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Room 103

05-02-2008

STORIES FROM THE MOON

"Stories From The Moon"

Cover STORIES FROM THE MOON

(Homunculus Records)

Time: (51:51)

Rating : 8.5

I più fedeli seguaci delle sonorità oscure ricorderanno senz'altro i Miranda Sex Garden, storico combo inglese che ha lasciato in eredità - fra il 1991 ed il 2000 - quattro album ed una manciata di singoli di assoluto livello, oltre ad aver fatto parte di un roster prestigioso come quello della Mute (Laibach, Depeche Mode e Diamanda Galás, fra gli altri). In seguito alla diaspora dei molti membri che militarono nella band inglese, a sei anni da quell'ultimo "Carnival Of Souls" (l'album qui in esame è infatti datato 2006, ma lo recuperiamo più che volentieri in sede di recensione), Ben Golomstock e Katharine Blake si ritrovano a collaborare in questo nuovo progetto, affiancati da Barney Hollington (che già suonò sul succitato canto del cigno per i Miranda Sex Garden) e da una vasta schiera di musicisti e cantanti estremamente capaci (fra cui Vince Johnson e Katiejane Garside, entrambi di fama Daisy Chainsaw, e Nick Marsh, quest'ultimo noto per la sua militanza nei Flesh For Lulu). Il discorso sembra riprendere proprio da dove avevamo lasciato i Miranda Sex Garden, ossia da quel "Carnival Of Souls" che evidenziava una volta in più l'estremo eclettismo del gruppo albionico: il progetto Stories From The Moon, infatti, in questa opera prima recupera ed amplia l'importante testamento dei Miranda Sex Garden, mescolando con assoluto savoir-faire sonorità neoclassiche ed eteree, passaggi fiabeschi, melodie circensi, giocose chanson francofone, sferzate elettriche, trame da soundtrack, plumbee nenie, momenti di forte teatralità e persino oscuri frangenti lynchiani (e non a caso David Lynch viene omaggiato con la cover di "In Heaven (Everything Is Fine)", brano scritto dallo stesso regista assieme a Peter Ivers). Raccontare a dovere un lavoro come questo, frazionato in 18 piccoli gioielli (fra cui un'ulteriore cover, segnatamente "Les Coeurs Tendres" del defunto artista belga Jacques Brel), è praticamente impossibile: l'estrema versatilità compositiva ed il largo numero di musicisti impiegati (un plauso in particolare alle molte voci messe in campo) nella realizzazione fanno dell'album in esame uno di quei dischi dai quali emerge sempre qualcosa di nuovo ad ogni ascolto, senza mai dare però l'idea di una sequenza di canzoni sconclusionata, complice una produzione estremamente professionale ed in grado di esaltare ogni strumento (violino e saxofono inclusi), e lo stupendo booklet potrà fungere da degno complemento visivo per l'analisi di questo poliedrico gioiellino. In attesa di un secondo capitolo, accogliamo con estremo piacere il ritorno in grande stile per Ben e Katharine, che sono riusciti a traslare l'importante eredità artistica di Miranda Sex Garden in un nuovo emozionante progetto, pur senza il supporto di un colosso come la Mute e con alle spalle solo una neonata e minuscola label indipendente (probabilmente gestita dalla band stessa). Assolutamente da scoprire.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

http://www.storiesfromthemoon.com/