27-11-2007
MICHIGAN
"Pulse Of Pain"
(Infacted/Audioglobe)
Time: (58:32)
Rating : 7.5
Riecco finalmente affacciarsi sul mercato gli svedesi Michigan, i quali, dopo il maxi-singolo apripista della scorsa estate "The Nomad", danno finalmente un successore ad "Ultimate Sky", validissimo secondo album del trio che uscì sul finire del 2004. Tenendo presente il solito 'teorema del terzo album', che si vorrebbe quasi sempre equivalente al disco della maturità, cosa era lecito attendersi da una band che già ai tempi dell'esordio "Graceful And In Sin" (2002) aveva poco da invidiare a realtà più 'rodate' della sempre prolifica scena electro svedese? Il succitato "Ultimate Sky", pur apportando poche novità al synthpop del trio scandinavo, già ci mostrava una band molto più consapevole delle proprie capacità ed in grado di confezionare canzoni tutt'altro che banali o scontate, e pertanto era più che lecito chiedersi se "Pulse Of Pain" avrebbe o meno rappresentato una reale svolta per una band in crescita... Risposta: no, nessuna svolta. I Michigan hanno preferito perseguire la politica dei piccoli passi, mantenendo inalterato - salvo piccole innovazioni - lo stile che sinora li ha contraddistinti per puntare tutto (o quasi) sull'affinamento delle proprie abilità di songwriter ed arrangiatori. Ci sono riusciti? A noi pare proprio di sì, come ci dimostra da subito l'arioso, dinamico ed efficace singolo "The Nomad", cui segue una "Decadence" che altrettanto in fretta punta i riflettori sulla classe e sull'abilità del trio in fatto di arrangiamenti. C'è più solidità nei Michigan odierni, come testimonia il refrain dell'efficace e diretta "Juveniles", ma "Valley Of Death" ci ricorda che nella loro musica c'è anche passione e, soprattutto, grande spazio per melodie tutt'altro che banali. La chitarra, sempre presente ed attiva, s'incastra molto bene con suoni che di depechemodiano hanno anzitutto l'eleganza, ed è piacevole imbattersi in refrain dal retrogusto rock come quelli di "Hang On" o della title-track, ma a stupire maggiormente sono quegli episodi che evidenziano strutture particolari e costruzioni suggestive, e "The Gravity" e "Mysterious (Infected World)" parlano chiaro in tal senso. Qualora si dovesse pianificare un secondo singolo, un piccolo gioiello synthpop dinamico e con un refrain da cantare a pieni polmoni come "Shine In Silver" sarebbe il candidato ideale, ma l'elegante "Love's A Disease" (esaltata dalla bella prova vocale di Peter Ehn) e l'avvolgente, appassionata e melodica "Pioneers" potrebbero dire la loro in tal senso... L'unico brano che non si dimostra all'altezza, alla fine, è "Demon's Inside", decisamente troppo di maniera in un disco che, pur senza stupire, sa come mantenere alto il tasso qualitativo. Affinando le proprie abilità compositive un passo alla volta, i Michigan si avvicinano lentamente alla propria idea di perfezione formale confezionando canzoni per palati fini che forse non ascolterete nei dj-set, ma che hanno tutti i numeri per allietare chi di synthpop si diletta: se siete fra questi, date loro la meritata opportunità.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.infacted-recordings.de/