26-09-2021
BIO
"Cryptocivilization"
(ScentAir Records)
Time: CD (74:33)
Rating : 7.5
Non è facile per chiunque non sia russo accostarsi all'arte dei BIO (ex Biokonstruktor), fondati nel lontano 1990 da Alexander Yakovlev (voce, tastiere e percussioni elettroniche) e presto divenuti un duo con l'ingresso di Olga Voskonyan (tastiere e cori). Non lo è perché l'uso della lingua russa, sia nei cantati che soprattutto nell'impiego del solo cirillico per titoli e crediti, non permette a chi non conosce tale linguaggio di fruire appieno della sfera concettuale, sebbene all'interno dell'esiguo booklet vi sia almeno una introduzione di massima ai contenuti lirici. Ma i BIO assorbono dalla tradizione russa anche certe impostazioni nel cantato, sicuramente caratteristiche e ben sfruttate da Alexander, ma di certo inusuali per il fruitore medio del synthpop a tinte scure. Problemi superabili che nulla tolgono alle capacità dei due, la cui formula synthpop dal retrogusto ottantiano funziona bene in virtù di suoni affascinanti e costruzioni dei brani degne di nota, con la voce caratteristica e dalle tonalità basse di Alexander a condurre le danze. Rilasciato lo scorso Natale in 300 esemplari dalla ScentAir (che già aveva pubblicato i due album precedenti, e che lo scorso luglio ha messo sul mercato un live a titolo "Cryptoshow Live"), "Cryptocivilization" è un lavoro che, nonostante i suoi quasi 75 minuti, scorre bene in virtù di tracce sempre apprezzabili (eccezion fatta per "Global Warming", troppo "allegrotta" in una maniera che forse ci sfugge per i motivi di cui sopra), ora più cariche di vitalità dance ("Psychoexpert" e le peculiari "Bioanalysis" e "Jupiter", che con "Star Cruiser" esaltano quella solennità del cantato tipica della tradizione marziale russa), ora più propriamente synthpop, passando con disinvoltura dalla suadente "Fly With Me" alla più catchy e sfrontata "Radiostations", o ancora a momenti come l'atmosferica "Start", l'istrionica "Red Lenses" e la passionale "Dream Control". Tutto funziona bene, backing vocals comprese, in un lavoro dove l'esperienza e le abilità compositive si fanno sentire: certo l'impressione è che i BIO potrebbero giocarsi delle buone carte in un ambito più internazionale rispetto alla pur vasta Russia sulla quale restano principalmente focalizzati, ma un passaggio alla lingua inglese finirebbe per snaturarli e potrebbe non funzionare, quindi meglio goderceli così, perché comunque garantiscono un piacevole ascolto.
Roberto Alessandro Filippozzi