20-01-2008
ACYLUM
"Mental Disorder"
(Rupal/E-Noxe/Masterpiece)
Time: (76:29)
Rating : 6.5
Non pago di essere da poco tornato sul mercato col terzo album del suo solo-project Wynardtage, Kai Arnold bissa gli sforzi approdando sugli scaffali dei negozi anche col secondo full-length di Acylum, progetto nel quale è frontman ed autore dei testi e fa coppia con Pedro Engel (autore delle musiche). Sono passati due anni dal non certo sorprendente debut "Your Pain", e nel frattempo la scena 'harsh' ha raggiunto livelli di saturazione ormai elevatissimi, dove si fatica a star dietro alla genesi del nuovo, ennesimo clone di Suicide Commando: di qui la curiosità nel vagliare la nuova opera di Acylum, nella speranza di imbatterci in qualcosa di più interessante del comeback di Wynardtage. Purtroppo l'evoluzione di Acylum ricalca in tutto e per tutto quella di Wynardtage: trattasi di una crescita che si ferma ai suoni, al loro assemblaggio ed alla produzione, mentre le strutture, sebbene migliorate e più elaborate, restano ancorate ai retaggi tipici del settore. Rispetto ai troppi cloni di Suicide Commando là fuori, Acylum può vantare un sound decisamente più brutale, virulento e distorto, al punto che, almeno stavolta, usare il termine (electro) 'industrial' non risulterà fuori luogo: partendo da una produzione nettamente migliorata, il duo tedesco spinge con forza sulla ferocia, elargita a piene mani attraverso l'uso di vocals laceranti, beat granitici iper-saturi e qualche tonnellata di distorsione. Se la brutalità di Acylum non lascia indifferenti, complici le glaciali e a tratti apocalittiche trame sintetiche di stampo dark-electro, altrettanto non si può dire del songwriting: si parte bene con "Ruthless Aggressions", cadenzata e solida come un macigno, e si prosegue alla grande con "Rape", cattivissima e ritmata hit di grande intensità, ma il tedio è dietro l'angolo... Di qui in avanti, infatti, le tracce si susseguono alternando sì qualche buona variazione sul tema (la melodica e malinconica "Alone", la sofferta e macchinosa "Primary Road"), ma anche restando sin troppo ancorate a tutti i dettami del genere, e sebbene certe varianti risultino sicuramente più appetibili di quanto offerto da Wynardtage (ennesimo progetto con in testa il miraggio pressoché costante dei club), alla fine quello che rimane è un disco senza dubbio brutale, glaciale, disturbante, sagacemente caotico (complice l'ampia 'farcitura' di samples) e neppure troppo monocorde (anche se, fra i vari episodi strumentali, si fatica a salvare qualcosa), ma purtroppo incapace di uscire dai canoni tipici del settore, mentre ciò che necessita all'elettronica più dura e ferale sono lavori capaci di andare ben oltre le gesta passate dei numi tutelari... Acylum è solo l'ennesimo gruppo di onesti mestieranti, efficace sul breve percorso dei due-tre brani ma dispersivo nell'arco di un intero lavoro, anche perché questo follow-up oltrepassa i 76 minuti, e francamente, a parte il buon lavoro fatto da Wynardtage per "Glock 17", i remix dei bolliti Accessory e degli Xentrifuge potevano anche risparmiarceli... Un po' meglio di Wynardtage, ma troppo poco per risollevare le sorti di una scena dalla quale ci si aspetta ormai soltanto più la definitiva, totale implosione.
Roberto Alessandro Filippozzi