05-02-2008
VIGILANTE
"War Of Ideas"
(Black Rain/Audioglobe)
Time: CD1 (43:47) CD2 (49:10)
Rating : 7
Ad un paio d'anni dal tutto sommato ben accolto debut "The Heroes' Code" (e ad uno dall'EP "Juicio Final") tornano a farsi sentire i cileni Vigilante, ormai ridottisi in studio a one-man-project curato esclusivamente dal fondatore Iván Muñoz, in seguito alla defezione di tre quarti dell'iniziale line-up. Se il debut aveva evidenziato delle buone premesse, grazie ad un sound in stile 'Die Krupps al testosterone' capace di fondere bene la durezza delle chitarre metal e l'irruenza vocale dello stesso Iván (premesse ideali per i rabbiosi testi a sfondo socio-politico) con le strutture dell'EBM, era comunque più che lecito attendersi qualcosa in più dal follow-up, almeno in termini di soluzioni ed arrangiamenti. Rimasto solo, Iván ha saputo raccogliere la sfida e confezionare un lavoro sicuramente più completo rispetto al suo predecessore, combinando in maniera più accurata l'apparato elettronico e l'irruenza della chitarra distorta. "War Of Ideas", tuttavia, non rinuncia neppure ad un'oncia della prepotenza degli esordi, ribadendo come i muscoli siano preponderanti rispetto alla mente in Vigilante (al punto che persino le clean vocals sono state pressoché rimosse): lo dimostra da subito "Fair Fight", tipica 'hit' ritmata con refrain urlato nel più classico stile del progetto cileno che non disdegna alcune sfuriate in stile Fear Factory, ma la seguente "In The Name Of God", benché più danceable, non è da meno. Si scorgono qua e là nuove soluzioni, come la miglior costruzione della più controllata "Forever", le buone parti cadenzate ed il gradito break melodico di "Get In The Ring", l'incedere dance pomposo di "Victims" e la struttura più complessa e cerebrale di "Black Day", ma quella giocata da Iván non si può certo definire una 'mano pesante': alla fin fine di grossi rischi non se ne sono voluti prendere, ed anzi, si è preferito andare sul sicuro, mostrando sempre e comunque anzitutto la propria possanza, anche in frangenti come "Time To Kill" (decisamente più 'canzone' rispetto alle altre), nella punk/metal "Justice" e nella cover di Victor Jara (famoso compositore folk cileno) "El Derecho De Vivir En Paz". Bene il clip della groovy e velenosa "Fire", sicuramente professionale, ma questa prima edizione (limitata a mille copie) mette sul piatto anche un bonus-CD zeppo di remix a corredo dell'album: in vero stavolta qualcosa di passabile lo si trova, segnatamente le manipolazioni dei vari Lamia, Lucia Ponticas, Reel, Sophya, Amateur God, Container 90 e Forgotten Sunrise, e fortunatamente i pochi remix realmente trascurabili, sommati ad una durata per una volta tanto contenuta, non minano l'intera operazione commerciale. Un rientro positivo per un progetto che, nonostante i 'pezzi' persi per strada, ha saputo guardare avanti con rinnovata convinzione: plaudiamo alla costanza, alla professionalità ed ai risultati ottenuti da un act da annoverare fra più validi interpreti del crossover electro/metal, fermo restando che ci attendiamo un'evoluzione ben più tangibile con la prossima prova in studio.
Roberto Alessandro Filippozzi