26-05-2008
EMIL BULLS
"The Black Path"
(Drakkar/Audioglobe)
Time: (66:06)
Rating : 7.5
Nati quindici anni fa in quel di Monaco, gli Emil Bulls, nonostante l'età media relativamente bassa, possono vantare una consistente produzione discografica ed un'intensissima attività concertistica. Il quintetto guarda alle nuove tendenze del metallo pesante, con un occhio di riguardo per generi come il crossover, il metalcore e il new metal. Insomma, "The Black Path" è un autentico caleidoscopio sonoro, frutto di un background musicale ampio ed eterogeneo, e, soprattutto, interpretato con pathos. Gli Emil Bulls non stravolgono schemi ormai consolidati, non aggiungono nuove sfumature a sonorità omologate, tuttavia risultano estremamente abili nel rielaborare con gusto e dinamismo la lezione impartita dai propri padri ispiratori, partorendo quattordici canzoni grintose e di facile presa. I Nostri, soprattutto, riescono dove molti stanchi epigoni falliscono miseramente: trasmettere emozioni. L'esecuzione dei brani, peraltro validissima sotto il profilo tecnico, evidenzia l'affiatamento e la buona coesione tra i membri del gruppo, peculiarità che contribuisce a rafforzare il songwriting. Brani snelli, ma non per questo strutturalmente fragili, curati negli arrangiamenti e sorretti da melodie accattivanti, sono gli ingredienti principali di "The Black Path". I ritornelli, poi, assumono un ruolo primario nell'economia della band: ariosi, orecchiabili, sono i veri punti di forza del combo tedesco. Questi, sin dai primi ascolti, si stampano nella memoria dell'ascoltatore, lasciando tracce indelebili del proprio passaggio. Al riguardo, è doverosa una menzione per il frontman Christoph Von Fraeydorf, che, al contrario della stragrande maggioranza dei colleghi, spesso stonati, è in grado di interpretare degnamente e senza sbavature il cantato pulito. Le canzoni, dunque, scorrono piacevolmente, senza palesare particolari cali di tensione. Rabbia e dolcezza, tensione e riflessione, atmosfera e impatto trovano eguale spazio nel nuovo lavoro del gruppo. Le tracce di maggior pregio sono sicuramente l'iniziale "To End All Wars", "All In Tune With The Universe" e "Pledge Allegiance To The Damned (The Unseen One)", episodi solidi, trascinanti e, soprattutto, corredati di refrain coinvolgenti. Come non menzionare, poi, la toccante "Close To The Wind", "Nothingness", le sfumature quasi eteree di "Collapsed Memorials", o ancora il rifferama nervoso e graffiante di "10050"... Concludono l'album le cadenze più ritmate di "Cigarettes Scars" e le melodie aggraziate di "Glad To be With You Again", degna chiusura di un lavoro gradevole che, ne siamo certi, riscuoterà consensi tra gli estimatori del genere.
Paolo Sola