10-04-2008
SCHATTENKINDER
"Weisser Regen"
(Curzweyhl/Masterpiece)
Time: (62:31)
Rating : 8.5
Spesso, al momento della stesura di una recensione e della valutazione di un album, vengono dati per scontati fattori quali la coesione e la stabilità all'interno di una line-up; va invece fatto notare quanto questi si rivelino essenziali al fine della maturazione artistica di un gruppo che si definisce tale non solo sul palco, ma anche in fase di songwriting. "Weisser Regen", secondo capitolo discografico dei sassoni Schattenkinder, è una delle più lapalissiane dimostrazioni di questo concetto: il quintetto d'estrazione neoclassica, formatosi nel 2003 ed affacciatosi timidamente sulle scene un solo anno dopo con il misconosciuto debut "Visions Of Nightfall", si presenta oggi, grazie al forte equilibrio instauratosi tra i propri membri ed al nuovo contratto con la sempreverde Curzweyhl, in una forma sorprendentemente vitale e smagliante. Le canzoni che compongono l'album sanno apparire, col trascorrere dei minuti, distinte nella forma eppur fortemente coese; la volontà della band di trovare i giusti compromessi tra le tipiche strutture della musica tradizionale mitteleuropea, gli eleganti influssi della new wave più oscura e le architetture minimali dell'elettronica più colta, sopprimendo la prolissità insita nel genere proposto con dei brani dall'elevatissima caratura emotiva, è tangibile. I maggiori meriti vanno sicuramente attribuiti alle due heavenly voices di Katharina e Madeleine, perfettamente calate nelle vesti di narratrici delle visioni oniriche e delle pene amorose di Helene (assoluta protagonista del concept lirico dell'album), ma altrettanto importanti sono i ruoli affidati agli altri tre musicisti coinvolti nel progetto, tra i quali spicca la versatile ed ammaliante violinista Katja, in grado di dipingere col proprio strumento linee melodiche depositarie d'ancestrali languori. Nonostante facciano capolino qua e là alcuni passaggi ancora debitori nei confronti di alcuni 'mostri sacri' della musica neoclassica/medioevale (i connazionali e compagni di etichetta Faun in primis, ma anche i meno noti WeltenBrand), nulla sembra lasciato al caso e sovente ci viene data più di una ragione per emozionarci. Volete degli esempi? La tormentata "Helene", che vola sugli struggenti vagiti d'un violino rapito dagli umori della brezza di un mare in tempesta; la soffusa e 'jazzata' "Dark Lovesong", che si sviluppa su seducenti e ballabili trame trip-hop; "Traum Der Spielhur", erettasi su tastiere stregate dall'animo gotico; "When Most I Wink" (musicata su un bellissimo sonetto di Shakespeare), che si fa apprezzare per la sua dolce intimità cameristica e la splendida "The Abyss", che, col suo incedere rovente e poetico, ci trasporta verso mondi lontani, dei quali soltanto nelle ore notturne c'è permesso sognare... Ma quelli di cui vi ho parlato non sono che alcuni dei tasselli di un mosaico sonoro ed emotivo da ricostruire notte dopo notte, ascolto dopo ascolto, brivido dopo brivido... Difficile chiedere 'il meglio', quando questo ci è già stato dato.
Marco Belafatti