26-04-2008
SONNE HAGAL
"Jordansfrost"
(Luftschutz Entertainment/Tesco)
Time: (47:46)
Rating : 7.5
In otto anni di carriera il blasonato progetto neofolk Sonne Hagal giunge al secondo album di lunga durata dopo "Helfahrt", risalente ormai al 2002, a seguito di una miriade di singoli, EP e collaborazioni. Va da sé che in molti aspettavano questo momento, reso ancor più importante dalla partecipazione massiccia all'album di grandi nomi del settore: da Kim Larsen (Of The Wand And The Moon) a Markus Wolff e Tyrsson (Waldteufel), da Henryk Vogel di Darkwood ai fondamentali Will-I Stasch e Rose Kasseckert della Chtulhu Records (ma ben noti anche per i loro progetti Ernte e Mental Measuretech), per continuare con B'eirth di In Gowan Ring, Pierce dei Black Sun Productions, oltre a membri di Unto Ashes, Sonnentau e Lux Interna, per finire con la copertina disegnata da Fabrice Billard, boss dell'etichetta Divine Comedy. Insomma, una sorta di consacrazione cui rendono tributo tanti importanti autori della frangia folk-sperimentale, ripercorrendo così i metodi realizzativi che furono propri dei padri Death In June sin dai tempi di "Brown Book". "Jordansfrost" presenta le caratteristiche tradizionali del genere, distaccandosi da quegli arrangiamenti elettronici che furono tipici dei primi lavori "Sinnreger" ed "Helfahrt" e continuando sulla linea del neofolk puro, come già mostrato nel recente mini "Dygel". In un impianto basato su chitarra acustica e voce (modulata, a seconda delle occorrenze, su toni morbidi o impostati) si vanno a innestare gli strumenti e gli arrangiamenti degli ospiti dell'album, i quali forniscono note di flauto, violino, tromba ed altro ancora. Nella loro unitarietà stilistica, legata alla linea neofolk germanica (l'ombra di Andreas Ritter/Forseti è adesso più vicina che mai), alcuni pezzi riescono a godere anche di soluzioni diverse: ne è un esempio "Vengeance", brano minimale e più sixties rispetto agli standard, o "Hidden Flame", rafforzata da un ritmica wave e da trombe di deathinjuniana memoria. Al proposito, alcuni brani (su tutti "Ragnarök") ricalcano proprio i Death In June di "But, What Ends When The Symbols Shatter?" e "Rose Clouds Of Holocaust", facendoci capire una volta di più chi è il creatore primo. "Jordansfrost" si colloca in una dimensione meno originale e meno audace rispetto agli albori del progetto, 'macchiati' di pop apocalittico: la maturità di Sonne Hagal coincide quindi con una piena aderenza al neofolk germanico, scelta che non lascerà insoddisfatti i fans e che potrebbe attrarre qualche novizio. Bellissima la confezione in digipak, disponibile in tre versioni differenti.
Michele Viali