non mancherà di fare proseliti presso gli amanti dell'elettronica più melodica e danceable.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.infacted-recordings.de/