26-04-2008
DESPAIRATION
"A Requiem In Winter's Hue"
(My Kingdom Music/Masterpiece)
Time: (57:38)
Rating : 8
La malinconia deve obbligatoriamente vestire di nero? Niente affatto! Se siete restii nel credere a quanto ho appena affermato, provate ad ascoltare l'ultimo bellissimo album della longeva band tedesca Despairation, formata nel lontano 1994 e già ai tempi del precedente album ("Music For The Night" del 2004) felicemente accasata presso la scuderia della nostrana My Kingdom, da sempre dedita alla promozione delle realtà più valide dell'attuale panorama underground. "A Requiem In Winter's Hue", quarta fatica in studio per il quartetto guidato dal chitarrista/bassista Martin F. Jungkunz, presenta ai propri ascoltatori le sfaccettature più luminose appartenenti allo spettro emotivo di quell'universo musicale comunemente definito gotico (per antonomasia oscuro e decadente), attraverso undici piccoli ma preziosi afflati sonori sempre tesi alla speranza ed al chiarore, la cui indole solinga ed introversa assume un carattere riconciliatorio e quasi illuminante nell'attimo empatico. Tra vaghe ma costanti citazioni nei confronti degli Anathema dell'ultimo decennio, i Despairation giocano a fare gli equilibristi lanciandosi con naturale disinvoltura dal rock più alternativo e raffinato, memore della lezione degli ultimi R.E.M. ("The One Who Ceased To Breathe") e Depeche Mode (Dave Gahan e soci sono chiaramente tributati nella vellutata ed elegante "Farewell In Blue"), a momenti decisamente più sferzanti e progressivi, nei quali il timbro di un cantante sugli scudi qual'è Sascha Blach (anche nei Transit Poetry) emerge in tutta la sua impressionante espressività e le chitarre elettriche riescono ad infondere un pizzico d'adrenalina ad un impasto sonoro teso in maggior misura alla pacatezza. Ma non è tutto: con lo scorrere dei minuti trovano perfino spazio alcune melodie prettamente 'funk' ("Cathartic Revelation"), deliziose parentesi jazz ("Lucid Lullaby") ed accelerazioni devote al rock più epico e 'folkeggiante' ("Humanity As A Child"). Le chitarre acustiche ed il pianoforte, colonne portanti dell'opera, agiscono su ognuno degli undici brani come una brezza rivitalizzante sulle fragili e stanche spoglie di un albero rapito dal gelo invernale, sostenuti di tanto in tanto dai paradisiaci controcanti dell'ospite Victoria Trunova e dai palpitanti colpi dell'archetto della violoncellista Judith Meyer, senza mai sfoggiare una padronanza tecnica fine a sé stessa, ma andando a rifinire nel migliore dei modi un sound denso di lirismo e sentimento che ci invita alla riscoperta del nostro io interiore. Grazie all'esperienza internazionale ed alla lunga carriera portata sulle proprie spalle, i Despairation possono oggi concedersi il lusso d'azzardare soluzioni musicali insolite, senza paura di venire accolti nel modo sbagliato dall'audience; d'altronde, la classe non è acqua. Tirando le somme, ci rendiamo conto che i momenti topici del disco sono davvero tanti e, citandoli, rischieremmo di annoiare i nostri lettori; pertanto preferiamo consigliare indistintamente "A Requiem In Winter's Hue" a tutti gli ascoltatori più open-minded ed agli amanti della musica più emozionante, non soltanto ai soliti 'musi lunghi'. Non vi è alcun dubbio: un ricettacolo di sensazioni così vasto merita un'attenzione incondizionata da parte del nostro pubblico.
Marco Belafatti