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Room 101

14-11-2021

ZOODRAKE

"Seven"

Cover ZOODRAKE

(Elektrofish/Bobmedia Distribution)

Time: CD (39:48)

Rating : 8.5

Ad un anno e mezzo dal debut album "Purified", il poliedrico musicista e cantante tedesco di origini sudafricane Hilton Theissen (Akanoid, Dark Millennium, The Joke Jay) torna con la sua creatura, nata e cresciuta all'indomani della sua fuoriuscita dai Seadrake. Con a bordo stavolta anche Silvveil (tastiere e cori), Hilton riesce nell'impresa di fare ancor meglio rispetto ad un debut già efficace, riuscitissimo e maturo come "Purified", allestendo una scaletta dove, in soli 40 minuti scarsi, non manca davvero nulla per convincere i più esigenti esploratori dell'universo electro/synthpop. L'apporto di Silvveil permette ad Hilton di concentrarsi maggiormente non soltanto sulla propria eccellente voce, ma anche su quella chitarra che è il suo strumento (da sempre nei dark-metallers Dark Millennium ed ora anche nel supergruppo The Joke Jay), ed è proprio il perfetto impiego e dosaggio della sei corde - in un'ottica ad ampio respiro - uno dei tanti punti di forza di "Seven", a partire dall'energica, intensa e carismatica opener "Success Of The Snake", che sfodera persino una esplosiva porzione solista. Ma è tutto l'album a funzionare benissimo, condotto per mano da un singer di razza che ben si destreggia tra strofe impeccabili e refrain memorabili, specialmente nei momenti più alti: la multiforme "Jackal Parade", nervosa, ruvida, oscura, epica, fra porzioni ai limiti del metal ed un ritornello piacevolmente dinamico; la title-track, sontuosa e teatrale, creativa ben oltre i confini del synthpop; ed il raffinato up-tempo "Nothing's Wrong", potenziale hit di classe ed eleganza. L'unico frangente un po' più di maniera ed a tratti troppo leggero è "Little Mantra", ma, per il resto, il disco vola sempre alto, sia nei momenti più inclini al puro synthpop (la più easy "Bleed Among Vamps", una "Right Back" da manuale in ogni suo aspetto), sia quando i toni variano, come nel caso della tagliente e danceable "Hit The Ground" (con un bel tiro alla Funker Vogt e tangibili tracce techno), della lenta e suadente "New Oceans" e dell'atmosferica "Chant", drammatico atto finale che chiude l'opera all'insegna del pathos. Con una produzione di alto livello e l'accattivante digipack completo di booklet, non manca davvero nulla per annoverare "Seven" tra i lavori più maturi, completi, creativi ed efficaci del panorama electro alternativo per l'anno in corso, almeno per quanto attiene alla nostra scena di competenza. Un gran bel ritorno, degno della reputazione che Hilton si è meritatamente guadagnato negli anni.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

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