29-03-2020
BOHREN & DER CLUB OF GORE
"Patchouli Blue"
(PIAS Germany)
Time: CD (59:19)
Rating : 8.5
Ascoltare un disco dei Bohren & DCOG al buio, con la tensione opportunamente sciolta da un buon bicchiere di rosso, lasciando per una volta da parte quel maledetto cellulare, è un momento di autentica evasione verso un mondo sospeso, in cui gli strumenti del trio tedesco delineano atmosfere irripetibili in quello stile "doom ridden jazz" (o "detective-jazz", come la stessa band direbbe adesso) unico e forgiato in quasi trent'anni d'impeccabile carriera. Ad ogni nuova uscita del colosso doom-jazz ("Patchouli Blue" è l'ottava sulla lunga distanza) ci s'interroga sul dove, in una personalissima classifica personale, si andrà ad incastonare la nuova gemma, domanda che puntualmente mette in crisi lo stesso ascoltatore edotto. Sei anni esatti dopo l'intimo e notturno "Piano Nights", il trio composto da Christoph Clöser, Morten Gass e Robin Rodenberg torna con un nuovo lavoro dalle soluzioni più ampie, senza snaturare una virgola di un suono unico ed inconfondibile che ha fatto scuola ed ha richiamato estimatori in maniera trasversale. Le lente e raffinate cadenze jazz create da Gass e Rodenberg sono un marchio di fabbrica assoluto che non tradisce mai le alte aspettative, base ideale per quel sax che nelle mani - e nei polmoni - sapienti di Clöser disegna trame notturne cariche di pathos con assoluto carisma e massima ispirazione, come sin dal principio "Total Falsch" evidenzia. È un jazz notturno che sfoggia ricami di estrema finezza e morbidezza ("Verwirrung Am Strand"), drammaticamente malinconico nelle sue pieghe più eteree ("Glaub Mir Kein Wort"), ma anche più dolce e a tratti persino più luminoso nel suo respiro melodico ("Deine Kusine"), in un impianto compositivo e sonoro prima d'ora mai così prodigo di soluzioni, nel quale non stupisce trovare anche frangenti guidati da synth analogici dal taglio squisitamente filmico ("Tief Gesunken"). Il primo vero gioiello arriva con la title-track, apice di puro pathos magnificamente introdotta e forte di trame appassionanti, cui risponde idealmente un'altra perla come "Vergessen & Vorbei", in cui i sintetizzatori vintage lasciano che sia un sottile ma pulsante beat a scandire i tempi di un altro episodio potenzialmente perfetto per una soundtrack; la chiusura è da brividi, dapprima con l'eterea morbidezza della malinconica "Sag Mir, Wie Lang", e poi, in un flusso collegato, con l'atto finale "Meine Welt Ist Schön", le cui movenze ricordano ambientazioni oscure simili a quelle del capolavoro cinematografico "Shining": due gemme marchiate a fuoco dalla prova al sax di Clöser, superlativo nella prima e a dir poco maestoso nel far librare il suono del proprio strumento nella seconda. Non abbiamo l'ardire di assegnare in maniera indiscutibile a "Patchouli Blue" la palma di miglior album della band, giacché consapevoli di come ci sia chi ha l'album della svolta "Sunset Mission", o il celebrato "Black Earth", o magari l'impalpabile "Geisterfaust" in cima alle proprie preferenze, ma di certo negli anni a venire ci ricorderemo di questa nuova fatica firmata Bohren & DCOG come di una delle migliori mai realizzate da questo straordinario progetto, che ha il grandissimo merito di non essersi mai e poi mai adagiato sugli allori.
Roberto Alessandro Filippozzi
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