02-03-2020
CHOREA MINOR
"Black White Moon"
(Echozone)
Time: CD 1 (30:50); CD 2 (32:12)
Rating : 6.5
Carriera sempre piuttosto discontinua quella del progetto del musicista/cantante Chorea, che a metà anni '90 cooperò attivamente ad un paio di uscite dei ben più noti neofolkers Hekate, realizzando poi il 10" "Four" nel 2000 e tornando solo dieci anni dopo per rilasciare il primo full-length "E.B.T.", seguito unicamente dall'EP "Endless Life" del 2012. Anticipato da un tris di singoli digitali, esce ora questo nuovo "Black White Moon", realizzato nelle 500 copie numerate a mano dell'elegante doppio digipack completo di ampio booklet, nonostante il minutaggio complessivo dei due dischetti (63 minuti in totale) avrebbe permesso di pubblicare tutto il materiale su di un unico CD. Una scelta dettata dalla volontà dell'artista tedesco di separare in maniera chiara i due dischetti, differenti non soltanto a livello di sonorità e tematiche, ma anche prodotti con supporti tecnici diversi l'uno dall'altro. Il CD "Black", prodotto da Krischan Wesenberg (Rotersand), è più ortodosso nella scrittura ed include le parti vocali, curate in prevalenza dallo stesso Chorea - la cui voce algida lascia più di una perplessità - con l'apporto di qualche coro femminile, con qualche parola d'italiano che affiora a più riprese. Sebbene le note ufficiali parlino di "space-pop", a livello musicale siamo dalle parti di un'elettronica groovy che si avvale delle dinamiche del future-pop e di qualche finitura melodica di derivazione techno, funzionando al suo meglio con l'ariosa "Living Only Twice" e sfruttando qua e là anche malizie tipicamente synthpop ("Trickle Of Life") o electropop ("Dancing On A Wire"). Di tutt'altra natura il secondo CD, prodotto da Patrick Damiani (Rome) e più focalizzato sul lato strumentale dei brani, con le vocals usate solo sporadicamente a mò di orpelli: aperto dalla sontuosa e percussiva "Starting", col suo gradito taglio etnico, "White" si accende con la tambureggiante e sinfonica "A New Daylight", per poi inseguire derive laibachiane di metà anni '90 con la title-track. Bene la sottile, pulsante ed ipnotica "Another Kind", adornata da splendide melodie, e piace anche il future-pop arioso di una "Question Mark" forte di un break ricercato di ottima fattura, mentre spetta alle trame cullanti di "Health" il compito di chiudere a dovere l'opera. Le due anime del songwriting di Chorea, più che incontrarsi, paiono scontrarsi in questa doppia release, lasciando intendere come i brani cantati necessitino di un cambio di passo ad ogni livello (a partire dalla voce), laddove quelli strumentali paiono invece poggiare su di una più solida base, evidenziando un'efficacia che manca altrove. Facendo una media dei due CD, il saldo è comunque positivo.
Roberto Alessandro Filippozzi