14-05-2008
MIRABILIS
"Sub Rosa"
(Projekt/Audioglobe)
Time: (47:24)
Rating : 8.5
Mirabilis è la femminea creatura nata dall'incontro spirituale tra Dru Allen (This Ascension) e Summer Bowman (The Machine In The Garden): una delicata silhouette che, con movenze appena accennate, frastorna l'attonito osservatore con la sua incontrastata leggiadria, come una ninfa che, avvolta dalla prima nebbia mattutina, danza sulle rive d'un irreale lago. È un side-project dall'imperturbabile eleganza quello imbastito dalle due heavenly voices statunitensi che, dopo averci regalato "Pleiades", il primo e significativo full-lenght del 2004, si affacciano nuovamente sulle scene pubblicando il nuovissimo "Sub Rosa" attraverso la storica Projekt di Sam Rosenthal, una delle label pioniere nel campo della musica ethereal. Nel lussureggiante giardino dell'Anima silenziose danze ancestrali celebrano il congiungimento delle due entità mistiche, cori arcani si levano al cielo per decantare il miracolo della creazione artistica: da questi rituali sgorgano placide ed accarezzate dalla rugiada le sedici canzoni di "Sub Rosa", un'opera totalmente priva di connotati spazio-temporali, un luogo interiore dove le più ineffabili passioni sovrannaturali si schiudono, una fonte inesauribile di grazia e purezza dalla quale attingere senza timore. Bastano poche note, pochissimi ascolti per lasciarsi soggiogare dal lirismo di questi dolci madrigali che, richiamando la classicità greca e romana e raccogliendo la preziosa eredità dei Dead Can Dance e dei lavori solisti dell'insuperabile Lisa Gerrard, risvegliano fremiti da tempo assopiti. La musica di Mirabilis partorisce melodie incantevoli che afferrano l'anima e la lasciano volare, libera dai legami terrestri e dalle catene della quotidianità, nell'infinito cielo di una notte stellata, verso percezioni lontanissime ed oscure. In queste canzoni, per scagionare la possibilità di comporre un lavoro autoreferenziale e privo d'originalità, e per abbellire ulteriormente la propria opera, Dru e Summer hanno messo tanta farina del proprio sacco: le voci profonde, multiformi e cristalline, adoperate come fossero veri e propri strumenti, il cullante canto del dulcimer, la malinconia inquieta del pianoforte, l'immensità turchese del flauto, il richiamo atavico e silvestre delle percussioni... La cosmica "World Indifferent" (presente anche in una piacevolissima versione elettronica) e la disincantata "The Journey" meritano innegabilmente una menzione particolare per le eminenti vette di perfezione che riescono a toccare, ma è doveroso segnalare che ognuna delle varie tappe della tracklist presenta delle peculiarità a sé stanti, che fanno adorare l'album nella sua serafica sublimità e consacrano queste due artiste tra le novelle dee della musica neoclassica. La bellezza sempiterna, nascosta sotto i petali di una rosa.
Marco Belafatti