13-03-2018
MIAZMA
"Miazma"
(Dark Vinyl Records)
Time: CD (69:38)
Rating : s.v.
La tedesca Dark Vinyl ristampa fedelmente - dai contenuti alla veste grafica del digifile a sei pannelli - il compendio eponimo dell'act svedese Miazma, originariamente uscito per la finnica Gothic Music Records in 333 esemplari nel febbraio 2014. Il progetto, condotto dal solo Kristian Olofsson, nacque come duo orientato verso la techno nel lontano '97, per poi virare di netto verso il gothic rock a seguito della scissione avvenuta un paio di anni dopo. La raccolta in esame è stata la prima uscita in formato fisico per il solo-project scandinavo, sino ad allora autore di una manciata di release unicamente digitali (due delle quali sono poi state fissate su dischetto ottico negli scorsi mesi), a cui si aggiunge un nuovo CD - "Walk The Wire" - rilasciato ad inizio anno sempre dalla Gothic Music Records. Le 19 tracce incluse (tutte già rimasterizzate nell'edizione del 2014) pescano dalle suddette uscite digitali, ripercorrendo un po' tutta la storia del progetto antecedente all'ultimo full-length. In apertura (ri)troviamo i quattro inediti esclusivi, che subito sottolineano come il goth-rock spesso e volentieri trascinante di Miazma si rifaccia principalmente ai Sisters Of Mercy, ma anche ai Type O Negative (il mid-tempo "Dancing On My Grave"), col picco rappresentato dalla più carismatica e matura "I Want To Know". Cinque gli estratti da "Dressed In Black", fra cui qualcosa che conserva al suo interno certe primeve influenze electro ("Sing", "Walk Away"), ed altrettanti i brani ripresi da "Dollar Rush", inclusa la più scura, dura e spigolosa "My Misery". Dall'esordio "Judgement Day" viene ripresa la sola "Endless Sleep" (ma nella versione ri-registrata per l'album "Shattered"), song in odore di Type O Negative che brilla per la miglior costruzione ed il pathos, mentre le altre canzoni riprese da "Shattered" sono verosimilmente le più intriganti della raccolta (eccetto la conclusiva "Rise", brutta copia di "Sonne" dei Rammstein): "Will I" spicca per il piano e la sua enfasi drammatica, "Is This The End" piace per la sua tensione e le buone strutture e, infine, "Lost" si fa apprezzare per la sua mescolanza fra goth-rock ed elettronica in una veste più dura e tagliente. Non stiamo certo parlando di un act basilare e/o rivoluzionario, quanto semmai di un onesto mestierante del gothic rock ben attento a non uscire da schemi precostituiti e ancora bisognoso di limare certe asperità (a partire dal suono della chitarra), ma se queste sono le vostre sonorità e l'originalità non rientra fra le vostre priorità, il compendio in esame rappresenta senza dubbio il miglior viatico per scoprire la musica del progetto svedese.
Roberto Alessandro Filippozzi