04-11-2023
DANCING ON RUINS
"Wake The Silence"
(Thud Records)
Time: CD (41:50)
Rating : 8.5
Debutta in grande stile Dancing On Ruins, progetto norvegese che vede coinvolti due musicisti esperti come Dag Brandth (frontman dei grandiosi Shatoo, di cui si attendono con ansia segnali di vita) ed Henning Skogh (chitarra dei dark-rockers Planet Mastergod), riunitisi sotto il nuovo monicker nel nome di una comune passione per la new wave elettronica dei primi anni '80. Rispolverate delle vecchie demo accantonate da Skogh, il duo ha messo a punto un lotto di dieci brani ottimamente prodotti e di elevata qualità che riprendono con classe, stile ed eleganza quei suoni vintage analogici legati soprattutto al biennio 82-83 (come la neonata Thud Records, che pubblica l'album sia in CD digipack - completo di booklet - che in vinile, tiene a specificare dal proprio sito), sempre con grande rispetto e senza mai risultare stucchevolmente o pretestuosamente retrò, ma anzi, rendendo attuali certe preziose lezioni con sagacia ed intelligenza. Al netto del tangibile amore per la new wave ampiamente mostrato nella scrittura, l'album vive anche di molte suggestioni più propriamente synthpop del medesimo periodo storico, come evidenzia subito l'opener "Come The Fading Light", che scalda i motori prima di una sequenza da applausi: la piacevolmente ritmata title-track, la drammatica "Dystopia" (interpretata con grande trasporto e forte di un refrain da brividi), la squisitamente melodica ed ottantiana "Jah" (song che dimostra come il duo possa giocarsela ad armi pari coi migliori, anche con un colosso del settore come i Mesh) e "Clouds", quest'ultima massimo esempio di devozione verso quella new wave più volte evocata. Questi i gioielli più splendenti di un lavoro di grande completezza ed equilibrio, guidato con indiscutibile classe tanto dall'eccelsa voce di Dag, professionista encomiabile sempre in grado di emozionare e di condurre verso refrain impeccabili, quanto dalle macchine magistralmente ed intelligentemente condotte da Henning, musicista dotato di grande senso per la melodia. Melodie e ritornelli che restano rapidamente impressi, come anche negli altri ottimi episodi dell'album, dal pacato synthpop di "Light Out" alle suggestive e particolari soluzioni vocali della malinconica "In For The Profit", passando per la dolcemente eterea "Evasive Heart" (bene il duetto vocale con la brava ospite Karianne Issachsen Stenbock), il groove ottantiano ben educato di "Another Thing Of Nothing Happening" e le melliflue trame del triste atto finale "4 Strangers", puntellate dalle pennellate darkwave della chitarra di Lars Edvardsen (compagno di Henning nei Planet Mastergod). Un debutto di grande valore sotto ogni punto di vista, da non perdere per ogni sincero amante delle sonorità che i Dancing On Ruins hanno così onorevolmente e bene omaggiato.
Roberto Alessandro Filippozzi
https://dancingonruins.bandcamp.com/