23-03-2024
TEVALIK
"Schattenläufer"
(Echozone)
Time: CD (53:50)
Rating : 6
Dopo l'esordio sulla lunga distanza del 2021 con "Own Rules", il duo tedesco composto da Thorsten Schumacher e Michèle Pesch torna col secondo album "Schattenläufer", rilasciato dalla Echozone in una gradevole confezione digifile a sei pannelli completa di booklet. La coppia prosegue nel solco di un'elettronica a tinte scure e per molti versi di ampio respiro nelle sue spiccate dinamiche retrò, alla luce di una scaletta piuttosto variegata. Quello che tende a funzionare ancora poco nell'economia del sound dei Tevalik è l'apporto vocale di entrambi, ed in particolare di una Michèle sin troppo rigida (specie nella sua madrelingua), quando non addirittura salmodiante, come nel tutto sommato modesto singolo pre-album "Freakstreet". Al netto della vocalità poco incisiva e convincente, fra le tredici tracce del dischetto non mancano buoni spunti, specie quando il battito prende piede, come in quegli episodi inclini a certa buona techno quali "Netzhass" e "Dance Of Gods", e si lasciano apprezzare anche le buone intelaiature della più penetrante "The Ways", il groove moderato di "Nur Ihre Tränen" ed il ritmato singolo "Tanzarroganz", che ben sta trainando l'album in patria. I due danno tuttavia il meglio di sé in quel frangente dove la fisicità del ritmo cede il passo ad una costruzione più raffinata, ossia nella title-track, segnale evidente di come si possa e si debba ragionare oltre la ballabilità del groove. Meno bene, oltre ad alcune tracce dove si è forse fatto il passo più lungo della gamba (quella "Pure Soul" a tratti velleitaria), i diversi brani strumentali sparsi per il disco, mai realmente decisivi o indispensabili in senso stretto, mentre il remix confezionato dai Nostri per "Du Hast Kein Herz" di :Wumpscut: (traccia bonus dell'edizione in CD), per quanto apprezzabile, è un extra che potrà far gola solo ai sostenitori più sfegatati del progetto teutonico. Luci ed ombre in un lavoro che se da un alto mette in risalto taluni buoni spunti, da ampliare in ogni senso, dall'altro sottolinea inequivocabilmente quali siano i limiti di un act che ha bisogno di definire meglio la propria rotta, cercando una formula più efficace in primis per l'apporto vocale, ed in generale per un songwriting da ricompattare attorno alle intuizioni migliori.
Roberto Alessandro Filippozzi