19-04-2018
FLORIAN GREY
"Ritus"
(Echozone)
Time: CD (51:48)
Rating : 7.5
Senza dubbio un esordio positivo come "Gone" ha garantito a Florian Grey numerose occasioni di esibirsi dal vivo, al punto che quello avviato come un progetto solista dal frontman berlinese si è trasformato in un quartetto a tutti gli effetti. L'altro 'effetto collaterale' dell'ampia attività live è da rintracciarsi nell'evoluzione sonora dell'act tedesco, che ora sviluppa i propri brani in maniera più diretta ed energica rispetto alla composizione più raffinata del debut, spostando il baricentro di un sound inizialmente incentrato su sonorità darkeggianti a cavallo fra pop e rock verso una sferzante miscela che corre sulla linea di demarcazione fra dark-rock e gothic metal. Tre anni dopo il valido esordio, Florian e soci si ripresentano al pubblico con un sound astuto e pensato in funzione della dimensione live, dove brani così diretti e dotati di refrain di facile presa non mancheranno di far decollare gli show col loro impatto immediato, come trascinanti up-tempo del calibro dell'iniziale "Bluecifer (We Out Here)" e di "Relief" (nella quale partecipa anche Matteo 'vDiva' Fabiani degli Hell Boulevard, che ha collaborato ampiamente in molti aspetti della creazione del disco assieme al producer Hilton Theissen, membro di Seadrake, Akanoid e Dark Millennium) testimoniano. Non è certo la solidità a difettare, con una "Until We Go Down" vicina al gothic metal (sebbene l'incisiva chitarra non si pieghi mai agli eccessi di rocciosità del genere) ed una "Blood In A Shell" più rockeggiante, laddove invece la maggior ruffianeria di "Growing Colder" assume toni sin troppo ammiccanti. Tuttavia il combo ha da offrire ben più del solo impatto, sfoderando un maggior trasporto emotivo ed una classe non comune (specie a livello di strutture ed arrangiamenti di qualità, esaltati da una produzione inappuntabile) con frangenti quali la drammatica "Bereft", una "Glimmer (Save Me)" dai gustosi tratti post-rock e dall'emozionante refrain, l'enfatica ballad "A Cold Days Night" e l'intensa ed articolata "Catharsis", fra i momenti migliori dell'opera assieme alla tagliente "My Babylon" (dal ritornello semplicemente irresistibile) e ad una carismatica "The Unknown Pleasure" che sfodera un piacevole piglio electro-oriented. Nulla aggiunge una versione leggermente più grezza di "Relief" piazzata in chiusura come ghost-track, mentre la confezione in digipack completa di booklet è la ciliegina sulla torta di una release confezionata con grande cura sotto ogni aspetto, oltre che con intelligenza e astuzia, e che senza dubbio incrementerà la base di pubblico di un act coi numeri giusti per fare breccia fra quei seguaci del rock a tinte scure che non disdegnano né una costruzione orecchiabile, né una sana dose di energia.
Roberto Alessandro Filippozzi