14-06-2019
MASSIVE EGO
"Church For The Malfunctioned"
(Out Of Line)
Time: CD (68:01)
Rating : 8
Nonostante i ventitre anni dalla fondazione, i Massive Ego del frontman Marc Massive sono stati per lungo tempo una cover-band ed hanno realizzato album in cui riprendevano brani celebri (Duran Duran, Depeche Mode etc...) in chiave dance. È solo nella decade in corso che il trio britannico ha finalmente dato una svolta alla propria carriera, iniziando a comporre brani propri e mutando lo stile, ora più affine ad un vigoroso electropop carico di ritmo e di groove, come dimostrato col primo full-length autografo del 2017 "Beautiful Suicide". La nuova fatica è però il vero e proprio giro di boa per i Nostri, nonché il disco della maturità: i brani, ottimamente prodotti e rifiniti, godono infatti di un rinnovato carisma, figlio della grande confidenza nei propri mezzi da parte dei tre, che sono riusciti ad approdare ad una formula in grado di sintetizzare con grande efficacia tanto la lezione di un colosso come i label-mates And One quanto le malizie apprese nel periodo più dance-oriented. Il groove spadroneggia in lungo e in largo, partendo dall'iniziale "The Last Sunrays In June" e proseguendo con frangenti quali "Digital Heroin", "My Religion Is Dark", "Killing For Gods" etc., con l'ottima vocalità del versatile Marc a condurre sempre verso refrain vincenti, anche nei momenti più smaccatamente danceable ("Is The Universe Trying To Tell Me Something?", la non essenziale ma comunque passabile "Super Selfie Superstar"). In mezzo a tanta qualità spiccano highlights del calibro della catchy "Malfunctioning Me" e della trascinante e danceable "Point Of No Return", ma la band sa piazzare al momento giusto anche le necessarie varianti, come nel caso della nervosa "Fallen From Grace", irrorata di chitarra distorta, e della piano-ballad "The Wolf", ben attenta a non scadere nello stucchevole. Non stupisce affatto trovare in scaletta una cover dei maestri ispiratori And One (nello specifico una solida rilettura della hit "Military Fashion Show"), mentre una maggior durezza si riscontra sia nella scura e spigolosa "World In The Gutter", sia nella più acida "Kill The Conspiracy". Tutto questo in un lavoro completo e compatto, testimone della definitiva maturazione di un act che ha trovato la propria strada, e che di qui in avanti potrà ambire a traguardi significativi, forte di abilità e di un gusto compositivo ampiamente superiori alla media.
Roberto Alessandro Filippozzi