28-11-2021
PACIFIC 231 - RAPOON
"Palestine"
(Zoharum)
Time: CD (65:26)
Rating : 7
Ristampa di uno storico album datato 2007 e uscito al tempo per i tipi della nostra Old Europa Cafe, "Palestine" viene riproposto sia in vinile che in CD con copertina variata. Anche il contenuto ha subito modifiche: l'LP mantiene le due lunghe tracce dell'originaria versione standard in CD, mentre la ristampa in digitale vede l'aggiunta della traccia "Al Misr", inclusa solo nel mini allegato alla versione limitata del 2007 e messa a punto a quattro mani dai due autori, oltre ad altri due pezzi che risalgono al mini "El-Arish" del 2009 firmato dal solo Pacific 231. Passando al contenuto del disco, "Palestine" è, oltre che un tributo alla Palestina, un saluto esplicito all'opera e alla memoria di Bryn Jones, l'autore dietro il monicker Muslimgauze, il quale morì prematuramente nel 1999 e che ebbe successivamente un successo enorme sul piano artistico, non ancora esploso in tal senso quando Rapoon e Palestine 231 diedero alle stampe questo album. Globalmente i suoni ripercorrono lo stile di Jones, unendo ritmiche orientali ripetute in loop e assemblate con una tecnica prettamente elettronica ed europea, su cui si stagliano rumori e suoni ripresi ancora da aree medio-orientali, ma accorpati e campionati con metodi di marca industrial. L'album, di per sé non molto vecchio, non risente del passare degli anni, anche perché lo stile fa leva sull'originalità innata e ancora inimitata di Muslimgauze, ma al di là di questo, si rimane ancora colpiti dalla variante messa in mostra da Rapoon nel pezzo "A Thousand Slogans Of Peace", dove la base ritmica snobba i retaggi orientali in favore di un IDM secco e ossessivo che riesce ad esprimere un tribalismo sviluppato e variato successivamente in ambienti musicali di area dance. La nuova copertina ne sostituisce di fatto una assente (la versione standard aveva il box trasparente e la limited la retina araba), riuscendo addirittura a migliorare la veste grafica e quella comunicativa di primo approccio al disco. Lavoro anomalo oggi come allora, fatto tanto con la testa quanto col cuore, forse più assimilabile e comprensibile adesso, alla luce di sonorità che si sarebbero poi diffuse capillarmente nell'area underground.
Michele Viali