25-02-2024
GEKATA
"Et Choris Mortuis"
(ScentAir Records)
Time: CD (40:53)
Rating : 7.5
Dopo i buoni segnali lanciati col debut album "Ancaris" del 2018, uscito per la MIC Label, il trio russo formato dalla vocalist Natalya Korotaeva con Oleg Sergeev e Sergei Korotaev (entrambi coinvolti in altri progetti come Syncore e Shturm, oltre che insieme nei longevi Holocoder) è passato nel roster della ScentAir, che nel settembre 2021 ne ha rilasciato la seconda prova sulla lunga distanza in edizione di soli 100 esemplari, racchiusi in uno spartano cardsleeve. Tre anni dopo l'esordio, il trio rifinisce ed amplia una formula suggestiva e ricca di fascino, sfruttando una produzione più corposa che esalta i molti pregiati dettagli - anche d'estrazione industrial - e le gustose sfumature di un'elettronica particolare e raffinata, non soltanto per l'uso del latino nelle declamazioni di Natalya (che evocano l'austera solennità di certa darkwave dai tratti rituali), ma anche e soprattutto per la sua capacità di tingersi d'ambient come della techno più scura e intelligente, senza mai perdere il filo del discorso o deragliare verso eccessi velleitari. L'elettronica educata e suadente dei Nostri mostra subito il suo fascino e magnetismo già dalle iniziali "In Flamma" e "Memento Mori", senza paura di abbracciare meccaniche glitch con "Ex Oriete Lux" o di affidarsi alle tinte morbide dell'ambientronica sulle pulsioni sospese di "Ad Tenebris". Le già citate influenze techno si manifestano al meglio nella danceable "Terra Incognita", laddove la title-track sposta il mood verso lidi melodiosi e carichi di pathos con le sue trame soavi; il groove torna deciso in "Tristis Terram", per poi farsi nuovamente ballabile nella ritmata e squisitamente filmica "Lets 'Iedo In Via", che nella parte culminante ospita un giro di piano tanto semplice e luminoso quanto immediato ed efficace. Sono i suoni cosmici dell'electro-ambient di "Sol Lucet Omnibus" a rappresentare l'atto finale, a seguito del quale troviamo ancora un remix - verosimilmente curato dalla band stessa - della title-track del primo album, che per una volta tanto non si rivela un mero riempitivo per aumentare il minutaggio, ribaltando la traccia originaria in una dirompente chiave dance. Come e ancor più che il debut, "Et Choris Mortuis" mette sul piatto, oltre ad un microcosmo di pregevoli suoni, tante belle idee e soluzioni poste in essere con bravura e cognizione di causa, mostrando quali siano le qualità di un act che ha i numeri per intraprendere un cammino importante, specie se saprà sintetizzare al meglio la propria formula con rinnovata efficacia e senza sedersi sugli allori. Non perdeteli di vista, mentre recuperate quest'ammirevole prova.
Roberto Alessandro Filippozzi